In un mondo post-apocalittico Jake Pentecost si guadagna da vivere con piccoli furti senza prospettiva, nonostante l’eroico esempio di un padre ormai scomparso ma sempre vivo nella memoria nazionale. Finito in cella, insieme a una giovanissima e occasionale compagna di avventure, ottiene una via d’uscita accettando l’incarico di formare giovani piloti di Jaeger, immensi robot creati in difesa del pianeta e dei suoi invasori Kaiju, terribile minaccia di un recente passato. Mentre nuovi progetti avveniristici sembrano pesare sul futuro degli Jaeger, un misterioso robot senza controllo attacca il pianeta, mettendo a rischio la sua sopravvivenza. Sarà compito di Jake e dei suoi promettenti piloti salvare il mondo dalla distruzione.
Gigante cinematografico di discreta pochezza, Pacific Rim 2 – La rivolta è un brutto film, ed è perfino il seguito di un’opera “prima”, firmata dal premio Oscar Guillermo Del Toro. Al quasi flop della prima storia (sollevata dal boom nel mercato cinese), segue questo secondo capitolo (che apre al terzo) che cambia molto di quanto visto in precedenza, ma non aggiunge nulla di significativo. Da qualunque punto lo si guardi, difficile esprimere sensazioni positive.
Steven DeKnight, regista inesperto alla sua prima firma cinematografica, si mette al servizio di una sceneggiatura, scritta da lui stesso, che non riserva grandi sorprese. Conflitti familiari, invidie da brigata, eroi per caso, oscure macchinazioni, orribili mostri e giganti tecnologici.
Nel futuro robotico di Pacific Rim le armi di distruzione (e di difesa) di massa seguono il modello Goldrake degli anni ’70 o la mostruosa fantascienza dei Godzilla degli anni ’50. All’interno del chilometro in verticale di queste creature metalliche si cela la cabina di pilotaggio destinata a coppie di piloti. Solo condividendo nel profondo della mente le proprie paure, le proprie storie e la propria strenua volontà di potenza possono garantire una guida efficace e valorosa che, sommata ai movimenti del corpo, portano i giganti a combattere in cielo e in terra.
Senza badare ai palazzi, gli imponenti Jaeger di umana fabbricazione producono miliardi di frammenti di mondo nella loro battaglia valorosa ed eroica contro Jaeger cattivi o mostri Kaiju, creature di altre dimensioni galattiche. Un vocabolario bambinesco che supporta una messa in scena pre-adolescenziale capace forse di solleticare la fantasia fragorosa dei brufoli uniti di tutto il mondo.
L’orgasmo dei sensi è basico, ingenuo, pre-cerebrale, fatto di immense superfici riflettenti e chilometri di ologrammi. Il gusto è asiatico, con continue strizzate d’occhio al mercato cinese, protagonista della scena e rappresentato tra i protagonisti, equamente e scrupolosamente ben assortiti tra uomini, donne e razze umane.
Con un po’ di poesia relazionale e di buoni sentimenti, Pacific Rim 2 offre spunti di buona educazione familiare, valorizzando amicizia, appartenenza e coraggio, troppo poco per immaginarlo cibo per la mente delle nuove generazioni. Anche se, dopotutto, è pur sempre un innocuo spettacolone. Bidimensionale nei contenuti, tridimensionale nelle forme.