Fabio Fazio intervistato per Repubblica da Antonio DiPollina, racconta l’importanza della Rai. Milano infatti, pare offrire una contemporaneità non indifferente. Inoltre nella sede milanese, gli influssi politici si sentono di meno. Quando si parla degli studi della Fiera di Milano le cose cambiano ancora. I programmi del conduttore infatti, vanno in onda dagli studi di via Mecenate e potrebbero traslocare a breve. Proprio il presentatore di Che tempo che fa, spiega che quegli studi (Mecenate) non nascono come televisivi e riparlare di Fiera: “fa scattare un sacco di altri fattori e per quanto mi riguarda, visto che ormai sono in Rai Milano continuativamente dal 1993, un senso di appartenenza molto forte” spiega Fazio. Esattamente come insegnava il buon Mike Bongiorno, il presentatore racconta: “Voglio bene alla Rai di Milano. Quasi quanto gliene voleva Mike”. Lui gli raccontava della sua abitazione in via Giovanni da Procida dicendogli di aver preso casa in quel posto perchè era esattamente a metà strada tra gli studi della Fiera e corso Sempione.



Fabio Fazio, i primi passi in Rai

Quelli erano luoghi storici e magici, che Fabio Fazio ricorda con una certa nostalgia menzionando il capostruttura Bruno Voglino, Rosa Fumetto e l’incredibile nevicata del 1985 con il viaggio in treno dalla Liguria durato delle ore: “Il giorno che hanno demolito tutto fecero una piccola cerimonia e mi invitarono, ma non ebbi il coraggio di andarci. E per anni passando di lì ho sempre girato lo sguardo da un’altra parte”, racconta il conduttore. Dopo la demolizione, si parla oggi di possibile ritorno: “Capisco la politica che vuole rivendicare la periferia – precisa Fazio – ma anche il centro città non va abbandonato, altrimenti rimane centro sì ma centro commerciale”. Poi confida di avere sempre provato invidia per New York e la parte legata a Broadway: “la gente può andare fisicamente a guardare la televisione dal vero dove si registrano i programmi”.



La piccola “Broadway” di Milano

Negli studi a Milano Fiera si potrebbe costruire anche una piccola “Broadway” italiana. “Si potrebbe dare l’idea di qualcosa di importante – precisa Fabio Fazio. – Qualcosa di presente che va verso il futuro ma che conosce il passato”. Per il conduttore di Che tempo che fa, la Rai deve provare a ridare una identità collettiva a chi segue i programmi. Queste però, non sono scelte politiche: “A Milano non si produce molto, ma si produce qualitativamente in maniera alta, programmi riconoscibili, che hanno un segno preciso. Non dipende dalla quantità e la politica al massimo può agire su quella”. Fabio Fazio poi conclude elogiando ancora Milano e reputandola una città meravigliosa e capace di rappresentare il luogo che occupa in Europa e nel mondo: “Tu sei l’azienda televisiva pubblica, sei dentro la capitale del futuro di questo Paese e devi aver voglia di misurarti con questo e esserne all’altezza”, conclude.

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