Fabrizio Gifuni ha presentato “Prima che la notte”, il film che racconta la storia di Pippo Fava, anche a La Vita in Diretta. «Questo film racconta soprattutto il lavoro dei giornalisti», ha spiegato l’attore nell’intervista con Francesca Fialdini. Parlando in un recente convegno sulla libertà di stampa, Gifuni ha spiegato la sua posizione: «Dalla libertà di stampa capisci il tasso di democrazia di un Paese, è come un termometro. Questo film racconta il mondo dei giornali e spiega cosa vuol dire essere uomini liberi». Da qui l’invito a riflettere sulla nostra vita e su quello che facciamo. Poi Gifuni, tra gli attori più poliedrici e intensi della sua generazione, ha dato un consiglio a chi vedrà “Prima che la notte” oggi: «La mafia arriva negli ultimi anni della sua vita, ma stasera non dobbiamo pensare alla mafia, ma concentrarsi sulla sua storia, una storia di vittorie». (agg. di Silvana Palazzo)



“AVEVA UN’INCONTENIBILE VOCAZIONE ALLA VITA…”

Fabrizio Gifuni questa sera, sulla rete ammiraglia di Casa Rai racconta la voglia che Pippo Fava aveva di urlare la sua verità. Intervistato da LaSicilia.it, l’attore svela di avere accettato il ruolo conoscendo la storia di Fava ma non la sua attività teatrale ed ha conosciuto un personaggio dai mille talenti: “oltre a essere stato uno dei più grandi talenti del giornalismo d’inchiesta, era un grande artista, intellettuale, una persona che avrebbe potuto spendere i suoi talenti espressivi in molte direzioni. I suoi lavori teatrali venivano rappresentati nei teatri italiani, non solo allo Stabile. I suoi quadri erano una realtà perché aveva una mano molto felice. In quel momento, però, anziché capitalizzare i suoi successi decide di tornare a Catania per motivi pubblici e personali, accettando la proposta di assumere la direzione di un giornale perché sentiva che c’era più di un nodo irrisolto nel suo rapporto con la città e con la sua famiglia”. Fava aveva una vitalità davvero inarrestabile: “Fava aveva un’incontenibile vocazione alla vita, il “puzzo” della morte insito negli avvertimenti di chiaro stampo mafioso che aveva ricevuto negli ultimi mesi della sua vita sembrava non sfiorarlo. Non si fermava davanti a nulla. Il fatto che a “I siciliani” faceva fatica a quadrare i conti non frenò né lui e né i suoi “carusi”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)



IL RITORNO IN TV DOPO 8 ANNI

Fabrizio Gifuni torna in televisione a otto anni di distanza dalla sua precente fiction. E per farlo veste i panni di un uomo realmente esistito, un ruolo di grande responsabilità ma inevitabilmente anche di grande soddisfazione. L’attore presta infatti il volto a Pippo Fava, un giornalista e scrittore siciliano, la cui vita viene raccontata in Prima che la notte, il film per la televisione in onda su Rai 1 oggi 23 maggio. Si tratta di una vicenda che riporta al filone della mafia, spesso chiamato in causa dalla rete ammiraglia Rai, e che racconta le vicende di uomo freddato il 5 gennaio 1984 con cinque colpi di arma da fuoco. Ma la storia di Pippo Fava sarà soprattutto quella di un uomo vero, anche se dal carattere particolare. A raccontare maggiori dettagli delle caratteristiche del personaggio che interpreta è lo stesso Fabrizio Gifuni in un intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale.



PIPPO FAVA È UN UOMO ECCENTRICO E CREATIVO

Fabrizio Gifuni descrive con grandi particolari il suo Pippo Fava, che interpreta nella fiction Prima che la notte: “Uomo verissimo. Anche se anomalo, particolare; tanto diverso da risultare seduttivo. E proprio per questo anche personaggio: il più bello, anzi, che un attore possa desiderare. A dispetto del tragico epilogo che lo risucchierà, infatti, si mostra vitale, eccentrico, creativo; uno che faceva radio, televisione, che scriveva drammi e romanzi, che battagliava nel giornalismo di denuncia. Interpretarlo ha significato per me assorbire tutto questo e poi liberarsene. Altrimenti rischiavo di restarne schiacciato“. Il carattere di Pippo Fava fu la principale causa dei problemi che ne seguirono. Venne, infatti, chiamato a dirigere un giornale a Catania, nel quale ebbe il coraggio di denunciare Nitto Santapaola, il più terribile capo mafia degli anni 80. Una decisione che, purtroppo, non restò prima di tragiche conseguenze.

IL SUO GIORNALISMO ETICO

L’interpretazione di Pippo Fava, ha segnato fortemente Fabrizio Gifuni, che si è reso conto di quanto sia importante il giornalismo etico, rappresentato dal suo personaggio. Nell’intervista a Il Giornale, infatti, precisa senza remore come Fava dovrebbe rappresenzare un esempio da seguire: “Era un giornalismo etico. Faceva cioè il suo mestiere seguendo ogni giorno le regole del vivere civile. Avremmo bisogno di più giornalismo etico. Come di più etica in qualsiasi altro settore, del resto. Etica è una bella parola: una parola limpida. Più di morale, che può facilmente scadere in moralismo. In definitiva indica solo il giusto modo di stare al mondo“. La fiction, basata su un libro scritto dallo Claudio, il figlio di Fava e da un collaboratore del giornale in cui lavorava, inizialmente era stata pensata come una miniserie, ma poi la Rai ha espressamente chiesto che venisse ridotta a un singolo episodio. Una scelta di grande sacrificio per Gifuni e i suoi collaboratori: “Credo di poter dire che tutti dal regista Vicari, al suo debutto televisivo, agli altri interpreti fra cui Lorenza Indovina – ci abbiamo creduto fino in fondo. E ci siamo sacrificati nel farlo: non esito a dirlo. Ma era giusto che fosse così“.