Lo scorso 5 giugno i Dark Polo Gang si sono esibiti all’Arena di Verona in occasione della prima puntata dei Wind Music Award 2018, ma stando ad alcune indiscrezioni rese note da Fedez con un filmato recentemente pubblicato su Instagram, la loro performance potrebbe andare in onda in maniera censurata a causa di alcuni divieti imposti dalla Rai (ne abbiamo parlato qui). Questo, però, non sembra aver arrestato il successo del collettivo trap romano, che lo scorso 7 giugno ha pubblicato il video ufficiale del singolo British, nato da un’idea di Dark Polo Gang, Dark TMD e Alex Grazioli. La clip, girata in una lussuosissima villa di Los Angeles, vede i componenti della band protagonisti di una serie di scene nelle quali si ostentano temi legati alla moda, al lusso e agli sport tipicamente britannici, completando il quadro con dei look che non si discostano dal fil rouge prescelto per il tema del filmato.



Dark Polo Gang, il neologismo “bufu” della band sulla Treccani

A un passo dalla messa in onda della loro esibizione sul palco dei Wind Music Awards 2018, la Dark Polo Gang è finita su tutti i principali quotidiani online grazie a un termine spesso utilizzato nelle loro canzoni che è entrato di diritto nell’enciclopedia Treccani.  La parola in questione è bufu, un vocabolo che per molti non ha significato, ma che è riuscito a conquistarsi un piccolo spazio nel noto dizionario italiano grazie all’ampia diffusione che gli ha riservato il collettivo trap. Bufu, infatti, è un neologismo utilizzato dalla band nei loro testi, oltre che nei messaggi in risposta ai loro haters, ed è nato dall’acronimo del termine inglese By Us Fuck You, che in lingua italiana si traduce con la frase “Vedi di andartene a f***”. La parola è oggi è comunemente usata nel linguaggio quotidiano degli adolescenti, e negli ultimi mesi ha avuto un’ampia diffusione proprio grazie ai social network.



La band che riscrive il linguaggio dei più giovani

La Treccani ha recentemente inserito un termine coniato dalla Dark Polo Gang tra le pagine del suo prestigioso dizionario. Il termine, si legge nella spiegazione fornita sul vocabolario, in italiano si traduce con un insulto, e viene “adoperato nei testi di canzoni rap come risposta ad attacchi verbali mossi dall’interno dello stesso ambiente musicale”. Il nuovo tormentone, forse ancora poco diffuso nel linguaggio degli adulti, è di uso comune nello slang dei più giovani, ma nei prossimi mesi è destinato  ad estendersi a macchia d’olio anche nei discorsi più eruditi, con buona pace dei puristi della lingua. “Abbiamo semplificato il modo di comunicare e creato un linguaggio alieno. Adesso è più facile approcciarsi al rap, prima dovevi averlo studiato. Però ci vuole sempre qualcosa da dire, altrimenti non si va da nessuna parte”, ha raccontato in una recente intervista la band, che oltre a bufu ha coniato anche un termine non offensivo per riferirsi alle ragazze citando il vecchio (e più scurrile) bitch: “bibi”.