Ottantacinque anni, un premio Pulitzer, un Nobel sfiorato. Philiph Roth è morto e in rete si ricordano tutti gli scritti e tutte le opere memorabili da lui composte. Da ricordare che lo scrittore è stato l’unico americano che abbia visto la pubblicazione di una propria opera da parte della Library of America. Lo scrittore ha lasciato un’eredità enorme di testi pubblicati e di inediti mai letti, ma uno dei suo voleri è quello di far bruciare tutti i suoi lavori. In una delle ultime interviste aveva confessato, amaramente: “Raccontare storie era tutto per me, ma non è più il centro pulsante della mia vita. Non avrei mai immaginato potesse succedermi. Ma non avrei nemmeno immaginato tante cose che stanno accadendo”. Alla soglia degli ottant’anni aveva infatti deciso di appoggiare la penna, tutto quello che aveva da dire l’aveva detto e del resto nulla più gli importava. (Agg. Camilla R. A. Catalano)



LE SUE FRASI INDIMENTICABILI

Sono tante le affermazioni indimenticabili pronunciate da Philiph Roth, lo scrittore americano deceduto all’età 85 dopo avere vinto un premio Pulitzer e sfiorato il Nobel per la letteratura. L’artista ci lascia un bagaglio di dichiarazioni tratte dai suoi libri e dalle interviste rilasciate negli anni ai più autorevoli quotidiani d’oltreoceano e non solo. Come non segnalare, a tal proposito, l’immagine della sua famiglia data al Guardian nel 2000: “Non potrei mai scrivere della mia famiglia com’era veramente perché i miei genitori erano gente buona, lavoratrice, responsabile, e questo per uno scrittore è noioso. Quello che ho scoperto inavvertitamente è che se metti sotto pressione questa brava gente americana, ecco, allora ti viene fuori una storia”. Sul rapporto con i suoi lettori, invece, precisava in un’intervista per la Paris Review del 1984: “Se mi stai chiedendo se avessi voluto cambiare in qualche modo la cultura coi miei romanzi, la risposta è ancora no. Quel che voglio è possedere i miei lettori mentre leggono il mio libro: a riuscirci, vorrei possederli in modi inarrivabili agli altri scrittori”. [Agg. di Dorigo Annalisa]



IL DESTINO DEI SUOI SCRITTI

C’è molto da dire sullo scrittore Philip Roth che è morto e lascia su questo mondo una grandissima eredità grazie ai suoi tantissimi scritti. Tra le curiosità più interessanti da raccontare proprio a poche ore dalla sua morte c’è quella dichiarazione più volte ripetuta dall’autore che avrebbe dato ordine ai suoi parenti alla sua morte di distruggere tutto il suo archivio personale all’interno del quale ci sono sicuramente anche degli inediti. Un dispiacere immenso per i suoi lettori che avrebbero il piacere di scoprire cosa nascondeva tra i suoi appunti l’autore. Per di più sarebbe importante proprio per la cultura in generale vedere altri pezzi di grandissimo livello intellettuale. Probabile però che non li vedremo mai e da una parte sarebbe giustissimo far rispettare le volontà di un autore che merita solamente rispetto e di vivere in un ricordo costante e legato a quello che avrebbe voluto far vedere al pubblico. (agg. di Matteo Fantozzi)



L’USO DELL’ALTER EGO

È morto Philip Roth, scrittore americano amato in tutto il mondo. Questi ha dimostrato negli anni di essere un vero e proprio innovatore con tante idee interessanti che hanno cambiato per sempre il modo di fare letteratura. Tra queste c’è l’utilizzo continuo di un alter ego per raccontare in maniera autobiografica diversi episodi della sua vita. Per questo è importante iniziare a mettere nel mirino Nathan Zuckerman che è un personaggio pronto ad apparire in diverse opere e in grado di catturare l’attenzione. Infatti il pubblico spesso si è domandato chi fosse e se rappresentasse una vera persona che ha fatto parte della vita dell’autore. Philip Roth è stato solito però utilizzare anche il suo nome all’interno di diverse opere come in Operazione Shylock, ma anche personaggi legati alla sua vita di tutti i giorni e alla sua famiglia. Era un innovatore in tutti i sensi e sicuramente sue possibili nuove opere ci mancheranno e non poco. (agg. di Matteo Fantozzi)

