Luca Zingaretti ha presentato ieri sera “55 giorni. L’Italia senza Moro”, un toccante monologo nel quale ha ripercorso i tragici momenti della prigionia dello statista, dando anche una chiara immagine della società italiana di 40 anni fa, caratterizzata da paura ma anche da un ambiente politico che non ha saputo evitare una delle tragedie che hanno segnato il Secondo Dopo Guerra. Prendendo spunto dal testo di Stefano Massini, si è aperta con lo scritto di Paolo Pasolini “Io so”, mentre l’attore protagonista del monologo camminava per via Caetani, luogo in cui il corpo senza vita di Moro è stato trovato oramai 40 anni fa. Ed ecco i ricordi di Moro, attraverso le lettere scritte alla moglie Noretta durante la prigionia, nella quale ha ripercorso i momenti più belli e più brutti della sua vita: “Io mi prendo la briga di dire la mia e giudicare quello che per tutti quanti è solo un disastro. Ma se tu resti in piedi e non crolli mai allora devi smetterla di cambiare disastro (…) Ancora ricordo il giorno in cui mi ha telefonato per dirmi che era incinta e io, che stavo nel mezzo di una riunione di lavoro e non capivo più quello che stavo facendo (…) Ho pianto disperatamente, più di quanto era bambino, quando ho saputo della malattia di Mattia, ho pregato di prendere il suo posto”. Clicca qui per vedere il video di questo pezzo del monologo
LE LETTERE D’AMORE ALLA MOGLIE NORETTA
Sono state toccanti le parole pronunciate da Luca Zingaretti nel monologo “55 giorni. L’Italia senza Moro’, nel quale l’attore ha letto le lettere scritte da politico alla moglie Noretta (che lui chiamava semplicemente Nina). In esse ha ripercorso la vita insieme, dalla nascita del primo figlio, alla terribile scoperta della malattia, fino ai contrasti politici, causa della prigionia durata 55 anni. Proprio all’adorata moglie, Moro ha scritto anche l’ultima lettera, dando addio a lei e a tutta la famiglia. Parole toccanti, che hanno emozionato lo stesso Zingaretti e il pubblico televisivo: “Mia dolcissima Noretta, dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare”. Proprio a lei ha rivolto un ultimo disperato saluto: ” Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno”.