Lo scambio di vedute tra Macron e Salvini sugli immigrati e relativa chiusura dei porti ha sollevato un bel polverone. Siamo stati accusati dal premier francese di essere senza cuore, ma si dimentica dei poveracci cacciati alla frontiera di Ventimiglia e del forzato intervento per gli interessi nazionali petroliferi in Libia, con tutto ciò che ne è seguito. Lo sappiamo, i francesi sono molto nazionalisti, non ci vedono di buon occhio e pensano di essere i paladini in fatto di immigrazione, anche se parlano poco della situazione critica delle banlieue.
Il cinema francese, però, ci ha proposto una bella commedia che ironizza sull’argomento dell’integrazione razziale.
“Non sposate le mie figlie” è un simpaticissimo film del 2014, molto attuale. Una coppia cattolica francese, Claude e Marie, ha quattro belle figlie, tre sposate rispettivamente con un ebreo, un musulmano e un cinese, tutti nati in Francia da famiglie di immigrati. Si ritrovano insieme per la circoncisione del nipotino figlio dell’ebreo e qui si ride…
Il capofamiglia francese mal digerisce i generi, ai cui occhi passa per razzista, anche perché li sberleffa chiamandoli Woody Allen e Bruce Lee. Diciamo che potremmo paragonarlo al nostro Salvini. Anche tra loro, i generi, mal si sopportano.
La signora Marie, invece, tenta sempre di pacificare la situazione: cattolica praticante, prega e si confessa con il parroco. Questi ci fa vedere un volto della chiesa francese, assente e ridicola, con il sacerdote che mentre è in confessionale naviga su internet con l’ipad.
Al cenone di Natale scoppia la pace tra tutti. La signora Marie cuoce tre tacchini in modo diverso: alla cinese, alla kosher e alla musulmana. E i generi si riappacificano con Claude cantando la Marsigliese con la mano sul cuore. E mentre si placano le scaramucce razziali, la quarta figlia annuncia il matrimonio con Charles, cattolico, di professione attore. Data la già complicata situazione generale, omette però di dire che il fidanzato è nero e che i suoi genitori vivono in Africa.
I tre generi si coalizzano contro il nero Charles, lo chiamano clandestino, vogliono fare terra bruciata, si comportano da razzisti. Marie va in depressione e Claude taglia imbufalito tutti gli alberi del giardino.
Arriva la famiglia di Charles al completo, con il padre che odia i francesi colonizzatori e scoppia il caos. Il finale sarà buonista, ma date voi il giudizio.
La scrittura del film è veramente bella, ironica, comica, ma non volgare. Ci sono delle gag da non perdere e che non vi anticipo. È un film da vedere, da ascoltare nelle battute e ha un buonissimo ritmo. Una commedia non banale (a parte la figura del parroco), che ci fa riflettere in maniera simpatica sul problema dell’immigrazione.
Nota finale: sono cresciuto in un paese alla periferia di Milano dove, con il boom economico degli anni 60, dal sud sono arrivate famiglie a frotte e si faceva del razzismo dando del terùn ai meridionali. Ora, come i tre generi del film, i meridionali ormai radicati nel paese da generazioni danno dei negher, albanesi e rom agli immigrati stranieri…