Lo scandalo molestie esploso lo scorso ottobre in seguito alle accuse a Harvey Weinstein avrà delle conseguenze indirette anche nel concorso di bellezza più importante degli Stati Uniti: nell’era del #MeToo, infatti, Miss America sarà guidata da donne, tutte ex concorrenti che si occuperanno sia della fondazione che dell’organizzazione stessa. Sarà Regina Hopper, Miss Arkansas nel 1986, a presiedere la Miss America Organization, mentre Marjorie Vincent-Tripp, Miss America nel 1981, sarà alla guida del consiglio di amministrazione della Miss America Foundation. Le due nuove leader andranno ad aggiungersi alla vincitrice di Miss America del 1989, Gretchen Carlson, già nominata presidente del board dell’organizzazione. Tale scelta va chiaramente inserita nel nuovo contesto di lotta contro gli abusi e le molestie e, come dichiarato dal comunicato ufficiale, “inaugura una nuova era di progresso, inclusione ed emancipazione”.
MISS AMERICA: IL CAMBIAMENTO DOPO LO SCANDALO DEL DICEMBRE 2017
Il cambiamento ai vertici di Miss America, che sarà guidata da tre donne (tutte ex miss) arriva a pochi mesi di distanza dallo scandalo che aveva scosso l’organizzazione e la fondazione del concorso di bellezza. Lo scorso dicembre, infatti, erano state rese note alcune email denigratorie scambiate da alcuni funzionari dell’ente che si esprimevano in merito alle le abitudini sessuali, l’aspetto fisico, il peso e persino l’intelligenza delle belle concorrenti. Tali missive prendevano di mira soprattutto Mallory Hagan, che ha vinto il titolo di Miss America nel 2013, prendendola in giro per l’aumento di peso dopo la vittoria e commentando persino il numero dei suoi amanti. Ne era seguito un gran polverone mediatico che aveva costretto, nonostante i proclami di estraneità ai fatti, alle dimissioni del Ceo Sam Haskell e del presidente Josh Randle. In tale circostanza Haskell si era difeso affermando: “Il materiale si basa su email private rubate tre anni fa da ex impiegati. La storia non è vera e ferisce me, la mia famiglia e l’organizzazione no-profit di questo concorso”. Ma tali parole non erano bastate per placare le polemiche.