6 milioni d mezzo di euro per risarcire Giuseppe Gulotta, il muratore della provincia di Firenze che è stato detenuto per 22 anni con l’ingiusta accusa di aver ucciso due Carabinieri. Era il 1976 quando l’uomo viene costretto a firmare una confessione in cui ammette il duplice delitto. Una tortura che gli è costata alla fine 33 anni di accuse e l’etichetta di assassino, oltre che a tutta la sua giovinezza e parte della vita adulta. La storia di Giuseppe Gulotta verrà raccontata nella puntata di oggi, domenica 13 maggio 2018, da Sono Innocente, il programma di Alberto Matano sugli errori giudiziari del nostro Paese. Ed è proprio di questo che si tratta, un clamoroso errore, uno degli episodi più bui per la Giustizia italiana. Il nome di Gulotta viene associato alla morte di Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, avvenuta in provincia di Trapani a metà degli anni Settanta, come ricorda nel suo libro Alkamar, scritto a due mani con il giornalista Nicola Biondo. Sono anni importanti per la storia del nostro Paese, in cui il clima di paura e violenza vede la Sicilia impegnata in un forte contrasto fra Stato e criminalità. La decisione del colonnello Giuseppe Russo è di ottenere giustizia per i due militari uccisi, anche a costo di torture, finte esecuzioni, pestaggi e molto altro ancora. La macchina da guerra delle autorità si fermerà infine solo quando Giuseppe Gulotta verrà indicato come colpevole, ma non quella di Cosa Nostra, che un anno dopo a quegli eventi, metterà fine alla vita di Russo.
UN PERIODO PARTICOLARE NON SOLO PER IL CARCERE
La vita di Giuseppe Gulotta non finisce solo nel vortice del carcere, in anni in cui lo Stato e la mafia sono divisi da confini sottili. Un periodo in cui perdono la vita importanti icone dell’Antimafia, come il giornalista Mario Francese e molti altri ancora, ma anche in cui i segreti di Stato nascondono eventi che non devono trapelare e sfuggire al clima di silenzio che avvolge la Sicilia. Ed è in questo quadro che Peppino Impastato perde la vita, mentre il Colonnello Russo muove importanti squadroni per torturare chi potrebbe essere in possesso di importanti informazioni. Fra questi c’è anche Giuseppe Gulotta, un ragazzo all’epoca appena 18enne e che non riuscirà a contrastare le torture, le accuse. Come stabilirà la Cassazione diversi decenni dopo, ricorda Il Fatto Quotidiano, le azioni dei Carabinieri non produrranno solo una catena di errori giudiziari, ma vedranno alcuni elementi dell’Arma inventare prove, nascondere altri indizi importanti agli occhi dei giudici. Ed a farne le spese sarà chi, come Gulotta, non avrà i mezzi per smacchiare il proprio nome da accuse così pesanti.
LA STRAGE DI ALCAMO: MARINA E I SUOI COLPEVOLI
La strage di Alcamo Marina vede un crescendo di sospetti che porteranno alla fine all’arresto e la reclusione di Giuseppe Gulotta, al fianco di altri giovani del luogo. Inizialmente si pensa ad un intervento delle Brigate Rosse, sempre più acerbe in quegli anni e forse intenzionate per molti motivi ad uccidere i due Carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. A farne le spese alla fine saranno Gulotta, Giuseppe Vesco, Vincenzo Ferrantelli, Gaetano Santangelo e Giovanni Mandalà. Solo quest’ultimo e Gulotta tuttavia verranno condannati all’ergastolo, nonostante ritratteranno la propria confessione subito dopo. Per parlare di errore giudiziario per il caso Gulotta, sottolinea Oggi, si dovrà però attendere che l’ex brigadiere Renato Olino ammetta che le confessioni sono state estorte grazie a torture che prevedono annegamento simulato, elettroshock e molto altro ancora. Ed anche in quel momento l’allora 18enne sarà fra i pochi a ritrovarsi per decenni dietro le sbarre, visto che Santangelo e Ferrantelli emigreranno in Brasile prima della sentenza definitiva, mentre Mandalà si toglierà la vita in circostanze misteriose nel ’98. E forse la beffa non finisce nemmeno quando finalmente le porte del carcere si aprono e Gulotta ritrova quella libertà perduta. La richiesta del difensore, l’avvocato Pardo Cellini, di ottenere 65 milioni di euro per la detenzione ingiusta del suo cliente, verrà accettata solo in minima parte. 6,5 milioni di euro per chi ha perso gran parte della sua vita pur essendo innocente.