Trieste, giugno 1914. Ne Il Confine, la scritta in sovrimpressione è più di una linea guida. È il titolo di un capitolo, nel romanzo storico di Franz, Emma e Bruno. A pagina 1 – primo take – i tre sono a scuola. Un dettaglio salta subito all’occhio: non saranno un po’ cresciutelli, questi attori stempiati – con barba? Filippo Scicchitano, Caterina Shulha e Alan Cappelli Goetz hanno rispettivamente 24, 25 e 30 anni. Bravi, ovvio, ma nemmeno De Niro sarebbe credibile. Buona la performance complessiva: accento accennato, perché il triestino è troppo caratteristico. Non che manchi (il carattere): tutti i personaggi sono ben descritti, disegnati a penna sullo sfondo della storia. A tratti, però, sembra di leggere un copione noto. Quello di una telenovela, con una fotografia un po’ più grigia e smorta. La guerra è solo un pretesto; o il quarto incomodo del triangolo.
RECAP
È il compito di latino, ed Emma non sa un granché. Per questo sfrutta il bigliettino, metodo senza tempo e – è il caso di dirlo – ante guerra. Il pizzino non giunge a destinazione; anzi, finisce nelle mani del prof. È allora che Bruno si immola, precedendo i sacrifici del fronte. Lo capiamo subito: è lui il buono della situazione. Ed è anche al vertice del triangolo, con Emma e Franz che inseguono. La Signorina ha qualche incomprensione con Mamma e Papà: “Devi iscriverti a Medicina, così curi la zia”. Le motivazioni, quelle valide. La notizia della guerra arriva mentre i tre sono a lezione. “Arciduca e consorte sono stati assassinati. Dicono sia stato un serbo”. La sintesi è affidata al professore. Qualcuno esulta: “Questo vuol dire niente compiti!”. Emma, Franz e Bruno si mostrano preoccupati: sono gli unici, a quanto pare.
La maturità è alle porte, il che non fa altro che alimentare le loro ansie. Ruggero, fratello di Bruno, parte a difesa della Nazione. “Vedi di non farti fregare al diploma”. Non succede: i tre superano l’esame più o meno brillantemente. Franz vorrebbe combattere, ma suo padre non glielo permette. Bruno, al contrario, non ha nessuna intenzione di lasciare Trieste. “Tu sei pazzo. Non ti piace stare qui, con Emma? Darei oro per essere al posto tuo”. E si vede. Poi il congedo: “Vado lì, ne ammazzo due e torno da eroe”. Break; il caporale Furian si nasconde dietro a dei sacchi di farina. Con lui un compagno: “Dobbiamo difendere Leopoli dai russi. Ma dov’è Leopoli? E dove sono i russi?”. Rappresentativo. Emma si scopre incinta. “Partirai subito per Vienna”, intima il Colonnello a Franz. “Subito” è ora: a nulla serve divincolarsi. Un anno dopo, l’Italia entra in guerra. Proteste generali: “Voi uomini siete buoni soltanto ad ammazzarvi”. È un po’ una semplificazione, che detta tra le lacrime acquista di significato. Ultima scena con citazione di Ungaretti: “‘Morire come le allodole assetate sul miraggio'”. Un po’ fuori tempo, no? “Sta qui al fronte pure lui”. Fama ante litteram. E anti-letteraria.