Per 18 anni Pietro Paolo Melis è stato considerato il responsabile del sequestro di Vanna Licheri, la possidente di Abbasanta rapita in Sardegna nel 1995 e mai più tornata a casa. Il ruolo di Melis per gli inquirenti è chiaro: era lui la mente del sequestro e per questo la richiesta dell’accusa era di 30 anni di carcere. Pietro Paolo Melis verrà invece scarcerato nel luglio del 2016 con formula piena e la sua vicenda processuale verrà raccontata a Sono Innocente nella puntata di oggi, domenica 6 maggio 2018. Al centro della scarcerazione immediata richiesta dalla Corte d’Appello di Perugia la contestazione dei consulenti di parte riguardo alla perizia fonica che incastrava Melis. In un’intercettazione ambientale, la voce di un uomo collegato al rapimento della Licheri era stata riconosciuta come quella dell’imputato. Una tesi smontata dai legali dell’uomo, uscito dal carcere a 54 anni d’età, grazie all’uso di software particolari. Come ricorda la Nuova Sardegna, la morte di Vanna Licheri sarebbe avvenuta a pochi mesi dal suo sequestro, nell’ottobre del ’95. E’ in questo mese infatti che i rapitori hanno interrotto ogni contatto con i familiari della donna.



PIETRO MELIS, 18 ANNI DI VITA RUBATA

Pietro Paolo Melis non potrà più riavere quei 18 anni trascorsi in carcere con l’accusa ingiusta di aver organizzato il rapimento di Vanna Licheri. Nonostante la durezza dell’esperienza in penitenziario, l’uomo non ha mai perso la speranza di poter dimostrare finalmente la propria innocenza, anche se ogni giorno trascorso dietro le sbarre è apparso sempre più lungo di quanto effettivamente fosse. In un’intervista a Quotidiano, Melis ha sottolineato di essere felice della solidarietà e affetto ricevuti da conoscenti e amici in seguito al suo rilascio. Non si aspettava di poter contare ancora su tante persone. Così come non può dimenticare come l’arresto lo abbia privato di un momento importante della sua vita e carriera, dato che in quel periodo stava realizzando dei passi significativi a livello economico e familiare. Gli è stato impedito di creare quella famiglia che sognava da tempo, un sogno spezzato che non ha potuto più inseguire una volta libero. Studia e cura della propria salute sono stati i salvavita di Melis, che ha cercato di dedicare tutto se stesso all’esercizio fisico ed a diplomarsi in tessitura. La speranza invece non l’ha mai persa, anche nei momenti più bui. Anche di fronte alle condanne, una delusione molto forte che è riuscito a affrontare grazie al sostegno della sorella Rita e degli avvocati Maria Antonietta Salis e Alessandro Ricci. Sono loro ad aver lottato al suo fianco per tanti anni perché la verità potesse emergere.



ARRESTATO PER IL RAPIMENTO DI VANNA LICHERI

Allevatore della provincia di Nuoro, Pietro Paolo Melis aveva 38 anni quando il dicembre del ’98 viene arrestato con l’accusa di essere l’ideatore del rapimento di Vanna Licheri. La donna era scomparsa da Abbasanta, in provincia di Oristano, nel maggio del ’95 ed in seguito considerata morta anche se il suo corpo non venne mai ritrovato. Melis non è stato l’unico a finire dietro le sbarre per il rapimento Licheri: la condanna ha colpito anche Giovanni Gaddone, così come per il fratello Sebastiano Gaddone e Tonino Congiu, questi ultimi due considerati i custodi della donna rapita e Salvatore Carta. Uniti nella condanna così come nella revisione del processo, ricorda La Nuova Sardegna: anche Gaddoni avrebbe potuto ottenere la libertà in seguito alla scarcerazione di Melis, evento che tuttavia non è avvenuto. Melis invece è riuscito a dimostrare di non aver mai conosciuto Vanna Licheri, come affermato fin dall’inizio della sua vicenda giudiziaria. Così come conosceva solo di vista Gaddone, colui che nel settembre del ’95 avrebbe avuto quella conversazione in auto che avrebbe incastrato l’allevatore. In un’intervista a Panorama, l’uomo racconta come prima dell’arresto avesse già ricevuto un avviso di garanzia per il rapimento della donna e di aver pensato allora che avrebbe potuto chiarire tutto in Commissariato nell’arco di qualche ora.

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