Scadrà tra pochi giorni il Consiglio di Amministrazione della Rai e stanno pervenendo numerose candidature per il nuovo ciclo. Tra queste c’è anche quella di Giovanni Minoli, noto conduttore televisivo e pubblicista. Autore di programmi come Mixer e Quelli della notte, il pubblicista di Torino ha raccontato ai microfoni del Corriere della Sera la sua scelta: “Ho inviato il mio curriculum, sì. Hanno detto che deve valere la meritocrazia. Qualche titolo credo di averlo. Qualche titolo? Vabbè, diciamo che in televisione ho fatto praticamente tutto”. Giovanni Minoli ha poi parlato dei programmi come Mixer rimasti nella storia della tv, ma anche della fiction Un posto al sole: L’ho fatta tutta io, semplicemente. E adesso è arrivata alla sua puntata numero 5 mila. Con un successo che ad alcuni sembrava impensabile. Perché impensabile? “Un posto al sole” è diventata la più grande industria di Napoli, che dispensa 1800 posti di lavoro. In venticinque anni ha mantenuto uno share dell’8-10 per cento nel prime time. È stata un’intuizione felice, questa fiction. All’inizio, però, tutti mi davano addosso per fortuna e a darmi soddisfazione ci ha pensato Umberto Agnelli”.



“LA RAIVOLUZIONE”

“La Raivoluzione”, ciò che ha intenzione di fare Giovanni Minoli “per capire dobbiamo guardare quello che succede nella nostra televisione di Stato”. E il conduttore televisivo ha ben presente il punto di vista da adottare: Dalla produzione. Il 70-75 per del prime time è prodotto in outsorcing. Bene, e questo quando la Rai ha 15 mila dipendenti e circa 1700 giornalisti. Bisogna produrre tutti i prodotti interni alla Rai? No, non dico questo. Dico piuttosto che bisogna ripensarlo il servizio pubblico. Ristabilire le proporzioni”. Bisogna partire da un progetto secondo l’autore, partendo dalle radici di questo Paese, basti pensare a Marchionne, che “è andato nella sua cineteca, ha tirato fuori la 500. Ha fatto un restyling e ha comprato la Chrysler”. Giovanni Minoli è stato inoltre direttore direttore di rete: In Rai ho diretto Rai2, Rai3 e Rai Educational. Poi sono stato anche il direttore generale di Stream, ovvero l’antesignana di Sky. Ma non ho mai smesso di essere un autore. Sono sempre andato avanti con due cappelli in testa, uno da dirigente e un altro da autore. Ho fatto anche la radio, per quattro anni, a Radio24″. Il conduttore ha parlato poi della sua candidatura: “Veramente un giorno ho letto che Santoro ha annunciato di volersi candidare, io ho pensato fosse il caso di farlo, direttamente. E speriamo che valga la meritocrazia. Per dirigere la televisione pubblica devi saperne qualcosa. Fino ad oggi la Rai è stata in mano di persone che sembravano passare di lì per caso”.

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