La morte di Giancarlo Ricci è fra le più efferate accadute in tanti decenni nella storia italiana ed è tristemente nota come delitto del Canaro, per via del lavoro del suo assassino. Pietro De Negri possiede infatti un negozio di toelettatura per cani quando decide di uccidere l’ex pugile dopo averlo torturato e seviziato. Il nome del Canaro sarà fra i primi sospettati dagli inquirenti nelle ore successive al ritrovamento del corpo della vittima, ad opera di un allevatore di cavali che verrà attirato da un sacco nero nella zona periferica di Roma. Quando il nome di De Negri risulterà come l’ultimo ad aver visto Giancarlo ancora in vita, sarà lo stesso Canaro a rivelare la modalità con cui ha compiuto l’atroce delitto. Er Canaro, come viene chiamato Pietro De Negri da chi lo conosce, ripeterà il barbaro racconto anche in fase processuale, come ripercorrerà Un giorno in pretura nella puntata di oggi, domenica 27 maggio 2018. Un racconto che non farà in prima persona, ma in modo indiretto grazie ad un memoriale. Pagine scottanti che illustrano nei minimi dettagli com’è morto Giancarlo Ricci e che spingeranno la madre della vittima a lasciare l’aula. A sottolinearlo è un documento storico trasmesso da Linea d’Ombra, in cui si vede chiaramente il dolore della donna nell’affrontare anche questo ennesimo dolore. Uno scritto ricco di emozioni e sensazioni quello del Canaro, che agli occhi di Vincenzina Carnicella, la madre della vittima, risulteranno fin troppo fantasiose.
LA CONFESSIONE DI PIETRO DE NEGRI SUL DELITTO DEL CANARO
La confessione di Pietro De Negri sul delitto del Canaro resa a Antonio Del Greco, vicequestore di Roma, mette in luce come Giancarlo Ricci sia stato ucciso da una sola persona. Il tutto dovuto ad un crescendo di angherie messe in atto dalla vittima nei confronti del suo assassino. L’identificazione dell’ex pugile avviene infatti grazie alle impronte digitali rimaste intatte dalle sevizie e dal rogo successivo ed hanno permesso subito la sua identificazione. Ricci appare come un pluripregiudicato, autore di diversi furti e tossicodipendente e per questo inizialmente si penserà che ad ucciderlo sia stata la malavita. Sarà invece un amico della vittima a rivelare di aver visto l’ultima volta Giancarlo in compagnia del Canaro. Quest’ultimo infatti viene accompagnato nel negozio del De Negri dall’amico Fabio Beltrano e non ne uscirà mai vivo. Ed è qui che inizia il giallo: che cosa è successo veramente quel giorno? Secondo il Canaro, Ricci sarebbe stato costretto ad entrare in una gabbia per cani, dove l’avrebbe colpito ripetutamente con un bastone e cosparso di benzina. Amputate le dita, si è assicurasse che non morisse dissanguato grazie alla cauterizzazione degli arti. In un crescendo di violenza, gli avrebbe poi tagliato le orecchie e il naso, strappato la lingua e evirato. Ricci in questi momenti è ancora vivo, ricorda Il Tempo, tanto che in seguito De Negri riferirà agli inquirenti che l’ex pugile non si decideva a morire. Ha usato quindi le dita mutilate per acciecare la vittima, riferisce il Canaro, per poi soffocarlo con i suoi genitali. Ed anche quando è sopraggiunta la morte, De Negri continua ad infierire sul corpo martoriato, spaccando i denti dell’ex pugile con un martello ed aprendogli il cranio per usare lo shampoo dei cani sul suo cervello.
IL DELITTO
Il delitto del Canaro, il Canaro della Magliana, Pietro De Negri. Er Canaro, come viene conosciuto a Roma fin dagli anni precedenti del barbaro omicidio. Sono tanti i nomi che vengono assegnati al caso di Giancarlo Ricci, mentre rimangono ancora da chiarire numerosi particolare. De Negri infatti verrà valutato dagli psichiatri, che confermeranno la semi infermità mentale, tanto da garantirgli una riduzione di pena. Ed è anche per questo che negli anni successivi al suo arresto, sono diventate sempre più dubbie le sue dichiarazioni. Il racconto sulla morte dell’ex pugile si discosta ampiamente dal referto medico, che sottolineerà invece come il decesso della vittima sia avvenuto in realtà nell’arco di mezzora. E questo getta dei dubbi sulla veridicità delle parole del Canaro, che potrebbe aver rivisitato l’episodio in un momento successivo. Secondo la madre della vittima, come ha rivelato di recente a Chi l’ha visto, si tratta in realtà di una ricostruzione fantasiosa. De Negri non avrebbe mai potuto fare del male da solo a Giancarlo, vista l’enorme differenza di statura. E per lo stesso motivo non avrebbe potuto rinchiuderlo in uno spazio angusto come la gabbia per cani del suo negozio. La madre di Ricci crede infatti che ad agire in realtà siano stati quattro uomini, dato che sulla scena del crimine verranno ritrovate quattro diverse impronte. Oppure che abbia agito solo in parte, magari attirando l’ex pugile nel suo negozio con una scusa per poi lasciarlo nelle mani dei veri aguzzini. A dimostrarlo sarebbero inoltre i fatti: le sevizie descritte dal Canaro e solo parte di esse, sarebbero state fatte in realtà sul cadavere. Ricci quindi era già morto quando qualcuno si è accanito sul suo corpo ed in modo diverso da quanto descritto da De Negri nel suo memoriale.