La scelta di avere un figlio da singole e con la fecondazione assistita non è stata facile per Carmen Consoli, ma le è apparsa inevitabile. «Ero single, a 38 anni, un’età biologica avanzata, mi trovavo sola con mia madre, dopo la morte di papà. Va allargata la famiglia, penso». Poteva trovare un uomo più giovane di lei e ripetere quello che ritiene «lo schema di tante famiglie». Invece ha fatto una scelta diversa, come ha raccontato la cantante nell’intervista a Sette del Corriere della Sera: «Non volevo illudere nessuno, né dare a mio figlio una famiglia che si sarebbe sfasciata». E quindi si è informata, ha letto studi su questi casi ed è andata a Londra, dove è possibile fare la fecondazione assistita con il non-anonimato del donatore. «Carlo potrà sapere chi è il padre, se vorrà. È già molto autonomo nelle scelte». Molti però potrebbero considerare la sua scelta egoistica. «Ma se hai un figlio non ci penseresti due volte a dare la tua vita! Non so quanto possa essere egoista una madre».
CARMEN CONSOLI, MAMMA SINGLE CON LA FECONDAZIONE ASSISTITA
Carmen Consoli nel racconto della sua maternità al Corriere della Sera ha spiegato di aver seguito un iter preciso in Inghilterra. «Il governo ti mette uno psichiatra che stabilisce se tu, madre single o in coppia etero o omo, sei idonea. Ti chiedono se lo fai come antidoto alla solitudine, se è compatibile con il tuo lavoro… Non vanno bene le donne troppo in carriera. Anche fare l’artista li frenava, con me, a chi lo lasci? Ma poi hanno capito che avevo persone fidate come punti di riferimento e non volevo fare una copia di me, non era narcisismo». Una precisazione però la fa, perché ritiene sia doverosa: «Un figlio è meglio farlo con un marito ed è meglio dare a un bambino una famiglia, anche omogenitoriale, anche se io sono per la famiglia tradizionale». In Italia comunque ci sono molte limitazioni per la fecondazione assistita. «È un percorso molto delicato. Non puoi arrivarci con la superficialità nostra». A proposito del figlio Carlo dice: «Carlo è un dono meraviglioso, ricevuto grazie alla famiglia che ci sta attorno, mia madre soprattutto, nonna Rosa, poi le amiche-zie e gli zii… Max Gazzè l’altro giorno è andato a prenderlo a scuola, Carlo lo chiama Maz Che Gazzeb, arabeggiante».