Maria Andò non potrà mai dimenciare quel giorno del febbraio 2008, quando i Carabinieri si presentano alla porta della palermitana 22enne e l’arrestano con l’accusa di rapina e tentato omicidio. Un mercoledì come tanti forse, ma non per quella ragazza che ha appena superato la maggiore età e che di certo non si aspetta di ritrovarsi in una cella del carcere Pagliarelli. Maria Andò è già stata ospite di Sono Innocente, il programma che ritornerà oggi, domenica 13 maggio 2018, con una nuova puntata. A distanza di dieci anni da quei nove giorni che trascorrerà in carcere, la donna ha ancora ben chiaro nella mente come abbia avuto bisogno di 24 ore di tempo prima di realizzare che cosa fosse successo. ‘Quelle poche volte che riesci a prendere sonno, il risveglio è terribile’, riferisce nella sua intervista, perché è proprio in quel momento che si intuisce come l’incubo sia in realtà una realtà da cui non si può sfuggire. Anche se alcuni giorni dopo la ragazza verrà scagionata dalle accuse, Maria non riuscirà mai a ritornare quella di un tempo. All’interno del penitenziario è finita una persona diversa da quella che poi è stata liberata, perché ‘una volta entrata in contatto con quel mondo, non ne esci più’. Uno scambio di persona.



Sarà questo il vero motivo che spingerà Maria Andò dietro le sbarre, sei mesi dopo una rapina avvenuta a Catania ai danni di un tassista che rischierà la propria vita. In seguito all’arresto dell’allora 22enne, le autorità riescono a stabilire che in realtà la ragazza è innocente e che a picchiare e derubare il tassista sono in realtà due senzatetto che la vittima conosceva bene. La Andò tuttavia finirà in carcere e in custodia cautelare a causa di quella sim telefonica che la sorella aveva regalato al fidanzato della palermitana, oltre ad una descrizione. L’autrice dell’aggressione fatta al tassista verrà infatti identificata come Maria Andò, nonostante le somiglianze siano davvero esigue, solo il taglio di capelli come ricorderà in seguito la siciliana a Sono Innocente. E la sua fortuna alla fine sono state le testimonianze a suo favore, sottolinea Meridiano News, quella dello zio che era andata a trovare nei momenti in cui a diversi km di distanza avveniva la rapina, una collega dell’università e persino la madre a cui aveva fatto visita quello stesso pomeriggio.



MARIA ANDO’, I TESTIMONI LA SALVANO DALL’INCARCERAZIONE

Saranno i testimoni a salvare Maria Andò dall’incarcerazione ingiusta e dalle accuse da cui verrà prosciolta nel 2009, a distanza di quasi due anni dalla rapina che le è stata attribuita. La palermitana alla fine è stata scagionata anche dalla confessione dei due giovani che hanno quasi ucciso il tassista rapinato, lo stesso che li aveva preso a cuore ed a cui ogni tanto dava qualcosa da mangiare. Le indagini alla fine proseguiranno anche mentre la Andò si trova in carcere, sottolinea Il Corriere della Sera, riuscendo alla fine a risalire ad una minorenne senzatetto. E ciò che la palermitana invece non riesce ancora a spiegarsi, oltre allo scambo di persona, è come mai sia stata oggetto di misura cautelare nonostante la rapina fosse avvenuta sei mesi prima del suo arresto. Un arco di tempo in cui avrebbe potuto fuggire, nascondersi e non di certo rimanere nella sua Palermo. Ed a questo si aggiunge anche l’incredulità di aver dovuto pagare come innocente, nonostante fosse incensurata, mentre chi ha promosso un errore giudiziario di quello stampo non abbia dovuto invece pagare per il proprio errore.



UN INCUBO DAL PESO INDICIBILE

Maria Andò entra subito sotto shock quella mattina in cui, aprendo la porta, si ritrova di fronte i Carabinieri. Segue un incubo dal peso indicibile, a causa delle accuse di aver rapinato e quasi ucciso un autista di Catania. La ragazza è incredula di fronte a questo evento, specialmente perché non si è mai sposata da Palermo e non capisce come possano associarla ad un crimine simile. Nello stesso giorno viene inoltre arrestato il ragazzo che in coppia con lei avrebbe commesso lo stesso reato, ma che dirà solo giorni più tardi di aver in realtà collaborato con una minorenne senzatetto. A dirigere gli investigatori verso Maria Andò, ricorda La Repubblica, è una sim card che la sorella Federica aveva regalato due anni prima al fidanzato della palermitana, mentre svolgeva il servizio militare a Catania. In quel periodo, il giovane deve evidentemente aver contattato l’autista, dato che quel numero di telefono verrà ricavato dai tabulati telefonici della vittima di rapina. Ed anche se Maria non assomigliava in tanti punti alla ragazza descritta dal tassista aggredito, i Carabinieri riusciranno ad individuare una vecchia fototessera in cui la sospettata assomiglia vagamente alla rapinatrice. A nulla servirà, ricorda il padre Carlo Andò, che le autorità verifichino che la ragazza è una studentessa regolare di Giurisprudenza e non una clochard, come l’aveva già indicata il tassista.