Quando noi eravamo al tempo delle elementari e delle medie, eravamo già amici; praticamente due ComicAstrini in erba, che in classe muovevano i primi passi e i primi approcci umoristici. Allora stimavamo come “coetanei” i coetanei, mentre i “grandi” erano quelli che raggiungevano la maggior età (che, si badi bene, si conseguiva a 21 anni); gli “adulti” erano anagraficamente già oltre la soglia, come i prof o i nostri i genitori; tutti gli altri (dagli amici di mamma e papà ai nonni, dagli zii ai vicini di casa… ) erano da considerarsi ineluttabilmente “vecchi”: cioè perduti in un limbo che accomunava quelli dai 45 ai… fate voi!
Questa era la nostra percezione (interamente condivisa dalla nostra generazione); solo da adulti ci avrebbero parlato di “età media”, di “aspettative di vita” e, in tempi più recenti, di “previdenza”: termini in stretto legame tra loro. Abbiamo imparato che in Italia le aspettative di vita, tra le più alte al mondo, hanno alzato l’età media e costretto persino la previdenza (sociale) a farci i conti. Se ci aggiungiamo la “qualità della vita” (nettamente migliorata), i progressi della medicina in campo farmacologico, chirurgico e della ricerca in generale, andiamo a introdurre la nozione di “longevità”.
Tutta questa disquisizione per dire che noi che vi scriviamo riteniamo ormai giunta quell’età della vita che i giovani, anche quelli d’oggi, continuano, come un tempo, a chiamare “vecchiaia”. Un’età decisamente più attiva, rispetto a un tempo: si trovano settantenni che vanno al programma defilippiano “Uomini e Donne” a fare i lumaconi, donne che un tempo avremmo definito “attempate” sfoggiare ancora delle minigonne da urlo, bisnonni che corrono ancora la maratona, sfidando il tempo e qualche nipote ideale.
Il sogno di Silvio Berlusconi (ma lo coltiva solo lui, altri adepti non se ne vedono in giro…) di poter lavorare fino a 100 anni, la possibilità di assurgere a “imprenditore-centenario” e, perché no, “presidente-centenario”, dunque si avvererà? Il nostro Stato ci sta pensando seriamente. Non al Berlusca presidente, ovvio, ma alla possibilità di mandarci in pensione sempre più tardi. Sì, è vero, Lega e Movimento 5 Stelle vorrebbero abolire la legge Fornero. Ma cancellarla costa un botto, senza contare che Europa, Fondo monetario, Banca mondiale, Ocse, Nato, Onu, Wwf, Fifa ed Esercito della Salvezza mica ce la farebbero passare liscia. E non solo: avete fatto caso che, giorno dopo giorno, lentamente ma inesorabilmente, Lady Burocrazia – la grande mamma che accudisce le nostre vite fin dalla culla (ci appiccica il codice fiscale pochi minuti dopo essere venuti al mondo…) – fa di tutto per posticipare l’asticella della quiescenza? Si sussurra addirittura che lo Stato stia pensando a una proposta che potrebbe titolare “Spegni 100 candeline e… spegniti in pace: al resto pensiamo noi!”.
L’idea è suggestiva e noi, commossi e quasi con le lacrime agli occhi, già ce la immaginiamo: lo Stato, a fronte di congrui versamenti, si impegna a mantenere i suoi lavoratori fino allo scoccare del compimento del compleanno secolare, organizzando a quel punto, a proprie spese, una doverosa “festa dei 100 anni”, da tenersi sul proprio luogo di lavoro. Ci pensate? Che bello invecchiare con i vostri colleghi. E colleghe, naturalmente! Come quella segretaria del primo piano che vi ha sempre fatto impazzire. A festeggiarvi ci sarà anche lei, a cui avete inutilmente fatto il filo per lustri e lustri, “… la più carina, la più cretina, cretino tu” (Antonello Venditti). Oggi ha 77 anni, ma li porta davvero bene! Che commozione riuscire a spegnere le candeline, seppure con l’aiuto di un estintore (i polmoni, si sa, non sono più quelli di una volta, perciò “Ocio all’enfisema!”); che emozione l’incontro con il solerte funzionario Inpss (sì, l’acronimo subirebbe l’aumento di una seconda esse, passando a Istituto nazionale di previdenza sociale secolare), venuto appositamente da Roma a consegnare l’assegno di quiescenza.
L’importo? Un miliardo di euro; va specificato che l’assegno è post-datato, ma che importa: al solo vedere la cifra, il quasi certo coccolone, dalle conseguenze spesso fatali, costringerà per lo meno alla sospensione dei festeggiamenti personali (torta, regali, segretaria, eccetera). A festeggiare (alla vostra salute, andata in malora) sarà lo Stato, che in tal modo avrà risparmiato, e in un colpo solo, sui (vostri) assegni previdenziali. Che poi, se lo Stato siamo noi, potremo festeggiare tutti insieme!
Questa proposta per centenari volete che non trovi un centinaio di parlamentari di tutti i partiti disposti a sostenerla? Tutti, tranne la Lega: pare che qui in disaccordo ci sia già un Centinaio (Gianmarco, il capogruppo al Senato…).