Fuga per la vittoria non è un film eccezionale, ma per gli appassionati di calcio è imperdibile. È del 1981, diretto dal blasonato regista John Huston un po’ forse , visto che si tratta di calcio, con il piede sinistro. L’idea non è male, ma direi che il fine è commerciale. C’è un panzutello Michael Caine nelle vesti di allenatore, ci sono vecchi campioni come Pelé, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles, Paul Van Himst, Kazimierz Deyna e questi valgono il costo del biglietto dello stadio (cinema).



Il soggetto del film è liberamente tratto dalla storica Partita della Morte del 9 agosto 1942 a Kiev tra una nazionale militare tedesca e una compagine Ucraina formata da giocatori della Dynamo Kiev e del Lokomotiv. Vinsero questi, ma poi morirono tutti nei campi di concentramento nazisti. In Fuga per la vittoria siamo in una specie di villaggio vacanza per prigionieri, e questo fa un po’ ridere. I prigionieri sono Alleati: inglesi, francesi, statunitensi, americani, irlandesi e gallesi.



Arriva il gerarca Max Von Sydow (sempre impeccabile) e organizza una partita tra nazi e Alleati. Caine pretende di avere in rosa giocatori polacchi, cechi che sono detenuti in altri campi di prigionia. La richiesta è esaudita, hanno tute rosse, scarpini, palloni e pranzi energetici. E qui ridiamo per la seconda volta: è proprio un villaggio vacanze. Manca solo Fiorello.

Nella compagine vuole giocare a tutti i costi Sylvester Stallone, già famoso per Rocky I e Rocky II. Chiaro perciò l’intento commerciale del film. Ottiene il posto di portiere, ma sembra Walter Chiari ne L’Inafferrabile 12, o forse si sta allenando per interpretare il futuro Rambo. Si narra che volendo fare il fenomeno, allontanò dalle prove del film il portiere inglese Banks che gli insegnava il mestiere. Risultato: frattura di un dito della mano e rottura di due costole. Mettiamoci poi una fuga del portierone a Parigi per avvisare la Resistenza francese con ritorno al campo di concentramento (ma quando mai?) e la partita può cominciare.



La partita si svolge a Parigi come evento mediatico e di propaganda. I tedeschi segnano a ripetizione, 4-0. L’arbitro ha spesso gli occhi chiusi, la Var non esiste, ma gli Alleati riescono a rimontare con un grande Pelé che gioca con un braccio aderente al corpo come Beckenbauer contro l’Italia nella mitica semifinale di Mexico ’70. Rambo-Stallone aveva la pretesa di segnare un gol, ma J. Huston lo esalta facendogli salvare la partita parando un rigore al 90°.

Favolosa la rovesciata in gol di Pelé vista da tutte le angolazioni possibili: lui era capace di farlo veramente. E poi….invasione di campo e tutti scappano. La partita di calcio è sicuramente la parte migliore del film, il resto è surreale.