Il film “Prima che la notte” affronta la vita e le gesta di Pippo Fava, giornalista vero esempio per i giovani che vogliono affrontare questo mestiere. Di lui ha parlato anche Don Ciotti, presidente di Libera, che alla presentazione del film tv Prima che la notte di Daniele Vicari con Fabrizio Gifuni, in onda questa sera su Rai1 (anniversario della strage di Capaci e diventata Giornata della legalità), parla con ardore della lotta alla mafia. “Il film entra dentro, è bello e gli attori sono veri e credibili, hanno reso vivo tutto. – dichiara Don Ciotti – Pippo Fava è mostrato come uno se lo immagina. Lui era ottimista e divorato dalla passione per il giornalismo, ma grida nel deserto. Anche noi rischiamo di farlo, nella sua Catania impaurita si rivolge ai giovani e li rende protagonisti”. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Daniele Vicari: “Raccontarlo senza tradirlo non era semplice”
Daniele Vicari ha presentato il film su Pippo Fava con le seguenti parole: “La questione della libertà di stampa è tornata con urgenza al centro del dibattito pubblico e con essa la necessità del giornalista di svincolarsi da condizionamenti sempre più potenti e pervasivi. È per questo che la vicenda umana e professionale di Pippo Fava, che intorno al giornale da lui fondato, I Siciliani, ha formato una nuova generazione di giornalisti, mi è parsa esemplare e commovente, in grado di disegnare una prospettiva e un futuro. Cose di cui oggi più che mai abbiamo bisogno”. Questa sera su Rai1 andrà in onda il film TV a lui dedicato, in occasione anche dell’anniversario della Strage di Capaci. Il film scritto da Claudio Fava, Michele Gambino, Monica Zapelli e Daniele Vicari, è stato tratto dall’omonima opera letteraria di Claudio Fava e Michele Gambino (Baldini & Castoldi), prodotto da Fulvio e Paola Lucisano. Pippo Fava è interpretato dall’attore Fabrizio Gifuni. Daniele Vicari, intervistato per Radio Popolare, ha raccontato anche come è nata la sceneggiatura: “Raccontarlo senza tradirlo non era semplice, ma soprattutto quando racconti questo tipo di cose, così importanti, la cosa più difficile è trovare un fulcro narrativo. Noi l’abbiamo trovato intorno al rapporto tra Pippo Fava e i suoi allievi, che sono i cosiddetti “carusi” di Pippo Fava, cioè dei giovani con i quali lui ha costruito due giornali, e quindi ha realizzato una sorta di scuola di giornalismo che ha dato un contributo sostanziale al giornalismo italiano. Intorno a questo nucleo abbiamo costruito tutto il racconto, quindi Fava è visto anche dal punto di vista dei suoi allievi. A me questa cosa è piaciuta fin da subito e per questo mi sono molto riconosciuto nel racconto e mi sono molto divertito a fare il film”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
SCRITTORE E GIORNALISTA
Scrittore e giornalista, il carisma di Giuseppe ‘Pippo’ Fava gli ha permesso in poco tempo di diventare il direttore del Giornale del Sud e di mettere al centro la sua lotta contro la mafia grazie al giornale che ha fondato, I Siciliani. E non è solo in questa azione che è racchiuso il coraggio dell’intellettuale, ma anche in tutti i passi che ha voluto compiere nella sua vita. A partire dalla decisione di attorniarsi al Giornale del Sud di un gruppo di redattori giovani, privi di qualsiasi corruzione ideologica, fra cui figurava anche l’amico Michele Gambino ed il figlio Claudio Fava. A 34 anni di distanza da quel 5 gennaio dell’84, il ricordo di Pippo Fava continua grazie alle innumerevoli gesta fatte dal giornalista. Puntigliosità, caparbietà, attenzione.
Sono tutte doti che Leone Zingales, vice presidente dell’Unci, ha sottolineato nel suo intervento in occasione dell’ultimo anniversario della morte del giornalista. Autore di una strada che ha spianato, sia con la sua vita che con la morte, a tanti cronisti di oggi che possono lottare contro le difficoltà di questo periodo storico. Una lotta per la verità e giustizia che costerà a Fava la sua stessa vita. Impossibile che le sue domande e indagini non infastidissero i boss e i colletti bianchi, ricorda Meridiano News. Troppe le denunce, le inchieste, i servizi televisivi contro la piaga di tutti i secoli, la cui esistenza all’epoca dei fatti veniva ancora smentita da politici e istituzioni. Le accuse che Pippo Fava ha lanciato tramite il suo giornale contro l’imprenditoria e Cosa Nostra, spingeranno il boss catanese Benedetto ‘Nitto’ Santapaola, a richiedere il suo omicidio. Cinque colpi di pistola che porranno fine alla vita del giornalista, nonostante quest’ultimo girasse da tempo armato, sicuro che le sue parole avrebbero infastidito i piani alti di Cosa Nostra.
PIPPO FAVA: IL RITORNO DI UN GRANDE MAESTRO
Il Pippo Fava descritto da Daniele Vicari nel suo film Prima che la notte, viaggia su binari diversi da quelli percorsi dalla stampa nazionale in tanti anni. Sono tanti gli aspetti del giornalista rimasti in secondo piano rispetto al suo tragico delitto, al motivo ultimo che ha spinto Cosa Nostra a voler uccidere chi infastidiva fin troppo le attività mafiose. Ed è forse così, come ricorda il figlio Claudio Fava a Che tempo che fa, che si è data fin troppa importanza alla morte del giornalista come evento in sé, perdendo al contempo il suo significato. E’ innegabile che quel gennaio dell’84, Pippo Fava sia stato ucciso con diversi colpi di pistola perché tacesse in via definitiva, ma per poter comprendere che cosa è accaduto realmente quel giorno, bisogna andare a ritroso nel tempo. Scoprire la personalità del giornalista, il suo rapporto con i ‘carusi’, i ragazzi di cui vorrà circondarsi per la redazione del Giornale del Sud.
Ed è sempre in quell’omicidio che Pippo Fava diventa simbolo di giornalismo, sottolineano Michele Gambino e Daniele Vicari a Adnkronos, di quella lotta a favore della verità. Per questo al centro del film di Vicari ci sarà la costruzione del suo giornale e della volontà di tanti giovani giornalisti di realizzare un’impresa di questo tipo. Gambino faceva parte di quel particolare gruppo di ragazzi, che rappresenta anche un’avventura che ancora oggi si dovrebbe vivere. Il Maestro Pippo Fava, con la sua energia, passione e cultura, con il suo forte carisma, si è rimesso in gioco ad oltre 50 anni d’età per forgiare le generazioni future.