Nel giorno della festa delle donne c’è stata grande attenzione nel dire no tutti insieme alla violenza e al femminicidio. Sono numerosi i personaggi che si sono spesi per questa battaglia tanto da poter dire che il Me Too è servito e sarà ancora utile in futuro. A Tempo di libri erano presenti il regista Marco Tullio Giordana e la sceneggiatrice Cristiana Mainardi. Questi hanno portato il film Nome di donna che vede protagonista la splendida Cristiana Capotondi. Pare strano ma non si tratta di seguire la strada dell’onda Weinstein, ma la situazione era stata resa necessaria da una situazione che dura da secoli e che non si ammette molto facilmente come ha sottolineato pure lo stesso Marco Tullio Giordana. Tra i presenti poi c’è stata anche Tiziana Ferrario che ha voluto chiarire anche come sono cambiate le cose dopo la tragedia del caso Weinstein. (agg. di Matteo Fantozzi)
Cristiana Capotondi dice no alla violenza
Cristiana Capotondi dice no alla violenza sulle donne. Nel film “nome di Donna” è Nina, una giovane mamma single che si ribella alle molestie del suo datore di lavoro. Da donna e da attrice, Cristiana Capotondi ha voluto dare il suo contributo alla lotta contro la violenza sulle donne, tema di estrema attualità. “Ogni donna – afferma l’attrice – ha la propria idea e i propri riferimenti. Io non posso giudicare una donna che sceglie di fare qualcosa di diverso rispetto a Nina ma non posso essere diversa da lei perché il mio principio è un’idea di donna con dignità e indipendenza. Se venissi meno a questo principio soffrirei. Per me l’indipendenza è sinonimo di parità all’interno della coppia”, ha detto l’attrice in occasione della presentazione del film. Cristiana Capotondi, dunque, non vuole fare la moralista, ma si schiera contro un sistema in cui le donne, ancora oggi, sono costrette a scendere a compromessi per poter lavorare (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
Awa Traore come Nina
Cristiana Capotondi è senza dubbio la protagonista del nuovo film di Tullio Giordana, Nome di donna, ma accanto a lei c’è anche Awa Traore, molto simile a Nina per storia e modo di fare e reagire ad una vita che le stava stretta e che era ben lontana dall’essere dignitosa. Awa ha 29 anni ed è riuscita ad arrivare in Italia grazie all’appoggio di alcuni familiari che erano già di stanza in Lombardia. La sua speranza è quella di lasciare la mamma e i suoi fratellini in Costa d’Avorio ma solo per cercare un riscatto personale iniziando dallo studio e dalla frequentazione dell’Università e di un corso di pediatria che possa aiutarla a realizzare il suo sogno: lavorare con i bambini. Tutto svanisce nel nulla quando scopre che i suoi titoli qui non sono validi e che dovrà ricominciare dalla terza media ma non prima di mettersi a lavoro facendo la cuoca, facendo le pulizie e adesso prendendo parte a questo film nei panni di Tafut Madami e schierandosi al fianco di Nina. La scuola di recitazione ha portato i primi risultati e questo momento di riscatto potrebbe essere per lei il primo e non l’ultimo metro di un percorso lastricato di successo e di soddisfazioni che le donne conquistano con il sudore della fonte. (Hedda Hopper)
La Nina di Cristiana Capotondi
Esce oggi, 8 marzo, in occasione della festa delle donne, il nuovo film con protagonista la nota attrice italiana, Cristiana Capotondi. Si intitola “Nome di donna”, ed è una pellicola di denuncia degli abusi e delle molestie sul genere femminile. Ma scopriamo nel dettaglio la trama di questa nuova realizzazione del regista Marco Tullio Giordana. La protagonista è Nina (Cristiana Capotondi), una giovane madre single che in estate decide di lasciare Milano per trasferirsi in un paesino della Lombardia. Una volta trasferita, Nina trova lavoro in una prestigiosa clinica privata per anziani, circondata da colleghe sia italiane quanto straniere. In realtà, quello che all’apparenza sembra un paradiso lavorativo, nasconde un segreto decisamente scomodo, con protagonista il manager dello stessa clinica, Marco Maria Torri (interpretato da Valerio Binasco), che elargirà dei favori alle malcapitate, in cambio però di altri favori. Nina non accetta questo sistema, e decide così di ribellarsi al direttore: inizialmente le sue colleghe di lavoro la isoleranno per il timore di perdere il posto di lavoro, per poi unire le forze, spinte da Nina, e denunciare così all’unisono le malefatte. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
