Tra i protagonisti della finale di Masterchef Italia 7 ci sarà anche Anthony Genovese, chef de Il Pagliaccio due stelle Michelin. E’ un cuoco molto professionale e innovatore nella materia, ma nonostante questo ha portato dietro con sé anche la tradizione senza dimenticare il passato. La giusta simbiosi quindi tra novità e passato che non si dimentica. Il programma regalerà delle prove interessanti per i tre finalisti Kateryna, Simone e Alberto che si dovranno confrontare proprio con Anthony Genovese un personaggio elevatissimo e di grandissima esperienza. Sarà quindi l’ennesimo passo per la crescita di questi tre splendidi ragazzi che hanno fatto un percorso all’interno di Masterchef Italia 7 e che li ha portato a un passo dalla vittoria che vale 100mila euro e il loro primo libro di ricette, questo però accadrà solo per uno e il parere di Anthony Genovese varrà in questo risultato. (agg. di Matteo Fantozzi)
UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO PARTENDO DALLA CALABRIA
E’ nato a Parigi da genitori calabresi e sono quelli che gli hanno permesso di dare un quid in più ai suoi piatti. Ingredienti tipici della Calabria (come gli agrumi) sono messi al servizio delle sue influenze che arrivano da tutto il mondo e che non si fermano all’Europa che lui stesso ha girato in lungo in largo. Sul suo profilo Instagram Anthony Genovese annuncia che questa sera sarà tra gli ospiti della finale di Masterchef Italia 7 ma se sbirciamo un po’ più in là, ai piatti che lo chef pubblica sui social, ecco che le sorprese non mancano. In particolare, proprio qualche ora fa ha scritto e descritto uno dei suoi piatti: “Battuta di pecora calabrese salmistrata, daikon macerato in alcol, gel di agrumi, sedano coreano e ponzu giapponese. Un viaggio attorno al mondo, partendo dalla Calabria e seguendo il Parallelo n.38”. Cosa regalerà questa sera al pubblico del cooking show di Sky? Clicca qui per vedere la foto del suo piatto. (Hedda Hopper)
IL PAGLIACCIO E LA SUA STORIA
Lo chef Anthony Genovese, che si appresta a vivere la finale di Masterchef Italia 2017, nasce a Parigi nel 1968 da genitori calabresi. La sua grande passione per i viaggi lo porta a girare molto dividendosi tra Francia, Inghilterra, Giappone per poi approdare in Italia dove vive e lavora dal 2003 dando vita ad un fortunato percorso professionale con il suo ristorante Il Pagliaccio. Il suo percorso culinario, fatto di sapori mediterranei ed influenze asiatiche, gli consente di ottenere la seconda Stella Michelin nel 2009. Il suo ristorante Il Pagliaccio nasce da un progetto condiviso con Marion Lichtle di origini alsaziane. Il Pagliaccio è considerato dai critici del mestiere una sorta di oasi di pace e tranquillità. La sua cucina è profondamente d’autore, inconsueta e allo stesso tempo passionale. Infatti nei piatti proposti si evince non solo la sua creatività ma anche e soprattutto una grande esperienza di vita, frutto di incontri culinari tra oriente e occidente dove la tradizione italiana è interpretata in modo più leggero e raffinato. Chissà che questa sua caratteristica non metterà questa sera in difficoltà i finalisti di Masterchef Italia 7 dove è atteso ospite.
ANTHONY GENOVESE: “NELLA MIA CUCINA CI SONO TRE COMPONENTI”
In una intervista rilasciata al portale Worldaroundwater, Anthony Genovese parla del suo primo ricordo in cucina : “Profumo di casa, riunioni familiari di emigranti calabresi all’estero. Profumo anche dei dolci tipici per la Pasqua e per il Natale o il fritto che in Calabria si usa tanto in cucina. La cosa che più mi colpiva era vedere che i miei amici francesi mangiavano tutt’altro. Proprio non mi spiegavo come potessero mangiare il pollo durante la settimana, mentre per noi la carne era soprattutto polpette o ragù”. Ha poi raccontato come la sua cucina sia l’incontro di varie culture, lontane e vicine: “Nella mia cucina ci sono tre componenti.
La base tecnica francese. In Francia ho studiato. E questo comprende anche il rispetto, l’organizzazione e le gerarchie, i ruoli all’interno della cucina. Poi c’è l’Italia che è il mio paese, il mio cuore e il mio sangue. E’ il gusto, gli ingredienti, i prodotti che sono di primissima qualità. E poi le culture orientali. Ho viaggiato molto. E’ stata una fortuna. E in oriente ho assorbito il gusto delle spezie. L’uso di certe cotture. Veloci, per un prodotto croccante, appena scottato. E la presentazione dei piatti. Minimale, quasi spoglia, essenziale. Ma la mia cucina non ha nulla a che fare con la fusion. L’anima resta italiana. Il resto arricchisce ed esalta”.