Isabelle Adjani ospite a Cannes, si è raccontata al Corriere della Sera intervistata da Valerio Cappelli. Dopo aver girato pellicole molto impegnate (ed impegnative) ed essere stata la musa di Truffaut e Polanski, torna al cinema con un ruolo molto differente dal solito. Per lei questa volta, una commedia tutta francese dal titolo “Le monde est à toi” dove interpreta una ladra a capo di una intera banda di borseggiatrici: “Faccio una ladra abilissima e una madre senza scrupoli, possessiva e invadente col figlio”. La sua presenza a Cannes non è vissuta proprio con serenità: “è un inferno. Un’orgia di alto livello, nella scalinata rossa si sale verso il sacrificio o la consacrazione”. Da perfetta attrice d’altri tempi, non usa i social e non vuole nemmeno i follower. Al cinema ama vedere i rapporti padre-figlia, forse perchè il suo: “Era autoritario, vivevamo in un piccolo appartamento e non accettava l’idea che con i miei guadagni dessi una mano a casa. Era algerino, musulmano. In casa solo uno specchio in bagno, se vi restavo troppo diceva che l’avrei sporcato”.



Isabelle Adjani a Cannes: “Ho sofferto di depressione”

Per Isabelle Adjani è cambiato anche il rapporto con il mondo del cinema: “Oggi si comincia un business, mi sono tirata fuori da tutto questo. Hanno fatto tanti grandi film nella mia assenza, non mi manca quello che non ho. Però mi è tornata voglia di lavorare, andrei da mio figlio in USA e lavorare lì dove è nata una nuova sensibilità, c’è apertura per le attrici europee. Mi piacciono i registi canadesi. Xavier Dolan? Talento enorme, ma si sente Re Sole”. Nonostante il suo sguardo sereno, confessa di aver sofferto di depressione: “Non ho mai conosciuto una donna che non lo sia stata. Non durò molto. È difficile parlare se perdi fiducia nella tua vita e sei sola, ti vergogni”. E su Weinstein? “Oggi c’è più solidarietà, Weinstein è servito anche a questo. Ho trovato patetica la petizione di Catherine Deneuve sulla libertà di importunare: siamo il paese della seduzione e bla bla bla. A 15 anni subii la prima molestia e rimasi traumatizzata. In quanto alla serenità… appartiene alla maturità, non alla giovinezza”.

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