Francesco Cossiga non è stata solo una delle figure più importanti nella politica italiana, anche grazie al suo ruolo di giurista e ottavo Presidente della Repubblica. Centrale è stato anche il suo ruolo nelle trattative per il rilascio di Aldo Moro, in anni in cui Cossiga rivestiva per lo Stato il ruolo di Ministro degli Interni. Attorno al politico ruotano diversi eventi, che iniziano due mesi prima del rapimento dello statista italiano. Si parla infatti della creazione dell’UCIGOS, un corpo di Polizia speciale che risponderà direttamente agli ordini del Ministro e che indagherà sul rapimento Moro al posto dell’Antiterrorismo che quegli anni era guidato dal Questore Emilio Santillo. Questa sera, giovedì 10 maggio 2018, Michele Santoro ripercorrerà i 55 giorni di prigionia di Aldo Moro, che si concluderanno con il suo omicidio, grazie al docudrama “M”, dove Francesco Cossiga avrà il volto dell’attore Diego Verdegiglio. Il Ministro degli Interni ha avuto infatti un ruolo decisivo nella tragedia che ha colpito duramente il nostro Paese ed è attorno alla sua figura che Ciro Iozzino, spiega Il Quotidiano del Lazio, ha individuato alcuni punti oscuri che ha trattato nel suo spettacolo ‘Moro’. A partire proprio dal fatto che l’UCIGOS rimarrà in piedi come unico nucleo investigativo nonostante l’Antiterrorismo di Santillo avesse già ottenuto ottimi risultati. Una vicenda strana che potrebbe essere collegata a quanto accaduto ad Aldo Moro, senza considerare le rivelazioni di Steve Pieczenik, esperto USa in fatto di terrorrismo inviato in gran segreto in Italia. Secondo la sua testimonianza, furono Cossiga e Giulio Andreotti a decidere di non permettere a Moro di rivelare i segreti di Stato di cui era in possesso.



Il ruolo di Francesco Cossiga nel caso Moro

Ci sono molti punti oscuri da approfondire riguardo al ruolo che ha avuto Francesco Cossiga nel rapimento e delitto di Aldo Moro. Soprattutto se si considera la richiesta che l’allora Ministro degli Interni ha fatto al Presidente americano Jimmy Carter, informandolo che Moro fosse in possesso di alcuni segreti che riguardavano in via diretta gli USA. Sono attimi di forte tensione, perché lo statista italiano, secondo i documenti storici di quei giorni, si rende conto di essere in pericolo di vita e tramite le sue lettere alle alte sfere del governo italiano si dichiara pronto a rivelare tutti i segreti di cui è a conoscenza. Fra questi la Stay-behind, l’organizzazione paramilitare e clandestina istituita dalla NATO per attività di spionaggio e resistenza di fronte a un’eventuale invasione nemica. Ed è per questo che Carter decide di supportare l’Italia in un momento così delicato, inviando fra gli altri collaboratori dell’Intelligence l’esperto Steve Pieczenik. Si tratta di un negoziatore chiamato in causa per aiutare l’Italia a istituire un piano per salvare Moro, che tuttavia in seguito è stato al centro di rivelazioni e polemiche. Secondo Pieczenik infatti, Cossiga e Giulio Andreotti avrebbero deciso di far uccidere Aldo Moro per evitare che i segreti di Stato venissero alla luce. Si parla infatti di un complotto, come sottolinea Malcolm Moore nel The Daily Telegraph: il sacrificio dello statista era necessario perché il governo italiano non vacillasse. Lo rivela lo stesso negoziatore nel suo libro “We killed Moro” (Abbiamo ucciso Moro, ndr), in cui sottolinea che la falsa notizia riguardo al suicidio dello statista, divulgata un mese prima del suo delitto, serviva proprio per preparare l’opinione pubblica alla tragedia e allo stesso tempo far capire alle Brigate Rosse che non ci sarebbe stata alcuna trattativa. Una dichiarazione che lo stesso Cossiga ha fatto in un documentario per la tv francese e che ha attribuito al comitato di crisi.

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