A Che tempo che fa, si discute della crisi siriana. Parla Paolo Mieli: “Il governo è un’urgenza”. E a formarlo, quel governo, devono essere “le due forze politiche vincitrici”. Non è un po’ scontato? In un’Italia normale lo sarebbe. Ma non è questo il caso: “Il rischio del nostro sistema è di impazzire. Il referendum del 4 dicembre è stato decisivo, per l’attuale legge elettorale. L’aver mantenuto due camere ha provocato questo”. Suona come un endorsement. E non è il caso, caro Mieli. Álvaro Soler entra in studio e la platea impazzisce. Lucianina si accoda: “So che sei spesso in Italia. Se ti serve un posto dove dormire…”. Complice l’esperienza a X Factor, Soler padroneggia l’italiano. E infatti… “Ciao Italia!”. Esordio tipico di chi non sa che dire. Lorella Cuccarini parla di Pippo Baudo. E lo scimmiotta: “L’ho inventata io!”. Sono passati tretatré anni, dal loro primo incontro. In una stanza d’albergo: suona sconveniente.



TUTTI I NOMI DI TERENCE HILL

Ingresso leggendario per Terence Hill, che approda a Che tempo in sella a una moto. È un Don Matteo rock, con berretto e giacca di pelle. Sintomo di un ritorno alle origini: con Il mio nome è Thomas, Hill segna la sua inversione di marcia. E non solo perché si parla di motori. Per inciso: com’è che i titoli dei western sono tutti uguali? E poi, era Thomas, Trinità… o Nessuno? Più probabile la terza. Carmen Consoli canta e suona la chitarra acustica: vien da chiedersi se contempli anche altri strumenti. Ma con lei l’ironia si spreca: “La mia musica? Non ascoltatela in auto”. Ebbene: ha un effetto soporifero. Luciana Littizzetto ha una richiesta: “Perché non inviti Papa Frank?”. Il pretesto è l’incontro coi lama. No: non “Dalai” Lama, ma veri alpaca con tanto di pelliccia. Seconda notizia: la first lady in pectore che stira le camice. “La lady di ferro col ferro da stiro”.



REAZIONI

Sui social, l’attenzione si catalizza su Terence Hill: “Quando lo vedi non puoi non pensare a Spencer”; “Mi viene da piangere”; “È carinissimo. Lo trovo moderato, educato, calmo”. Insomma: l’epilogo fiction era inevitabile. Su Twitter l’aneddoto di Georgia Luzi: “Avevo 20 anni. Cominciavo con piccole parti ne Il bello delle donne, Giorni da leone, Carabinieri e Don Matteo. Alcuni/e nemmeno salutavano una piccola e giovane principiante. Per questo non scorderò mai la sua gentilezza”. Boom di contatti anche per Baudo: “Vogliamo una rubrica post-tg coi suoi racconti”. Sulla Cuccarini, ad esempio: “Il suo sorriso mette sempre allegria”; “Da piccola la amavo… e ancora oggi”. Dall’altra parte, “è la dimostrazione che una mediocre ballerina, una mediocre cantante, una mediocre presentatrice e una mediocre attrice può diventare qualcuno in Italia. Se ce l’ha fatta lei…”.

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