La morte di Ermanno Olmi ha colpito duramente il modo del cinema e della cultura e non ne è rimasto indifferente Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna e caro amico del regista scomparso. Quest’ultimo, intervistato da Il Resto del Carlino, ha parlato del suo rapporto con Olmi e della collaborazione per alcuni dei suoi indimenticabili film a partire proprio da L’albero degli zoccoli: “L’idea era talmente generosa, perché per la scuola Ermanno lavorava gratis: fu un’occasione fortunata e partimmo con questa avventura. Ricordo le lunghe discussioni con gli allievi sul valore del mestiere di creare immagini. Dopo la scuola ci fu la produzione di Terra Madre nel 2009, il restauro de Il Posto e de L’albero degli zoccoli, che quest’anno compie 40 anni e che vinse la Palma d’oro a Cannes”. Proprio a Bologna, come riportato dallo stesso Ferinelli, sono state girate alcune scene di Centochiodi: “due scene molto belle, tra cui quella famosa girata nella biblioteca universitaria. Questo fu ancora un modo per dimostrare il suo amore per la nostra città, dove entrò in punta di piedi, perché era schivo, non interessato allì’apparire, un grande umanista senza macchia”. [Agg. di Dorigo Annalisa]



I PRINCIPALI SUCCESSI

Ermanno Olmi è morto all’età di 86 anni ma i suoi film resteranno per sempre nella storia della cinematografia italiana. Nella prima fase del suo lavoro, il regista bergamasco si dedicò soprattutto alle storie di gente comune, rappresentando il quotidiano in un’epoca contrassegnata soprattutto dal neorealismo. Ne uscirono titoli quali Il posto, storia di due giovani al primo impiego in un’azienda milanese ai tempi del boom economico e I due fidanzati, che narra le difficoltà di alcuni operai alle prese con una crisi lavorativa e di coppia. Il grande capolavoro resta comunque L’albero degli zoccoli, fiaba contadina in dialetto bergamasco, affidata ad attori non professionisti. Dopo una pausa legata alla sua malattia, Olmi tornò sul set negli anni 80 con due pellicole indimenticabili: Lunga vita alla signora! vinse il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia mentre La leggenda del Santo Bevitore conquisto il Leone d’oro. Tale pellicola, tratta dal romanzo di Joseph Roth, si avvalse della collaborazione degli attori Rutger Hauer e Anthony Quayle. [Agg. di Dorigo Annalisa]



I CENTO FILM INDIMENTICABILI

L’albero degli zoccoli, film di Ermanno Olmi scomparso oggi, viene considerato tra i cento film italiani da salvare secondo quanto sottolineato da un progetto realizzato dalle Giornate degli Autori all’interno della Mostra del cinema di Venezia. I cento film ahnno cambiato la memoria collettiva del nostro paese tra il 1942 e il 1978. Tra questi ci sono capolavori come Ossessione di Luchino Visconti, Roma Città Aperta e Paisà di Roberto Rossellini, Sciuscià e Ladri di Biciclette di Vittoria De Sica e molti altri ancora. Sicuramente la potenza visiva e i messaggi importanti lanciati da questa pellicola hanno avuto un impatto notevolmente importante per la cultura italiana nonostante il film sia rimasto un po’ indietro per notorietà ad altri della stessa portata magari usciti precedentemente o anche dopo di questo. (agg. di Matteo Fantozzi)



“NON ERA AFFATTO INTERESSATO ALLA FAMA”

Il mondo del cinema piange un grande regista, Ermanno Olmi, tra i cui capolavori si ricorda L’albero degli zoccoli, pellicola di gran pregio. A ricordarlo con affetto è anche Raz Degan che ammette “Mi ha lanciato lui”: «con lui il vento è cambiato attorno a me. Improvvisamente, all’epoca, in molti si erano accorti che non ero solo quello delle pubblicità. Quel film ha cambiato il mio modo di essere percepito. Per questo gli sarò sempre grato. Lui mi ha supportato e mi ha dato una chance per riuscire a fare quello che mi piace davvero fare. E quindi mi ha dato una chance per essere libero, perché lo si è solo quando si fa quello che si ama. Come è successo a lui, fino alla fine». Raz Degan sottolinea che Olmi non era però uno a cui interessava la fama: «All’apparenza direi per niente. Ricordo quando eravamo sul tappeto rosso del festival di Cannes, lui in scarpe da ginnastica. Davanti al muro di paparazzi sapeva essere molto ironico, di un umorismo sottile». [Aggiornamento di Anna Montesano]

PALMA D’ORO A CANNES

In un periodo politico militante e teso Ermanno Olmi fece una singolare scelta per “L’albero degli zoccoli”, Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1978. Il regista decise di girarlo tutto in dialetto bergamasco con contadini veri, raccontando un luogo preciso, un piccolo paese in un momento lontano, nell’Ottocento. Una scelta difficile e che si rivelò vincente oltre le aspettative: il film raggiunse il successo in Francia e in America, ottenendo riconoscimenti e premi fino a diventare un riferimento per un certo modo di raccontare e per il cinema. «Io sono figlio di quella terra e quindi per me è come fare il ritratto della madre. La madre la riconosciamo davvero quando è perduta. Quando l’abbiamo accanto la madre è una realtà che ci spetta, non ne siamo del tutto coscienti. Quando ci viene a mancare, allora, cerchiamo nella memoria di ricomporre il suo volto, sentire le voci, avere addirittura una sensazione palpabile del ricordo… e questo somiglia molto al cinema». Qui c’è tutto il significato del film, piccolo gioiello del cinema dialettale. Tra gli allievi di Ermanno Olmi anche Giorgio Diritti, che nel 2007 ha realizzato “Il vento fa il suo giro”, un piccolo film di un certo successo che si è ispirato proprio al capolavoro del suo maestro. (agg. di Silvana Palazzo)

