La figura di Tommaso Buscetta è stata centrale nello sviluppo delle indagini su Giulio Andreotti e sul suo possibile collegamento con la morte di Mino Pecorelli. Il giornalista scomodo e direttore di Op viene ucciso nel marzo del ’79 e per Buscetta, nel corso delle sue rivelazioni, è chiaro se i killer materiali di Pecorelli fossero Stefano Bontade e Gaetano Badalamenti. I mandanti sarebbero stati Nino e Ignazio Salvo, ma dietro a questo quadro oscuro ci sarebbe stato solo Andreotti ed il suo gruppo. Il giornalista infatti rischiava di far emergere dei segreti scottanti, che avrebbero svelato il ruolo di Andreotti nel caso di Aldo Moro. Il ruolo di Tommaso Buscetta nella morte dello statista italiano e di Mino Pecorelli verrà approfondito nella nuova puntata di M di oggi, giovedì 24 maggio 2018, grazie alla conduzione di Michele Santoro. A dimostrazione che le sue parole erano vere, Buscetta fa notare infatti come nell’omicidio del giornalista siano presenti due diverse piste, sottolinea La Repubblica. Da un lato l’affiliato di Cosa Nostra, Michelangelo La Barbera, dall’altra la banda della Magliana, di cui Andreotti si sarebbe servito grazie ai legami con i fratelli Salvo. In fase processuale, quando Andreotti è stato assolto dalle accuse, è spuntato inoltre il nome di Fabiola Moretti. Vicina alla banda della Magliana, aveva raccontato a lungo degli incontri fra i boss romani e l’allora Ministro degli Esteri, per poi ritrattare tutto in un secondo momento.



TOMMASO BUSCETTA SU ANDREOTTI: “UCCIDETE MINO”

Uccidete Mino: così Giulio Andreotti avrebbe ordinato la morte di Mino Pecorelli, secondo le rivelazioni di Tommaso Buscetta. Il boss mafioso tuttavia perderà di credibilità durante il processo a carico del Senatore Andreotti per via di due diverse versioni che darà del medesimo delitto. Alla conclusione di quattro anni di dibattimenti in aula, ricorda Adnkronos, il processo per la morte del giornalista non produrrà alcun nome utile per fare luce sul mistero ed i suoi mandanti, così come gli esecutori, non troveranno conferme nei tanti tesimoni intervenuti in aula. Gli unici ad essere convinti della colpevolezza di Andreotti saranno i magistrati della Procura di Perugia, che vedranno nel Senatore l’unico colpevole. Un’accusa che alla fine si baserà solo sul verbale del 6 aprile del ’93, quando Tommaso Buscetta farà esplicitamente il nome del Senatore grazie alle confidenze ricevute da Stefano Bontade e Tano Badalamenti. Non sarà tuttavia la prima volta che il nome di Andreotti verrà accostato a Cosa Nostra. In tutto il Senatore a vita, all’epoca già ritenuto un Divo della politica, verrà interessato da 27 diverse richieste di indagini. Tutte cadute a vuoto. Buscetta invece riuscirà a superare quel muro e a spingere la Procura a portare a processo il settimo Presidente del Consiglio. Inchieste giudiziarie che si concluderanno, ricorda Il Fatto Quotidiano, con la conferma della sua colpevolezza per i fatti avvenuti prima del 1980. Data la tempistica con cui si concluderà l’intera vicenda, i reati tuttavia cadranno in prescrizione. Per tutti i fatti invece avvenuti dopo quell’anno, Andreotti riuscirà ad uscirne pulito solo per insufficienza di prove.

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