La madre di Marco Vannini non riesce ad accettare la sentenza sul processo per la morte del giovane di Ladispoli. Il tribunale ha infatti deciso di dare alla famiglia Ciontoli delle pene inferiori rispetto a quelle richieste dal pm, considerando le attenuanti del caso. Antonio Ciontoli dovrà scontare 14 anni di detenzione, mentre tre sono stati assegnati alla moglie e i due figli. Assolta invece dall’accusa di omissione di soccorso Viola Giorgini, la fidanzata di Federico Ciontoli. Per mamma Marina Conte si tratta di una vera e propria ingiustizia che non riesce a perdonare allo Stato italiano, come ha sottolineato alla stampa in seguito al termine dell’udienza. La mamma di Marco Vannini interverrà inoltre nello studio di Quarto Grado questa sera, venerdì 20 aprile 2018, per commentare il verdetto dei giudici. Marina Conte non riesce a dimenticare come il figlio non possa essersi potuto difendere anche da quella che vede come una nuova infamia. Per questo ritiene che la condanna lieve attribuita ai Ciontoli sia un affronto, un modo per uccidere due volte il suo Marco. “Mio figlio è in un fornetto al cimitero”, ha gridato con rabbia subito dopo aver ascoltato i giudici. Per questo non riesce a considerarsi più una cittadina italiana. 



La madre spera nel ricorso in appello

La madre di Marco Vannini non è la sola a ritenere sbagliata la sentenza della Corte in merito alla colpevolezza della famiglia Ciontoli. In un intervento a Mattino Cinque, Marina Conte ha sottolineato che non le sembra ancora vero, che la sentenza di primo grado ai Ciontoli dimostra ai suoi occhi come la legge non sia davvero uguale per tutti. E nonostante questo o forse proprio per questo motivo, non smetterà di lottare per il suo Marco ed è pronta ad aprire un’associazione a nome del figlio per aiutare tutte le famiglie che si troveranno a vivere la sua stessa situazione. L’unica speranza ora per mamma Marina è che il pm contesti il verdetto dei giudici e ricorra in appello. Solo così potrà sperare che la legge compia quel passo in avanti nei confronti di una vittima che non è riuscita a difendersi. Non tanto per scoprire la verità in merito alla morte di Marco, avvenuta a Ladispoli nel 2015. La famiglia Vannini ha smesso ormai da tempo di chiedere di poter scoprire per quale motivo è stato davvero ucciso il ragazzo, lo stesso che hanno cresciuto all’insegna di principi e valori e che quella notte non faceva che urlare dal dolore. Inascoltata la sua voce da parte di chi si trovava al suo fianco in quel momento e che per i giudici avrebbe preso sotto gamba la tragedia. Una visione che mamma Marina non può e non vuole accettare: ai suoi occhi sono troppe le bugie dette da Antonio Ciontoli e dai suoi familiari fin dalle due telefonate fatte ai soccorsi, in cui il malore del ragazzo era stato attribuito ad un incidente avvenuto in vasca. 



La rabbia dopo la sentenza

Tre ore per concludere il processo per la morte di Marco Vannini. Tre ore prima che la sentenza venisse annunciata su Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo ed i due figli. Ore di agonia per i familiari della vittima, che hanno vissuto un vero e proprio smacco anche in sede processuale. La loro rabbia si unisce inoltre a quella di tanti cittadini, che nelle ultime ore hanno manifestato sdegno e incredulità per il verdetto dei giudici. Nell’ultima puntata di Chi l’ha visto? sono state fatte ascoltare delle telefonate di alcuni cittadini, che hanno commentato come ingiusta la sentenza. Voci fra le tante che si stanno sollevando ancora e forse le uniche a lenire il dolore che i genitori di Marco Vannini stanno provando dallo scorso mercoledì. “Vergogna” è stata la parola ripetuta in continuazione in seguito al verdetto per le accuse che hanno portato i Ciontoli dietro le sbarre. E non è stata pronunciata solo da mamma Marina, che ha commentato con forte ira quanto annunciato dai giudici. Anche altri cittadini presenti in quel momento non hanno potuto fare a meno di unirsi alla sua voce. Quanto accaduto a Marco del resto ha sconvolto l’opinione pubblica, fin dal giorno successivo alla morte del 21enne di Cerveteri. Un colpo solo, fatale, ricorda La Repubblica, ha provocato la morte del bagnino e fidanzato di Martina Ciontoli, in un contesto che avrebbe dovuto in teoria proteggerlo. La casa della fidanzata, l’arma in mano al padre della ragazza, Antonio Ciontoli. “Quale messaggio arriva ai giovani?”, si chiede intanto Marina Conte, preoccupata che il segnale inviato dai giudici che hanno annunciato il verdetto sui Ciontoli sia del tutto sbagliato.

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