IL RICORDO DEI PROTAGONISTI DELL’EPOCA

La scomparsa di Ermanno Olmi proprio nel quarantennale del suo capolavoro indiscusso, L’albero degli zoccoli, ha riacceso i riflettori su uno dei film più importanti della cinematografia italiana nel dopoguerra, anche se colpevolmente poco conosciuto da molti giovani e reso ostico, proprio come accadde all’epoca, non solo dalla scelta di mantenere l’utilizzo del dialetto bergamasco nei dialoghi ma anche nel voler dare un ritratto della civiltà contadina che solamente allo spettatore superficiale può apparire antistorica. Nel film di Olmi del 1978, infatti, protagonisti sono i contadini della Bassa, improvvisativi attori e che nel giro di qualche mese si ritrovarono proiettati sugli schermi della 31esima edizione del Festival di Cannes, dove l’opera conquistò la Palma d’Oro: e, a tal proposito, è pure interessante ascoltare i ricordi e le rievocazioni di quei protagonisti a 40 anni di distanza, mentre parlano di quell’intenso (e per loro inedito) periodo vissuto tra set e a contatto con i tecnici del mondo in celluloide. Nel corso di un recente incontro organizzato appunto per celebrare la ricorrenza, gli anziani contadini hanno spiegato cove vivevano e hanno raccontato dell’emozione di avere una casa, cosa che non avevano mai avuto. “Dopo aver ottenuto la libertà, ci siamo separati e abbiamo combinato un po’ un disastro nella cascina”, ricordando con amarezza un periodo oramai passato, anche se duro e connotato da rapporti umani a volte un po’ spartani ma forse più sinceri. (agg. R. G. Flore)

Il capolavoro del 1978

Ermanno Olmi è morto ad Asiago circondato dalla sua famiglia. Il grande regista aveva 86 anni e la sua carriera è iniziata da autodidatta. Tra i più grandi successi ricordiamo “L’albero degli zoccoli”. “Con Ermanno Olmi perdiamo un maestro del cinema e un grande esempio di cultura e di vita. Il suo sguardo incantato ci ha raccontato e fatto capire le radici del nostro paese”, ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. L’Albero degli zoccoli data 1978 ed ha vinto la Palma d’oro al 31º Festival di Cannes. Le riprese della pellicola furono realizzate tra febbraio e maggio del 1977 utilizzando il dialetto bergamasco dove il film è stato ambientato (girato tra i comuni di Martinengo, Palosco, Cividate al Piano, Mornico al Serio, e Cortenuova. Alcune scene sono state girate anche nella campagna milanese, nei borghi di Castelletto di Abbiategrasso, Robecco sul Naviglio, Bernate Ticino e Castelletto di Cuggiono).

L’albero degli zoccoli, la sua trama

Tutti gli attori de L’albero degli zoccoli, sono comunissimi contadini della campagna bergamasca, senza precedenti esperienze nella recitazione. Ma di cosa parla la trama della famosa pellicola diretta da Ermanno Olmi? In una cascina della pianura tra l’autunno 1897 e la primavera 1898, vivono quattro famiglie di contadini. Mènec (Domenico) è un bambino di 6 anni che ogni mattina deve fare sei chilometri a piedi per raggiungere la sua scuola. Un giorno rientra a casa con uno zoccolo rotto e per mancanza di denaro, il padre decide di costruire le sue nuove scarpe tagliando di nascosto un pezzo di albero di pioppo. Il padrone della cascina però, dopo avere scoperto le intenzioni del povero Batistì (questo il nome del contadino), caccia lui e la sua famiglia dalla cascina. Attorno a questa esperienza, ruotano le dinamiche del film, mostrando l’autenticità della vita contadina, tra povertà e profonda ricchezza d’animo.

La colonna sonora raccontata da Ermanno Olmi

L’albero degli zoccoli è suddiviso in quattro diversi episodi che ripercorrono gli avvenimenti delle quattro famiglie che abitano la cascina dove il film è collocato. La colonna sonora della pellicola invece, è composta da pezzi per organo di Johann Sebastian Bach, eseguiti da Fernando Germani e canzoni popolari e contadine. Sulla copertina del disco, vi è una bella nota di Ermanno Olmi che racconta come ha scelto la musica per il film: “Già mentre scrivevo la sceneggiatura mi resi conto che la scelta delle musiche per questo film sarebbe stato un momento delicato […] Alla fine quasi per rassegnazione, provai con una Sonata per organo di Bach, e subito mi resi conto che avevo finalmente trovato la musica per il mio film. Qualcuno ha detto che Bach è forse un tocco eccessivamente aristocratico per un film sui contadini. Non sono d’accordo. Credo che la grandezza di Bach, come la poesia, non sia né aristocratica né popolaresca ma semplice ed essenziale come la verità. Perciò sono convinto che il mondo contadino e la musica di Bach si conoscessero e andassero d’accordo ancora prima che si incontrassero nella colonna sonora dell’Albero degli Zoccoli”.