Lo sfregio murale ai danni del nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale ucciso a causa del suo impegno al fianco dello Stato, ha indignato l’opinione pubblica. Negli ultimi giorni dello scorso mese qualcuno ha infatti imbrattato il murale all’Ortica dedicato all’ufficiale con una scritta ingiuriosa, che riporta fra gli altri insulti anche la parola ‘assassino’. Immediato l’intervento di Caterina Antola, presidentessa del Municipio 3 di Milano, che ha deciso di condannare il gesto e schierarsi dalla parte dei familiari del Generale. Questa sera, giovedì 5 aprile 2018, Rita Dalla Chiesa, conduttrice e figlia del militare, sarà presente fra gli ospiti del Maurizio Costanzo Show. Quanto è accaduto nei giorni scorsi è ancora più ingiurioso, dato che la scritta è apparsa proprio a distanza di 38 anni da quel 28 marzo del 1980 in cui Dalla Chiesa e i suoi uomini hanno fatto irruzione in un covo delle Brigate Rosse di Genova. La lotta contro le Br è stata al centro delle iniziative del Generale, che anche grazie a quel raid ha contribuito a smantellare uno dei centri nevralgici dei brigatisti. Un gesto vigliacco, secondo il sindaco Giuseppe Sala, soprattutto perché il murale imbrattato rappresenta una traccia del passato e della storia dell’Italia, un monito ‘per costruire una città migliore’.



UN NOME INDIMENTICABILE

Il nome del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa non verrà di certo dimenticato dall’opinione pubblica, che nei giorni scorsi ha voluto ricordarlo anche in occasione della Giornata nazionale in omaggio alle vittime di mafia. Secondo le ultime rivelazioni di un boss della ‘ndrangheta, ad uccidere l’ufficiale italiano sarebbe stato Nicola Alvaro. Si parla di quel giorno del 3 settembre del 1982, in cui Dalla Chiesa e la moglie viaggiavano a bordo della loro auto: una raffica di mitra pose fine alla vita di Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e di Domenico Russo, l’agente di Polizia che si trovava con loro in quel momento. Queste le parole di Simone Canale, sottolinea Palermo Today, che avrebbe deciso di fare importanti rivelazioni su quanto accaduto quel giorno. Secondo la sua testimonianza l’esecutore materiale del triplice delitto è stato il boss Alvaro, un nome già emerso subito dopo l’avvio delle indagini e in seguito prosciolto da ogni accusa. Per la Giustizia infatti i veri assassini del Generale Dalla Chiesa, della moglie e di Domenico Russo sono stati Benedetto Santapaola, detto Nitto, e i componenti della Cupola, il vertice di Cosa Nostra. Secondo Canale, il boss Alvaro e i suoi alleati sarebbero inoltre responsabili di altri delitti. Al fianco dei Piromalli, il mafioso avrebbe ucciso infatti il boss Rocco Molè, a capo della mafia di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria.

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