Toto Cutugno, ospite ieri sera di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha parlato del suo più grande successo ovvero la canzone L’Italiano, amatissima anche all’estero dove è stata tradotta in svariate lingue. Tale hit però avrebbe dovuto avere un destino ben diverso, in quanto era stata scritta per Adriano Celentano (destinatario di molti altri testi di Toto Cutugno). “Questa canzone è nata in Canada. Eravamo a mangiare con i miei musicisti dopo avere fatto un concerto. Siccome portavano sempre le chitarre, ho chiesto loro di darmene una, ho fatto un la minore, ho preso un pezzo di carta e ho scritto le note. Sono tornato a Milano, vado da Popi Minellono e ho scritto questo capolavoro”. Toto precisa poi la reazione di Celentano: “L’avevo fatta per Celentano, andiamo da lui che stava facendo il Bisbetico Domato con la Muti. Andiamo in roulotte per ascoltarla, io avevo scritto per lui già 13 canzoni, e mi ha semplicemente risposto: Questa canzone non la farò mai perché io non ho bisogno di dire sono un italiano, un italiano vero”. Clicca qui per vedere il video di questo racconto.
I COMMENTI DEI FAN
Dopo l’intervista, il medley liturgico. Gran finale con L’italiano cantata dal coro multietnico. “Sono un italiano nero”, intona un ragazzo di colore. Cutugno dichiara di sentirsi “dimenticato” dagli italiani. “E’ un clima, questo, che raramente ritrovo in altre trasmissioni. Per questo non accetto mai ospitate”. Fazio lo tratta bene, con tanto di omaggi a tema. La matrioska-Littizzetto è il regalo più apprezzato. “Non dirmi che c’è lei dentro!”. Poi l’abbraccio. E su Twitter: “Vorrei abbracciarlo anch’io”; “Che bella celebrazione”; “Ma come si può gettare Cutugno nel dimenticatoio?”. Qualcuno ricorda: “Con lui abbiamo vinto l’Eurofestival, cosa che non capita da tempo”; “Orgoglio nazionale”; “Purtroppo svalutato; sarà incensato tra qualche anno”. [agg. di Rossella Pastore]
L’INTERVISTA
Toto Cutugno si presenta visibilmente invecchiato. Sarà che lavorare stanca. E anche viaggiare: “Sei sempre in giro!”. Possibile che piaccia a tutti, in tutto il mondo? Fazio non se ne capacita, e lui prova a spiegarlo: “E’ nato tutto in Russia. Ho scritto diverse canzoni per alcuni artisti locali, da allora mi adorano”. E poi è un po’ ruffiano: “In qualsiasi posto vada, canto sempre una canzone locale”. L’italiano è nata per caso, per Celentano. “Lui la sentì, ma non gli piacque: ‘Non ho bisogno di ribadirlo: lo sanno tutti che sono italiano'”. Poi racconta quella volta all’Eurofestival: “A Zagabria ebbi una disavventura in mongolfiera. Però mi portò fortuna: quell’anno vinsi io”. Cutugno ha scritto per Califano e Leali, tra gli altri. Ma anche per MIna: “Ve la siete dimenticata?”. Lui ci tiene particolarmente, così come tiene a Modugno: “E’ stato un mio grande amico”. Infine svela: “L’ispirazione può venirmi ovunque: l’importante è che abbia il cellulare a portata di mano. Uso quello per registrare”. [agg. di Rossella Pastore]
CENNI BIOGRAFICI
Toto Cutugno sarà ospite questa sera di Fabio Fazio nell’ultima puntata stagionale di Che tempo che fa. L’occasione sarà perfetta per ripercorrere la carriera di uno dei più grandi artisti italiani degli anni 70 e 80, conosciuto in Italia e molto amato anche all’estero. Nato a Tendola il 7 luglio 1943, Salvatore Cutugno (poi balzato alle cronache con lo pseudonimo Toto) è stato uno dei cantautori più prolifici dei due decenni sopra citati, sia grazie a pezzi propri che a collaborazioni con altri artisti. Ha partecipato a ben 15 edizioni del Festival di Sanremo, anche se ne ha vinta soltanto una nel 1980, piazzandosi per ben sei volte al secondo posto e una sola al terzo. Ciò gli è servito comunque ad ottenere importanti ricnoscimenti nelle classifiche nazionali ed internazionali, vendendo circa 100 milioni di dischi, dietro soltanto a Mina, Patty Pravo e Adriano Celentano.
TOTO CUTUGNO, L’INIZIO DELLA CARRIERA
Ai microfoni di Fabio Fazio, Toto Cutugno ripercorrerà le canzoni, ma anche gli aneddoti e le storie della sua incredibile carriera. Un amore per la musica nato a nove anni, quando ha cominciato a suonare il tamburo nella banda di La Spezia insieme al padre, che invece si dedicava alla tromba. Ma le percussioni non sono il suo strumento e ben presto Toto si rende conto di preferire la fisarmonica, non potendo avere a disposizione il suo grande sogno ovvero il pianoforte. Ancora giovanissimo, forma il gruppo Toto e i Tati che gli permette di ottenere un contratto con la Carosello, con cui inciderà quattro dischi tra il 1965 e il 1970. Successivamente entra nel gruppo Albatros con il quale partecipa al Festival di Sanremo, ottenendo anche un discreto successo nelle classifiche italiane. Ma è nel 1976 che avviene la svolta con l’inizio della sua carriera da solista e la collaborazione illustre con alcuni dei più importanti cantanti italiani dell’epoca. Il suo brano Donna donna mia diventa la sigla del programma di Mike Bongiorno, Scommettiamo?. Non solo, scrive per Adriano Celentano la canzone Soli che rimane per mesi stabile al primo posto nelle classifiche delle vendite.
I SUOI GRANDI SUCCESSI
Sono gli anni 80 il periodo più importante nella carriera di Toto Cutugno. Partecipa e vince il Festival di Sanremo 1980 con Solo noi, pezzo che lo porterà ad aggiudicarsi il secondo posto in Hit parade e sarà nella Top 20 dei singoli più venduti del 1980. Nello stesso anno partecipa al Festivalbar con due brani: Innamorati, pezzo da lui eseguito che si aggiudica il quarto posto, e Olympic Games, da lui composto ma interpretato da Miguel Bosé, che vince la kermesse. Inoltre, scrive Il tempo se ne va, una delle più importanti canzoni dell’epoca affidata ad Adriano Celentano. Il suo più grande successo esce al Festival di Sanremo 1983 e si intitola L’Italiano. Pur conquistato il secondo posto dietro ai Matia Bazar, la canzone (inizialmente pensata per Adriano Celentano) scala le classifiche italiane e viene incisa e tradotta da diversi artisti all’estero, dove vende milioni di copie.