Tom Wolfe è morto e con lui se ne va una categoria di giornalisti e scrittori davvero innovativi. Un uomo che spiegava sempre e comunque ai giovani come ci si doveva comportare per affrontare un mondo complesso come quello del giornalista. Sui social network è caccia alle sue frasi più famose e sicuramente quella più gettonata è legata al mondodel giornalismo moderno: “Oggi certi giornalisti non escono mai dall’ufficio. Scrivono articoli navigando in internet, ma non c’è alternativa: bisogna uscire! Quando dei giovani giornalisti mi chiedono un consiglio, che capita molto raramente, io rispondo sempre che devono uscire”. Un modo diverso di fare rispetto a quello di oggi e anche se possa portare a delle critiche offre giustamente degli spunti di riflessione. Perché se è vero che internet aiuta a sapere cosa accade in tutto il mondo in brevissimo tempo è anche vero che il giornalismo oggi vive di un po’ di immobilismo. (agg. di Matteo Fantozzi)
TINA BROWN: “ERA IL MIGLIORE DEI MIGLIORI”
“Riposi in pace l’impareggiabile Tom Wolfe. Come mi mancherà quella scrittura vorticosa sugli appunti scritti a mano, l’eleganza del tuo vestito bianco quando entravi in una stanza! Sei stato il migliore dei migliori.” Questo il tweet che Tina Brown ha dedicato alla scomparsa di Tom Wolfe. L’omaggio da un’altra giornalista considerata una gigante della professione negli Stati Uniti, tra le tante manifestazioni di cordoglio che sono arrivate per l’autore de “Il Falò delle Vanità”. Anche una popolare conduttrice televisiva americana, Laura Ingraham, ha voluto celebrare Tom Wolfe proprio nel giorno della sua scomparsa all’età di 87 anni: “Che talento! Unico nel suo genere. Una delle persone più gentili e deliziose che abbia mai incontrato e intervistato“. (agg. di Fabio Belli)
ZUCCONI: “HA SCONVOLTO IL GIORNALISMO”
La morte di Tom Wolfe ha sconvolto il mondo del giornalismo visto che questi era stato una vera e propri istituzione, in grado di cambiare le regole della carta stampata. Ne ha parlato su Twitter anche il giornalista de La Repubblica Vittorio Zucconi. Questo ci tiene a sottolineare: “Tom Wolfe è l’uomo che ha sconvolto i canoni del giornalismo. Il racconto è più importante della notizia e tutto è soggettivo”. Un modo diverso da fare giornalismo tanto che in molti l’hanno considerato il papà del new journalism e inoltre in grado di coniare nuovi termini come radical chic. Tom Wolfe era un innovatore e lungo la sua vita ha lasciato un segnale indelebile all’interno della storia grazie a un suo modo di fare molto spettacolare e in grado di rivedere le regole del mondo della scrittura. Sui social network sono tantissimi i colleghi, e non solo, a ricordarlo cercando di spiegare anche quali sono state le sue innovazioni. (agg. di Matteo Fantozzi)
Tom Wolfe, l’uomo che ha sconvolto i canoni del giornalismo. Il racconto è più importante delle notizie e tutto è soggettivo. #Radicalshock https://t.co/HV8UTzA5lU
— Vittorio Zucconi (@vittoriozucconi) 15 maggio 2018
MATTIA FELTRI: “OGNUNO DI NOI ERA DIVENTATO DIO DI SÈ STESSO”
È morto Tom Wolfe scrittore di 87 anni, autore tra gli altri di un grandissimo romanzo come “Il falò delle vanità” dal quale è stato tratto il film omonimo di Brian De Palma. Sono tanti i messaggi di colleghi giornalisti che ci tengono a sottolineare come questi era stato bravissimo a lanciare tante situazioni innovative. Mattia Feltri ha scritto su Twitter sottolineando: “Era un gigante. Uno dei suoi libri più trascurati è Il decennio dell’Io. Spiegava inoltre come ognuno di noi era diventato il Dio di sé stesso”. Sono sicuramente spunti interessanti per analizzare l’opera di una grande penna che a modo suo ha rivoluzionato il mondo del giornalismo, tra i fondatori di quello che poi sarà chiamato new-journalism. Tom Wolfe era sicuramente un uomo dalle straordinarie qualità anche se in Italia non tutti lo conoscevano. Un autore di cui recuperare i romanzi e le inchieste che negli anni hanno aperto numerose strade. (agg. di Matteo Fantozzi)
Era un gigante. Uno dei suoi libri più trascurati è Il decennio dell’Io. Spiegava come ognuno di noi era diventato il Dio di se stesso.#TomWolfe
— mattia feltri (@mattiafeltri) 15 maggio 2018
INVENTÒ IL TERMINE RADICAL CHIC
Tom Wolfe è morto a 87 anni: lo scrittore e saggista a cui dobbiamo un capolavoro come “Il falò delle vanità” si è spento nell’ospedale di Manhattan, dov’era stato ricoverato nei giorni scorsi a causa di un’infezione. A darne notizia è stato il Guardian, citando come fonte autorevole l’agente del letterato, Lynn Nesbit. Tom Wolfe, al secolo Thomas Kennerly Wolfe Jr., era nato a Richmond il 2 marzo 1931. Della sua produzione letteraria, come riporta La Stampa, sono stati pubblicati in Italia da Mondadori, oltre che il già citato “Il falò delle vanità”, anche “Un uomo vero”, “Io sono Charlotte Simmons”, e “Le ragioni del sangue”. La carriera di Wolfe prese il via come giornalista nel 1957 presso lo “Springfield Union”; tre anni dopo si trasferì al “Washington Post” e nel 1962 al “New York Herald Tribune”, collaborando anche con la rivista “Esquire”.
TOM WOLFE E I NEOLOGISMI
Non è da tutti creare un termine, una parola capace di entrare nei vocabolari, oltre che nell’uso comune di milioni di persone. Ebbene Tom Wolfe c’è riuscito: è sua infatti la paternità di un neologismo molto in voga come radical-chic. Per definizione si tratta di una locuzione che “riflette il sinistrismo di maniera di certi ambienti culturali d’élite, che si atteggiano a sostenitori e promotori di riforme o cambiamenti politici e sociali più appariscenti e velleitari che sostanziali”. Il suo romanzo di maggior successo, pubblicato nel 1987 e tradotto in Italia con il titolo “Il falò delle vanità”, ha dato origine all’omonimo film di Brian De Palma con Tom Hanks, Bruce Willis, Melanie Griffith e Morgan Freeman. Tom Wolfe è stato insignito anche di diversi premi, fra cui il “Dos Passos Prize” e il “Jefferson Lecture in the Humanities”, quest’ultimo particolarmente prestigioso poiché si tratta del riconoscimento più alto che il Governo degli Stati Uniti può conferire per particolari traguardi raggiunti nelle discipline umanistiche.