Il delitto del Canaro e Pietro De Negri, uno degli omicidi più efferati della cronaca di Roma per via della modalità con cui venne ucciso l’ex pugile Giancarlo Ricci. Un orrore che inizia nell’88, quando l’uomo, conosciuto col il nome di Canaro della Magliana, er Canaro in dialetto, per via del suo lavoro di toelettatura per cani, confessa l’omicidio di fronte al pm Olga Capasso. Il delitto del Canaro tuttavia potrebbe nascondere dei misteri e dei responsabili ancora da scoprire: ne è convinta la mamma della giovane vittima, all’epoca appena 27enne. E sarà proprio Vincenzina Carnicella a lanciare il suo appello nella puntata di Chi l’ha visto di oggi, mercoledì 16 maggio 2018, sicura che Pietro De Negri sia stato in realtà manovrato da qualcun altro. Per questo avrebbe ucciso il giovane pugile, bucandogli gli occhi, mozzandogli le orecchie ‘come ad un Dobermann’, come riferirà nell’interrogatorio, ricorda Il Tempo, prima di aprirgli la testa con la chiave inglese. Soffocato dalle parti del corpo che gli erano state amputate ed infine dato alle fiamme. Una morte straziante che ferma il tempo e la vita di Giancarlo Fabbri in quel pomeriggio, quando un amico lo vede per l’ultima volta entrare nel negozio della Magliana di proprietà di De Negri. Sarà infatti Fabio Beltrano ad aiutare gli inquirenti a scovare il colpevole.



LA VERSIONE DI PIETRO DE NEGRI

La versione di Pietro De Negri in merito al delitto di Giancarlo Ricci sconvolge per primo il capo della Squadra Mobile di allora, Rino Monaco. Sarà il primo a sentire le parole del Canaro della Magliana, con cui viene descritto nel dettaglio la dinamica del delitto. De Negri avrebbe ucciso il pugile 27enne per via delle persecuzioni messe in atto della vittima, messe a lungo per diverso tempo e collegate ad una rapina fatta dal reo confesso. Un crimine che De Negri è stato costretto a compiere ai danni di un vicino di negozio e che lo ha portato infine in carcere. E’ in questo momento che inizia a maturare l’odio profondo di De Negri nei confronti della vittima, anche alla luce della separazione voluta dalla moglie del Canaro, nel periodo di detenzione. La miccia di questa bomba si accende però quando il pugile colpisce l’uomo di fronte alla figlia di quest’ultimo ed inizia a ricattarlo perché pagasse 200 mila lire per riavere uno stereo di sua proprietà, che nel frattempo Giancarlo Ricci gli avrebbe rubato. Davide e Golia: è così, come ricorda Il Tempo, che De Negri descriverà il suo rapporto con Ricci ed il suo desiderio di ucciderlo.



IL DELITTO DEL CANARO

E’ il 18 febbraio del 1988 che si consuma quello che verrà ricordato come il delitto del Canaro, un giorno oscuro per la capitale e per la famiglia di Fabrizio Ricci. Approfittando di una visita della vittima, Pietro De Negri avrebbe costretto il ragazzo ad entrare in una delle gabbie del suo negozio di toelettatura per cani. Dopo avergli spruzzato della benzina addosso per stordirlo, De Negri avrebbe immobilizzato il pugile e gli avrebbe tagliato le dita delle mani. Non lo uccide subito però, perché vuole vederlo soffrire, agonizzare e che muoia solo dopo miriadi di torture. Gli taglia la lingua, mutila labbra, naso e orecchie ed infine lo evira per dimostrare che è “una femminuccia”, come riferirà l’uomo agli inquirenti. Solo dopo aver ucciso Ricci per asfissia, usando i suoi stessi arti imputati per soffocarlo, gli aprirà la scatola cranica e userà lo shamppo per cani sul cervello della vittima. Il desiderio di De Negri in quel momento è di “smontarlo”, come scriverà in un memoriale scritto nel periodo di detenzione. De Negri verrà condannato a 16 anni di carcere grazie alla seminfermità mentale che gli verrà riconosciuta, sottolinea Il Corriere della Sera. Il delitto del Canaro è stato trattato anche nel film diretto da Matteo Garrone e in uscita nelle sale nella giornata di domani, dal titolo Dogman. Un’opera di pura fantasia, sottolinea il regista, che ha sollevato tuttavia le critiche della madre della vittima, Vincenzina Carnicella. Quest’ultima ha deciso di querelare Garrone per diffamazione ed anche per via di quei riflettori che dopo tanti anni di dolori, ha contribuito a riaccendere sulla sua famiglia.



VINCENZINA CARNICELLA NON HA PIÙ PACE

Vincenzina Carnicella non ha più pace. Il delitto del Canaro che le ha strappato in modo barbaro il secondo genito Giancarlo Ricci è al centro del film Dogman che Matteo Garrone ha presentato in questi giorni a Cannes e che si appresta a proiettare nei cinema italiani. Una visibilità che la madre dell’ex pugile 27enne, seviziato, torturato e ucciso da Pietro De Negri, di certo non voleva. Soprattutto perché ora è nonna ed aveva scelto di tutelare l’innocenza dei bambini nascondendo la verità sulla morte del figlio. E riguardo alla ricostruzione dei fatti, ricorda Il Corriere della Sera, in cui la vittima è stata definita come un criminale piegato al volere della droga, Vincenzina risponde con rabbia e determinazione: tutte menzogne. Portava il pranzo alle vecchiette, ricorda invece nel suo intervento stampa, anche se ammette che per un certo periodo il suo ragazzone era caduto a causa di una ragazza, che lo aveva spinto a fare uso di cocaina. Ed ancora oggi vuole la verità su quanto accaduto a Giancarlo: il perito infatti ha smentito in più punti la versione di Pietro De Negri, noto tristemente alla storia come il Canaro della Magliana, soprattutto per quanto riguarda le mutilazioni al corpo dell’ex pugile. Tutte fatte in seguito alla sua morte, avvenuta nel giro di 30 minuti. Ed è per questo che la madre della vittima è sicura che ci sia molto di più dietro la morte di Giancarlo, forse proprio quel clan di siciliani di cui si è parlato il giorno seguente al delitto, una pista abbandonata in assenza di prove.