Il caso Weinstein continua a far rumore e si ripercuote sulle finanze del noto magnate di Hollywood. Pare infatti che la Weinstein Company sia ormai destinata alla bancarotta e al fallimento e non si può non pensare che le due cose siano collegate. Sicuramente però l’immagine di Weinstein si può dire definitivamente compromessa col ricco magnate che non ha più parlato da quando è esploso il caso e quando moltissimi personaggi hanno iniziato ad esprimere il loro personale parere proprio su quanto accaduto. Di certo però questo potrebbe portare problemi a non poche persone, perchè attorno agli affari di Harvey Weinstein giravano moltissimi interessi anche da parte di altre persone che lavoravano onestamente di giorno in giorno in quella grossa macchina chiamata Hollywood. Nelle prossime settimane comunque si spera che qualche investitore possa prendere la situazione in mano, almeno per risollevare tutte quelle persone che con il caso Weinstein non c’entravano davvero nulla. (agg. di Matteo Fantozzi)
Accordo cancellato
Il gruppo di investitori che voleva acquistare la Weinstein Company, salvandola dalla bancarotta dopo lo scandalo degli abusi sessuali che ha travolto il cofondatore Harvey Weinstein, ha cancellato l’accordo. Qualche settimana fa Tarak Ben Ammar, consigliere indipendente della casa di produzione, aveva detto: “Il procuratore capo newyorkese Eric Schneiderman ci ha chiesto tre cose per arrivare al salvataggio della società: 1) un fondo per le vittime di Weinstein; 2) l’uscita dalla Twc non solo di Harvey ma di tutti i suoi complici, a partire dal direttore generale; 3) la garanzia che la Twc sia in futuro un luogo sano dove lavorare, sia per le donne che per gli uomini. E i compratori hanno soddisfatto a tutte e tre le richieste”. Ieri sera, invece, è arrivato l’annuncio della chiusura definitiva delle trattative: “Dopo aver firmato e iniziato la fase di verifica della conferma, abbiamo ricevuto informazioni deludenti sulla fattibilità del completamento di questa transazione”, ha dichiarato in una nota Maria Contreras-Sweet, ex funzionaria dell’amministrazione Obama, a capo del gruppo di investitori. L’operazione di “salvataggio” era stata appoggiata anche da Ronald Burkle, re dei supermercati e donatore del partito democratico, per un valore di circa 500 milioni di dollari, compresa l’assunzione del debito, pari a 225 milioni di dollari.
Salta l’accordo per salvare la Weinstein Company
Oltre a salvare 150 posti di lavoro, l’idea di Maria Contreras-Sweet era quella di istituire un board societario a maggioranza femminile e anche un fondo per risarcire le vittime degli abusi che si sarebbe aggirato tra gli 80 e i 90 milioni di dollari. Le basi dell’accordo erano state gettate nel novembre scorso, dopo che Henry Weinstein era stato licenziato a seguito delle denunce, e avrebbe dovuto essere chiusa entro 40 giorni. Otto giorni fa, il consiglio di amministrazione della Weinstein Company aveva dichiarato che avrebbe presentato istanza di fallimento. Quattro giorni dopo, entrambe le parti avevano dichiarato pubblicamente di aver raggiunto un accordo, salvo poi arrivare ieri all’annuncio della chiusura delle trattative. L’imprenditrice di origini messicane non ha fornito ulteriori dettagli, ma ha precisato che il gruppo potrebbe essere ancora interessato all’acquisto di alcuni asset della società. Ricordiamo che i fratelli Weinstein, Harvey e Bob, hanno fondato nel 1979 la Miramax Films e nel 2005 la The Weinstein Company. I due fratelli hanno inanellato una serie di successi planetari come “Il paziente inglese” (1996, nove Oscar), “Chicago” (2002, sei Oscar) , “Sesso, bugie e videotape” (1989, il film che ha lanciato la Miramax tra gli studios indipendenti in America) o “Pulp Fiction”, il primo blockbuster di Quentin Tarantino, regista molto legato al produttore.