La libertà è il prezzo che dovrà pagare Corrado Di Giovanni per una colpa che non ha commesso. Il rappresentante di vernici di 49 anni, residente a Rivarotta di Pasiano, verrà infatti accusato di essere un rapinatore. Un’impronta pesante che lo porterà in poco tempo non solo in carcere, ma anche a perdere il posto di lavoro che con tanta fatica è riuscito a portare avanti con successo. Di Giovanni è considerato una delle punte di diamante dell’azienda per il Nord Est, dove riesce ad ottenere contratti con diversi clienti importanti e benestanti. Corrado Di Giovanni ripercorrerà la propria storia grazie alla puntata di Sono Innocente di oggi, domenica 13 maggio 2018, a distanza di un anno dal suo primo racconto al programma di Alberto Matano. Nelle parole del rappresentante i ricordi di quella bella vita conquistata con successo e fatica e la successiva distruzione, dovuta all’accusa di essere la talpa di una banda di rapinatori che hanno preso di mira le ville di alcuni suoi clienti. Siamo nel 2012, ricorda il programma di Rai 3, quando l’industriale Graziano Zucchetto di Pramaggiore viene rapinato da un gruppo di malviventi. Una rapina sanguinosa, come sottolinea l’imprenditore a Il Gazzettino, in cui rischia di perdere la vita e da cui riesce a salvarsi solo grazie ad un evento fortuito. La pistola si inceppa e Zucchetto riesce a salvarsi dalla furia dei tre albanesi che lo prendono a calci e pugni. Solo in seguito le indagini condurranno fino a due italiani, di cui uno verrà identificato come Di Giovanni, il migliore amico della vittima.



CORRADO DI GIOVANNI, IL TRADIMENTO DI UN AMICO

Tradito da un amico: sarà questo che penserà di Corrado Di Giovanni l’industriale Graziano Zucchetto. Quest’ultimo viene infatti rapinato da un gruppo di criminali e non immagina che nei giorni successivi, gli inquirenti si concentreranno su quel rappresentante di vernici della provincia di Venezia con cui ha stretto da anni un forte legame di amicizia. In quei giorni infatti, Zucchetto non viene informato dello sviluppo delle indagini e scoprirà solo in seguito dell’arresto di Di Giovanni, un evento che lo lascia nel totale stupore. ‘Agghiacciante’, sottolinea all’epoca a Il Gazzettino, ‘una persona che consideravamo di famiglia’. Non sarà tuttavia solo la rapina a Zucchetto a provocare l’arresto ingiusto di Corrado Di Giovanni, ma anche una serie di colpi ai danni di diversi dei suoi clienti più importanti. Al momento dell’incontro con gli investigatori, il rappresentante conferma infatti di conoscere tutti i nomi che gli vengono elencati senza che gli venga spiegato che cosa sta succedendo, mentre i Carabinieri perquisiscono la sua abitazione, setacciano ogni punto, scattano diverse foto. Per Zucchetto invece in seguito non ci saranno dubbi sulla colpevolezza dell’amico, visto che i rapinatori erano a conoscenza di troppi particolari. Sapevano infatti che la cassaforte si trova in un locale isolato dal cemento armato, come riferisce alla stampa la moglie della vittima, Barbara. Ed è anche per quel particolare che la donna non si accorge in quei momenti di quanto sta avvenendo al piano di sotto né che il marito rischia di perdere la vita.



UNA TRAGICA VERITÀ SCOPERTA IN CARCERE

Giovanni Di Corrado impiegherà diversi giorni prima di realizzare quanto siano pesanti le accuse che gli sono state mosse per errore. Il suo nome infatti verrà indicato come capo di una banda di rapinatori, di cui fa parte anche il cugino Massimo Di Giovanni e tre uomini di origini albanesi, ma il diretto interessato lo scoprirà solo una volta rinchiuso in carcere. A compromettere la posizione di Di Giovanni sono i rapporti di lavoro intrecciati con le vittime, fra cui l’amico Graziano Zucchetto, con cui ha cercato per diversi giorni di mettersi in contatto inutilmente. Come ha raccontato a Sono Innocente, in quegli attimi Di Corrado è sicuro che verrà scarcerato nel giro di poche ore, al limite giorni, e sarà invece il suo difensore a renderlo consapevole che le accuse sono davvero tragiche. Dalla rapina al furto fino al tentato omicidio. Per Di Corrado si tratta di una vera e propria doccia fredda e continuerà ad essere così anche nei 14 mesi che trascorrerà in custodia cautelare, a cui si aggiungerà un altro mese agli arresti domiciliari. Solo al processo di primo grado, il rappresentante verrà assolto dalle accuse e la conferma arriverà in Appello nel 2014. Solo in seguito Zucchetto deciderà di parlare a favore dell’amico di un tempo, sottolineando che in realtà il rappresentante è stato nella sua villa due volte in tutto e non molte volte come indicato dagli investigatori nel fascicolo d’accusa. Ed a nulla invece sono servite le testimonianze dei rapinatori, che durante l’interrogatorio affermeranno più volte di non aver mai conosciuto, visto o sentito parlare di Di Giovanni. E infine la beffa: il risarcimento di 516 mila euro richiesti dal difensore dell’ex rappresentante, ormai senza lavoro come il figlio, non è mai stato accordato dallo Stato. Ed è per questo, riporta Il Gazzettino, che Di Giovanni ha presentato ricorso a Roma per riuscire finalmente ad ottenere ciò che è suo di diritto.

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