Gianluca Nicoletti intervistato da Marianna Aprile per il settimanale Oggi, parla di autismo. Lo scrittore ha raccontato la vita di suo figlio Tommy, attraverso due libri e un film dal titolo “Tommy e gli altri”. Per lui era fondamentale regalare alle famiglie un nuovo modo di affrontare l’autismo per chi, come lui ne è anche affetto. “Ho la sindrome di Asperger – confessa. – Una neuropsichiatra conosciuta convegni, e che da un po’ mi faceva strane telefonate piene di domande, a un concerto di Elio e le storie tese mi fa: “Tu sai di essere autistico, vero?””. Nicoletti dapprima non aveva percepito bene, convinto che intendesse: “che sono un po’ matto, è una vita che me lo sento dire”. Poi la dottoressa gli ha suggerito di approfondire e alla fine, dopo tante perplessità ha deciso di farlo. “Ho cercato uno psichiatra che si occupasse di autismo negli adulti, che è difficile perchè in Italia l’autismo è roba da bambini, dai 18 in su sei matto e basta. L’ho trovato a Brescia, il prof. Luigi Croce; gli ho telefonato e, contrariamente a quanto immaginassi, non si è stupito della mia richiesta”.



Gianluca Nicoletti: “Io autistico come mio figlio Tommy”

Il racconto di Gianluca Nicoletti continua raccontando di aver fatto con il dottore un colloquio lungo ben cinque ore. Poi dei test a Brescia: “Più ci pensavo più mi sembrava che l’autismo potesse essere la chiave di lettura di tanti episodi della mia vita. È stato faticoso, mi sono sentito come fossi passato nel passa pomodori”. Successivamente il giornalista ha confessato nel suo secondo libro “Io, figlio di mio figlio”, che a salvarlo dall’Asperger è stato proprio il suo lavoro: “Il giornalismo mi ha aiutato a elaborare, mettere a frutto il guazzabuglio che ho dentro, trasformando il mio limite in un superpotere. Se avesse prevalso la depressione mi sarei suicidato. Mi ha salvato l’intelligenza: ho un QI di 143, sette punti sotto Einstein, anche se solo tre più di Madonna. È un’intelligenza superiore alla media, che da 30 anni mi permette di parlare ogni giorno alla radio, con sconosciuti, nonostante la mia tendenza all’asocialità, allo star solo”.



Il racconto del giornalista, le cause dell’autismo

Per sopravvivere a terminate cose nella sua vita, Gianluca Nicoletti ha raccontato di avere chiuso i rapporti con la sua famiglia da anni. Non parla con sua madre ed i suoi fratelli ormai da molto tempo. “Ho demolito ogni convinzione familiare e anche questo ora torna, alla luce della diagnosi. Io e Tommy (il figlio, ndr) siamo dello stesso “test” dell’evoluzione, che seleziona gli uomini che non coltivano la sacralità dei legami di sangue”. Poi chiarisce: “I geni paterni sono tra le cause dell’autismo ma non mi sento in colpa, non potevo sapere che sarebbe nato così. Perchè autistici si nasce non si diventa. Sapere di esserlo anche io mi rasserena, non mi fa più vedere mio figlio come un alieno e mi conferma che se nel mondo posso starci io deve poterci stare pure lui, pur con i suoi limiti. È una consapevolezza che serve a coltivare un approccio più pragmatico al problema, che vorrei assumessero anche gli altri genitori”.

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