IL CORDOGLIO DEI FAN SUI SOCIAL

Tanti i messaggi di cordoglio per la scomparsa di Philip Roth, scrittore deceduto all’età di 85 anni. A partire dall’autore nostrano Roberto Saviano: “”Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile.” Philip Roth Che la terra ti sia lieve…”. Queste le parole di Giancarlo Leone: “Ho conosciuto #PhiliphRoth negli USA sul set de La macchia umana nel 2002. Soltanto una stretta di mano e qualche parola. Ho letto quasi tutta la sua opera. E mi sono convinto che il #Nobel non meritava quel gigante di scrittore. Era fuori quota. Non resta ora che rileggerlo”. E ancora numerosi fan: “#PhiliphRoth era il più grande scrittore vivente, a mio parere. Addio Gigante! In fondo che te ne saresti fatto del loro #Nobel… hai già sufficienti opere a decantare la tua grandezza”, “Le pagine di #PhiliphRoth saranno più leggere: ci lascia il loro autore che abbiamo amato tanto. Gli è mancato soltanto il Nobel, niente che non gli impedisca di sedere nella storia della letteratura tra gli indimenticabili. Grazie per tutte le parole con cui ci hai nutrito”, “Due i sentimenti che accompagnano la scomparsa di #PhiliphRoth, sgomento e rabbia. Pur avendo scritto capolavori della letteratura del ‘900 gli hanno negato il #Nobel. Una vergogna inaccettabile per chi scrivere era essenza stessa della vita. Che la pace (o il nulla) sia con lui”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

LA FORMIDABILE FIDUCIA NELLA LETTERATURA

Se ne è andato a 85 anni Philip Roth, considerato uno dei maggiori autori della letteratura mondiale contemporanea nonché vera icona del “grande romanzo americano” portato anche sul grande schermo. Il riconoscimento più importante arrivò nel 1998 per Pastorale Americana ma Roth è andato via proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto ricevere il premio Nobel per la letteratura. Nonostante questo, lo scrittore che nel corso della sua carriera contribuì a ispirare numerose pellicole riuscì a non perdere mai quella grande fiducia nella letteratura e la granitica certezza che proprio essa non era e mai lo sarà oggetto di premi, successo e copie vendute. Roth, di contro, ha sempre professato la scelta delle parole, di quella scrittura precisa e quel forte impegno che contribuisce ad unire alla perfezione una storia ed il modo di raccontarla. E così nel corso della sua carriera l’autore non ha mai smesso di ricordarci che la letteratura sta nei testi e nella concatenazione della parola, una dopo l’altra. Per questo fa meno male pensare a quel premio di cui è stato privato, proprio nel giorno della sua triste scomparsa, insegnandoci invece che il solo ruolo della letteratura è farci capire “come” siamo esseri umani, imperfetti e mortali, con tutte le difficoltà che ciò inevitabilmente comporta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

TUTTI I PREMI VINTI

E’ morto Philip Roth, un altro cardine della letteratura mondiale ci ha lasciati. Il riconoscimento più importante è giunto nel 1998, il Premio Pulitzer per lo straordinario Pastorale Americana e in molti hanno sottolineato il proprio rammarico per la mancata assegnazione di un Premio Nobel che avrebbe più che meritato. Sono comunque numerosi i riconoscimenti ottenuti dallo scrittore statunitense: 1960 National Book Award per Goodbye, Columbus; 1986 National Book Critics Circle Award per The Counterlife; 1991 National Book Critics Circle Award per Patrimony; 1993 PEN/Faulkner Award per Operation Shylock; 1995 National Book Award per Sabbath’s Theater; 1998 Premio Pulitzer per la narrativa per American Pastoral; 1998 Ambassador Book Award of the English Speaking Union per I Married A Communist; 1998 National Medal of Arts dalla Casa Bianca; 2000 PEN/Faulkner Award per The Human Stain; 2001 Gold Medal in Fiction dalla American Academy of Arts and Letters; 2001 Premio Franz Kafka; 2001 WH Smith Literary Award per The Human Stain; 2002 National Book Foundation’s Award for Distinguished Contribution to American Letters; 2002 Prix Médicis per The Human Stain; 2004 Sidewise Award for Alternate History per The Plot Against America; 2005 WH Smith Literary Award per The Plot Against America; 2006 PEN/Nabokov Award; 2007 PEN/Faulkner Award per Everyman; 2007 PEN/Saul Bellow Award for Achievement in American Fiction; 2011 Man Booker International Prize; 2012 Premio Principe delle Asturie; 2013 Legion d’onore della Repubblica francese. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TUTTI I FILM TRATTI DAI SUOI LIBRI