Le parole del regista
Esce oggi, giovedì 8 marzo, in concomitanza con la Festa della Donna il film “Nome di donna” di Marco Tullio Giordana. La protagonista del film, che parla di molestie sul luogo di lavoro, è Nina interpreta da Cristiana Capotondi. La donna ha il coraggio di denunciare gli abusi, ma si ritrova sola. “Il film indaga più che sul ‘fatto’, sul sasso lanciato nello stagno, sulle conseguenze che ne derivano, sui cerchi che si allargano fino a lambire sponde anche molto lontane. Una di queste è l’ostilità che immediatamente avvolge la vittima, l’insinuazione che ‘se la sia cercata’, la solitudine in cui si trova chi non intende sottostare. Un film che racconta l’omertà, la compiacenza, il disonore generale e il coraggio invece di una giovane donna che sfida tutto questo e si ribella dimostrandosi più forte del luogo comune”, ha detto il regista a TgCom24. Cristiana Capotondi, intervistata da Famiglia Cristiana, ha parlato del suo personaggio che, quando denuncia il direttore, viene isolata dalle colleghe che temono di perdere il lavoro, nonostante abbiano subito il suo stesso trattamento: “Per come sono fatta io, non credo che avrei ceduto, ma non me la sento di giudicare le colleghe di Nina. Di sicuro lei ha un enorme coraggio, perché ha una bambina da crescere e non ha un paracadute se venisse licenziata”, ha detto l’attrice. (agg. Elisa Porcelluzzi)
La sua posizione sullo scandalo molestie
Cristiana Capotondi sarà al cinema da domani 8 marzo con film di Marco Tullio Giordana intitolato ‘Nome di donna’, dove interpreta una coraggiosa infermiera che trova il coraggio di denunciare il suo capo per le molestie subite. Del suo nuovo progetto cinematografico ma anche della sua posizione nei confronti dello scandalo molestie, l’attrice romana parla in una recente intervista rilasciata al settimanale F, in uscita alla vigilia della Festa della donna. In essa si esprime proprio nei confronti delle donne che subiscono degli abusi e che dovrebbero fin da subito ammettere quanto accaduto: “Se una persona ha subito degli abusi, deve dirlo, anche all’interno del suo ambiente professionale, condividendo con le altre donne quello che ha vissuto”. Nel film, però, c’è qualcuno che accetta le avances del capo, fatto che l’attrice chiarisce: “Non giudico moralmente chi, per scelta personale, decide di utilizzare il corpo per ottenere facilitazioni professionali. Però vedo una sorta di concorrenza sleale. E poi faccio l’attrice, ma chi è medico, chi entra in sala operatoria? Io vorrei che una donna arrivasse lì perché è brava a sistemarti la mano, perché è la migliore scelta, non la più carina”
Cristina Capotondi chiarisce le sue dichiarazioni
L’intervista di Cristiana Capotondi al settimanale F è anche l’occasione per chiarire le sue precedenti dichiarazioni in difesa di Fausto Brizzi e alle accuse di molestie rivolte al regista: “Io non ho difeso Brizzi, ho solo parlato della mia personale esperienza con lui. Non posso sapere cosa sia capitato a quelle ragazze che hanno parlato in tv, ma so per certo che bisogna stare attenti ai processi mediatici”. Da qui l’importanza dell’opinione pubblica e del peso di alcune dinamiche che rischiano di far perdere di vista i veri valori chiamati in causa: “L’opinione pubblica ha un peso pazzesco in queste vicende e se si cede a certe dinamiche si rischia di perdere di vista il processo culturale che va innescato”. E per evitare che certe cose si ripetano, la Capotondi ha le idee chiare: “Non deve diventare una battaglia di genere. È un percorso che dobbiamo compiere insieme agli uomini perché ci sono tanti di loro che rispettano le donne e non si sentono rappresentati dal mostro molestatore”.