Dal primo aprile dello scorso anno, Maria Sirica non riesce a capacitarsi della morte violenta del marito Davide Fabbri avvenuta nel suo bar per mano di Norbert Feher, lo spietato killer serbo di 37 anni conosciuto anche con il nome di “Igor il russo”. Da quella tragica sera, la vedova di Fabbri non si dà pace e continua a ripercorrere le tappe di una tragedia immane della quale ne è stata testimone e che ovviamente fatica ancora a dimenticare. La donna, infatti, si ritrovò faccia a faccia con il killer del marito dopo lo sparo nel suo bar e dopo aver assistito alla scena del povero barista per terra, sanguinante e con la faccia sul pavimento. Agli inquirenti raccontò: “Lo sconosciuto che era chinato su di lui, si è alzato diretto verso di me e ha gridato “dammi i soldi” puntandomi una pistola, in quel momento ero impaurita, gli ho risposto “non spararmi”, mi ha tolto la scopa dalle mani ed è rientrato nel cucinotto, io sono scappata fuori a chiedere aiuto”. Oggi quegli istanti li ripercorre ogni giorno nella sua testa e, come riporta Corriere.it con essi sopraggiunge puntuale una domanda alla quale Maria Sirica non riesce a trovare ancora una risposta: “Perché non mi ha sparato? Perché non ha premuto il grilletto?”. Dopo le lettere dal carcere di Igor, la donna, incredula, ha commentato: “Non ci credo, a me distrutto la vita lasciandomi vivere”. In lei c’è però anche un’altra domanda alla quale ancora non ha ricevuto una risposta: “Quello che vorrei chiedergli è perché non ha ammazzato anche me con il mio Davide, io non ci credo che l’ ha fatto per compassione”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LE LETTERE DI NORBERT FEHER
In due lettere inviate a Il Corriere di Bologna, torna a parlare Norbert Feher, alias Igor Vaclavic – o meglio ancora Igor il Russo – l’uomo accusato dell’omicidio di cinque persone tre in Spagna e due in Italia, recluso dallo scorso 14 dicembre nel carcere di Zuera a Saragozza. L’uomo che ha terrorizzato un Paese intero, che è riuscito per mesi a farsi beffe di centinaia di agenti sulle proprie tracce, rifiuta una delle accuse che pendono sulla sua testa in Serbia: quella di violenza sessuale su una donna. Ne fa quasi una questione di deontologia professionale, come sottolinea l’Huffington Post, descrivendo quest’accusa come “una macchia sul mio nome che non credo potrò mai pulire, sono stato accusato di un crimine che non ho fatto, non potrei far male a una donna neanche per scherzo. Potrei far fuori altri 50 uomini anche armati però non potrei mai fare male a una donna, è una bugia”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA VICENDA DI IGOR IL RUSSO
Mancano pochi mesi all’udienza in Spagna a carico di Norbert Feher, oggi detenuto e noto con l’alias di Igor il russo. Un pluriomicida che ha commesso una vera e propria carneficina, prima di essere acciuffato sul suolo iberico e solo dopo essere sfuggito alle autorità italiane. Dovrà rispondere infatti di tre omicidi commessi in Spagna, con un’udienza prevista per il prossimo ottobre. L’udienza, sottolinea Teleromagna, prevede un collegamento in videoconferenza con Alberto Ziroldi, il gup del tribunale di Bologna, per gli undici capi di imputazione previsti per Feher. Dalla rapina a Piero Di Marco, la guardia giurata aggredita nel Ferrarese nel marzo dell’anno scorso, fino all’omicidio di Davide Fabbri, avvenuto alcuni giorni dopo a Budrio di Bologna. Oggi, sabato 16 giugno 2018, Tv8 trasmetterà in prima serata Igor il russo – un killer in fuga, uno speciale che vedrà l’intervento dei cronisti che hanno messo al vaglio la fuga del serbo e il crescendo di follia del criminale, presente in Italia da diversi anni. Piccoli furti per una personalità camaleontica, in grado di cambiare nome e aspetto fisico per sfuggire alla legge. Nelle scorse settimane, il difensore Cesare Pacitti ha incontrato il detenuto per la prima volta, per poterlo preparare a meglio per affrontare la prossima udienza e che lo segue fin dalle azioni avvenute nell’aprile dell’anno scorso.
IL PRIMO INTERROGATORIO
“Nato a Subotica il 10 febbraio del 1981”: inizia così il primo interrogatorio di Igor il russo, al secolo Norber Feher, criminale in fuga arrestato nel dicembre dell’anno scorso in Spagna. Il verbale è stato reso noto nei giorni scorsi dalle autorità iberiche e mette in luce ancora una volta la precisione e la freddezza del servo, “sprovvisto di documenti e senza fissa dimora”, come sottolinea nella fase iniziale del suo colloquio con gli inquirenti. Due omicidi in Italia e tre in Spagna, Igor il russo non ha ancora reso noti i nomi dei suoi possibili complici. Una pista spesso battuta dalle autorità del nostro Paese, soprattutto per spiegare come sia riuscito a sfuggire alla caccia all’uomo che ha visto impegnate diverse forze speciali. A confermare il coinvolgimento di qualcuno, forse a conoscenza della sua vera identità, è lo stesso Igor il russo, che rivela di aver lavorato in nero subito dopo il suo arrivo in Spagna, avvenuto in bicicletta attorno al 21 settembre. “Un tempo ero paramilitare”, continua poi come sottolinea Il Resto del Carlino, “poi sono fuggito in montagna, dove mi sono nascosto dieci giorni”. In quel momento, il serbo ha già sparato ai primi due uomini che hanno avuto la sfortuna di incrociare il suo cammino in Spagna. Poi l’omicidio di Josè Luis Iranzo, la prima vittima a cui ha sottratto l’auto per la fuga successiva, ed in seguito i 17 colpi sparati “con due mani poiché avevo due pistole”, in direzione di due agenti della Guardia Civil.
TANTI NOMI, UN SOLO VOLTO
Norbert Feher, Igor Vaclavic, Igor il russo. Sono diversi i nomi con cui il serbo è stato indicato nei tanti mesi che ha messo in scacco le autorità italiane, dopo aver commesso due delitti l’anno scorso e prima di riuscire a far perdere le proprie tracce. Ex compagno di cella, Luigi Scrima ha raccontato di recente a La Nuova Ferrara di come sia stato coinvolto nella caccia all’uomo, grazie alla sua personale conoscenza del criminale serbo. “Ha ammazzato cinque padri di famiglia”, sottolinea per prendere le distanze dal criminale a cui è stato spesso associato. “Mai stato suo complice. Lo sanno quelli che indagano”, aggiunge poi, “nonostante io abbia dato loro il mio aiuto”. A Scrima sarebbe stato proposto un compenso per la sua colalborazione, nella speranza di riuscire a catturare vivo Igor il russo. L’unico indizio importante che riuscirà a dare agli inquirenti è invece Valencia, indicata come città in cui il serbo potrebbe essersi nascosto. E sarà la stessa in cui andrà a vivere lo stesso ex compagno di cella, visto ad un certo punto come colui che potrebbe aver aiutato Igor il russo a fuggire dall’Italia. E per una serie di coincidenze, come le definisce, si ritroverà a vivere a poca distanza dai luoghi in cui il serbo ha colpito in Spagna. L’unica nota di sollievo a quel punto è stato il sequestro di computer e telefoni, che avrebbero potuto confermare la sua innocenza nell’aiutare il criminale.