Cristiana Capotondi, protagonista della nuova pellicola di Marco Tullio Giordana, che porta per titolo Nome di donna, nei panni di Nina, una giovane ragazze che subisce ripetute molestie sul luogo di lavoro, è ospite di Domenica In nel talk incentrato sul tema attuale della violenza sulle donne e degli abusi sui posti di lavoro. In occasione della presentazione di questo film, l’attrice, che ha difeso l’amico Fausto Brizzi dalle pesanti accuse mosse da alcune ragazze, ha una posizione molto netta sulla spinosa questione come riportato da BestMovie.it: “In quest’epoca storica si devono ancora segnare i confini dell’abuso e della molestia, perché è un periodo storico di grande cambiamento e tutto devo ancora assestarsi da donna, però, sono contenta che si sia fatto luce sulle derive del potere. Che siano politici, direttori di grande aziende e primari d’ospedale è giusto scegliere persone autentiche, che non portino le loro nevrosi sul luogo di lavoro. Ai luoghi di esercizio di potere corrisponde una responsabilità enorme e forse ce ne siamo un po’ dimenticati. Noi tutti, stampa compresa, dobbiamo evitare la ricerca del mostro, del capro espiatorio. La pulsione voyeurista di trovare un carnefice è lesiva per tutti e non aiuta i lati positivi di questo processo culturale”.



CRISTINA CAPOTONDI, BASTA AI PROCESSI MEDIATICI

Cristiana Capotondi, tra le firmatarie del manifesto Dissenso comune, contro ogni tipo di violenza e molestia sul luogo di lavoro, è convinta fermamente, come riportato da HuffPost, che si debba compiere una seria riflessione sul tema, scrollandosi di dosso ogni immagine pruriginosa e voyeuristica, data in pasto, ai telespettatori, dai media tradizionali, a tutte le ore del giorno e della notte: “Ci sono donne, non ultimo l’episodio di Latina di pochi giorni fa, come ce ne sono tantissime altre all’interno del nucleo familiare e del mondo del lavoro che subiscono violenze e ingiustizie, e lo stesso accade agli uomini. La battaglia che si deve affrontare non ha genere ed è proprio questo che ci deve tenere uniti. L’abuso e la violenza sessuale non hanno genere, io starei su questo, ma è come se da qualche parte dubitassi dell’effetto positivo che questi processi mediatici possano avere sulla vita vera, quotidiana e costante delle persone. Quello che dobbiamo andare a conquistare è una maggiore libertà, una maggiore complicità sull’altro sesso e una maggiore possibilità di realizzazione all’interno del luogo di lavoro”



MAI SUBITO RICATTI SUL LUOGO DI LAVORO

Cristiana Capotondi, nel corso della presentazione del suo ultimo film da protagonista, Nome di donna, ha raccontato di non aver mai essersi mai trovata, come il suo personaggio, ad accettare un ricatto sessuale sul luogo di lavoro per conservare il proprio posto: “Non mi sono mai scontrata con una realtà del genere, ma l’ho sentita raccontare da altre persone anche in maniera emotivamente coinvolgente. Al di là del fatto che sia o non sia capitato la cosa più attendibile è la ricerca ISTAT alla base di questa storia. Bisognerebbe cambiare mentalità a partire dalle mamme che educano i figli, la cosa che mi preme di più è bonificare i luoghi di lavoro, devono essere scevri da vessazioni e abusi psicologici, che sono sottili ma molto dolorosi perché attengono alla sfera dei propri valori”. La sua Nina è una donna moderna, che non vuole scendere a compromessi con il proprio datore di lavoro. E’ una ragazza fiera della propria indipendenza, anche economica, è coraggiosa, determinata, un’eroina positiva che non ha paura di far sentire la propria voce. Un po’ proprio come la Capotondi che, come molte sue colleghe, invita a ribellarsi e a denunciare ogni tentativo di abuso di potere da parte di un capo.

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