Domandone estivo ad alleviare la canicola: in Italia, chi o cosa può impiegare 63 anni a coprire i 170 chilometri, cioè con un’andatura di poco superiore ai 7 metri al giorno, che separano Alessandria da Aosta?

A) una lumaca che non sa consultare uno stradario;

B) una tartaruga che chiede informazioni a ogni incrocio;



C) un bradipo con il navigatore satellitare in panne;

D) uno studente fuori corso che non eccelle nella conoscenza del trasporto pubblico;

E) un commesso viaggiatore che si ostina a non usare Google Maps;

F) una semplice cartolina postale.

Se la vostra risposta è caduta fra le prime tre, accettate spassionatamente il nostro consiglio: prenotate una visita medica e/o smettete subito di usare strane sostanze… perché non è possibile dare credito a tartarughe che parlano o a bradipi imbambolati davanti a uno smartphone!



Se invece avete scelto le due risposte successive, sappiate che:

1) gli studenti fuori corso già perdono tanto tempo per ingegnarsi su come non laurearsi per tempo che di tempo ulteriore per girovagare come perditempo non ne hanno proprio;

2) i commessi viaggiatori esistono ancora?

Dunque, per quanto possa sembrarvi impossibile, la risposta esatta è la F). Stentate a crederci? Ebbene, eccovi servita la notizia fresca fresca: “Ha impiegato 63 anni per fare 170 chilometri: spedita il 14 settembre 1955 dalla provincia di Alessandria, una cartolina è arrivata ad Aosta lo scorso 8 giugno. Destinataria era la signora M. G. di Aosta e la missiva con i saluti gli era stata inviata da un’amica che abitava a Bergamasco, in provincia di Alessandria”. (Chissà se chi l’aveva spedita si era tanto… raccomandata che arrivasse per tempo!)



Strano? Invece no! Anzi succede più spesso di quello che noi crediamo. Il motivo è ignoto, così che gli stessi dirigenti di Poste Italiane esprimono stupore.

Eppure, recentemente, il settimanale gossipparo Chi? Dove? Come? Quando? Perché? Per quanto? ha raccontato l’incredibile caso dei due amici d’infanzia Gino e Rino (i cognomi sono stati omessi per evidenti motivi di privacy). L’uno, Gino, di Massa; l’altro, Rino di Carrara: separati da soli 8 chilometri. Da ragazzino Rino, già sofferente di una rinite persistente, venne ricoverato per un’operazione alle tonsille (studi di settore – lo diciamo a puro titolo esemplificativo della nostra erudizione – hanno conclamato l’interazione tra tonsille ingrossate e rinite allergica). L’amico Gino, venutone a conoscenza, nell’impossibilità di poterlo andare a trovare in clinica, decise di fargli sentire la sua vicinanza attraverso una missiva di poche righe: “Ciao Rino, vedrai che appena te le avranno asportate, starai decisamente meglio. Mi raccomando: non aver paura, comportati da uomo!”. Mai il buon Gino avrebbe immaginato che la cartolina, imbucata il 15 aprile 1953 a Massa, sarebbe giunta a casa dell’amico Rino quasi 60 anni dopo, il 27 luglio 2012. Proprio qualche giorno prima del suo intervento alla prostata.

La “sindrome da cartolina stracca” non ha risparmiato neppure personaggi famosi. Come riportato dal giornale scandalistico-sportivo online “Balle gol spaziali”, il team manager della Nazionale, Lele Oriali, avrebbe ricevuto solo il 13 novembre 2017 (il giorno dopo l’infausta partita contro la Svezia che ci ha escluso dai Mondiali in Russia) una cartolina spedita il 12 luglio 1982, giorno successivo al trionfo Mundial di Spagna ’82 (e chi non lo ricorda tra noi della vecchia guardia?), quando il mitico Lele cancellò dal campo il cattivissimo tedesco Stielike. Ma cosa stava scritto sulla fatidica cartolina? “Ciao Lele, complimenti! Impresa eroica, che il tempo non potrà mai cancellare!”. Firmato: Tuo Eva (Non si pensi male, nessuna vicenda gender ante litteram: trattasi solo del confidenziale abbreviativo dell’allora fantasista dell’Inter, Evaristo Beccalossi).

Ma il caso più eclatante riguarda una cartolina spedita dalla città finlandese di Äteritsiputeritsipuolilautatsijänkä verso la città inglese di Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch. Porta la data del 1896. A tutt’oggi, dopo più di 120 anni, non è mai arrivata a destinazione. Si è tuttavia notato nell’ultimo secolo un incremento di ricoveri presso le locali strutture psichiatriche di un consistente (anche troppo) numero di postini inglesi. Un tempo impiegati integerrimi, eppure tutti colpiti da una strana sindrome: una sorta di stato confusionale, con perdita delle cognizioni spazio-temporali. La maggior parte dei quali sorpresi a girovagare nelle selvagge lande della Scozia, agitando quella che poteva apparire come una normale cartolina e intenti a bofonchiare ossessivamente frasi sconnesse, tipo “Llenjfgrsahjttsaeki… No, Atirlgxeainkapzeogh… Sì, dottore, l’ho imparato a memoria… Lanfwinglloch… Llachwyrndrobwllllantysiliog… Llanfpwllgwyngy?”. Mah…