Edoardo Leo, intervistato da VanityFair, viene definito un moderno cialtrone che cerca di non pagare le tasse. In realtà, si parla – naturalmente – del nuovo progetto cinematografico. L’attore e regista, in “Io c’è” di Alessandro Aronadio, prende bonariamente in giro religione e politicamente scorretto: scopriamo in che modo. La sinossi della pellicola, racconta un italiano che in qualche modo vuole fare il furbetto: “Tenta di non pagare le tasse in qualsiasi modo e quando scopre che lo può fare fondando un culto religioso decide di inventarsene uno, lo ionismo, un credo perfetto per questi tempi di solitudine, individualismo sfrenato e insicurezze croniche”, spiega Leo raccontando il suo personaggio al cinema. Ed infatti alla base c’è “l’idea che tu sia la persona migliore del mondo, che devi credere soltanto in te e che ognuno per sé stesso sia un piccolo dio”. Mettere in piedi una nuova religione appare essere un progetto proprio mistico anche se: “Lo Stato non può importi una religione e quindi chiunque, compilando un modulo e dimostrando di avere un certo numero di adepti, può crearne una”.
Edoardo Leo, Io c’è: “Il potere ambiguo del credo…”
Il viaggio di “Io c’è”, prende di mira il potere ambiguo di ogni tipo di credo: “Abbiamo riso delle religioni, ma abbiamo cercato di farlo con rispetto. Il bisogno di credere in una divinità è ancestrale e le ragioni per cui si crede diverse e profonde. Irriderle senza garbo sarebbe stato volgare. I punti di vista tantissimi e la fede talmente impalpabile che non puoi stare lì a pontificare sulle ragioni di ognuno. Abbiamo cercato una misura tra scherzo, riflessione e satira”, spiega ancora Edoardo Leo. Poi l’attore confessa di essere ateo ma all’inizio ha avuto una educazione prevalentemente cattolica. “A un certo punto, nel film, do della stronz* a una suora. Sapevo di avere un’attrice davanti a me, ma l’imbarazzo è stato comunque profondo. Mi sono chiesto: “Ma non sarà troppo”?”, svela ancora. Successivamente, Leo racconta che l’intento del film non è quello di prendere in giro qualcuno anche perchè: “Ho un cugino parroco, una zia suora di clausura e una nonna, nonna Maria, che teneva sempre stretto il rosario tra le dita. La chiamavano Maria la presepia. Ho tentato di scrollarmi di dosso le ascendenze provando a essere irriverente nel solco della commedia all’italiana del tempo che fu”.
Edoardo Leo racconta Massimo, il protagonista del nuovo film
Nonostante queste valutazioni, “Io c’è” è una pellicola feroce, cattiva e urticante, sotto stessa ammissione di Edoardo Leo. In seguito una riflessione sulla scorrettezza: “È fondamentale dubitare di poterlo essere”, anche perchè: “Il politicamente corretto è la tomba di qualsiasi comicità”. Il suo personaggio del film si chiama Massimo, un disgraziato qualunquista che decide di voler indossare l’abito talare per evadere il fisco. E sulla voglia di “osannare” i mascalzoni, Edoardo mette a fuoco bene il suo concetto: “La figura del moderno figlio di puttan* pronto a vendersi la madre pur di svoltare o di farcela in barba alle leggi, non è altro che la declinazione di un archetipo eterno”. Per lui qualche scanzonata menzogna: “Mi bocciarono all’Accademia d’Arte drammatica, non mi ammisero al Centro Sperimentale di Cinematografia e così, vistomi perduto, mi inventai di aver frequentato la scuola di teatro della Scaletta. Ero terrorizzato di essere scoperto”. Mentre il successo: “Non significa niente. Mai sentita la necessità, direi la nevrosi, di stare sulla cresta dell’onda. Con i primi soldi, pagai il mutuo. Tutto sommato sono rimasto lo stesso di ieri”.