In molti hanno cercato di portare i romanzi di Philip Roth in versione cinematografica, ma quando ci si trova davanti giganti della letteratura la sfida è improba. Il primo tentativo risale al 1969 quando sul grande schermo arrivò il film La ragazza di Tony, tratto dal racconto Addio Columbus incluso in uno die suoi primi libri. Nel 1972 il regista Ernest Lehman girò Il lamento di Portnoy. uscito in Italia con il titolo di Se non faccio quello non mi diverto (per la serie i titoli demenziali). Nel 2003 è la volta  de “La Macchia Umana” di Robert Benton con Anthony Hopkins e Nicole Kidman. Qundi nel 2008 esce Lezioni d’amore, tratto da L’animale morente con attori Ben Kinsley e Penelope Cruz. Alla sceneggiatura aveva lavorato per due anni Gabriele Muccino con attori previsti Al Pacino e Rosario Dawson. Nel 2014 arriva al cinema “The Humbling”, basato sul romanzo L’umiliazione”, diretto daBarry Levinson e con un super cast che comprendeva Al Pacino, Dianne West, Greta Gerwing. Ci furono ancora Indignazione e American Pastoral entrambi usciti nel 2016 dagli omonimi romanzi, quest’ultimo diretto e interpretato da Ewan McGregor (Agg. Paolo Vites)

TROPPO TARDI PER IL NOBEL

E’ morto uno dei grandi della letteratura moderna americana. Philip Roth ci lascia all’età di 85 anni, dopo aver realizzato 30 opere, vinto un premio Pulitzer nel 1999, e sfiorato il premio Nobel nel 2018. «E’ morto circondato dai suoi amici di una vita che lo hanno profondamente amato», ha precisato il suo biografo, come riporta La Repubblica. Philip si è spento per un problema al cuore in un ospedale di Manhattan, e la comparsa è stata confermata da più fonti, compresa l’amica Judith Thurman. A livello politico fu un grande sostenitore dell’ex presidente americano Barack Obama, e durante la sua campagna politica attaccò George Bush Junior. Di recente accusò anche il presidente Donald Trump al New Yorker, dicendo: «E’ un presidente ignorante sui temi che riguardano il governo, la storia, la scienza, la filosofia e l’arte e incapace di esprimere o riconoscere sottigliezze e sfumature, utilizzando un vocabolario formato da 77 parole». Roth, originario di una famiglia borghese ed ebraica, disse di aver raggiunto la svolta quando iniziò a rendersi conto di poter usare il suo mondo nei romanzi che scriveva. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

MORTO PHILIP ROTH

E’ scomparso all’età di 85 anni lo scrittore americano Philip Roth. E’ stato un grandissimo della letteratura non solo statunitense, morto nell’anno in cui avrebbe dovuto ricevere il Premio Nobel per la letteratura. Peccato che proprio negli scorsi mesi l’accademia svedese che organizza gli ambiti riconoscimenti, sia stata investita dallo scandalo legato alle molestie sessuale, e di conseguenza, abbia deciso di dare forfeit all’edizione 2018 dei Nobel. A dare notizia della scomparsa di Roth è il New York Times, indiscrezione poi confermata da Andrew Wylie, l’agente dello stesso scrittore. La morte è avvenuta questa notte, fra martedì e mercoledì, per via di un’insufficienza cardiaca. Roth scriveva nei suoi libri le sue origini, lui che era nato nel New Jersey all’inizio degli anni ’30, in una famiglia borghese ebraica.

PASTORALE AMERICANA LA SUA PIU’ GRANDE OPERA

Sono più di 30 le opere pubblicate da Roth, vincitore dell’ambito Premio Pulitzer nel 1998. Il suo primo lavoro è stato “Addio, Columbus” targato 1959, quindi è arrivato “Il lamento di Portnoy “nel ’69, e sono dovuti passare altri 10 anni per “Lo scrittore fantasma”. La sua opera più importante secondo i critici è arrivata però solo nel 1997, a quasi 40 anni dagli esordi, leggasi “Pastorale Americana”, che mischia temi sociali e politici dell’America di quegli anni, e da cui sarà anche tratto un film. E’ invece del 2010 l’ultimo suo lavoro, “Nemesi”, prima del ritiro definitivo annunciato nel 2012 a Les Inrockuptibles: «Alla fine della sua vita il pugile Joe Louis disse: “Ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione”. È esattamente quello che direi oggi del mio lavoro. Ho deciso che ho chiuso con la narrativa. Non voglio leggerla, non voglio scriverla, e non voglio nemmeno parlarne».