Emily Dickinson è una delle più grandi poetesse americane e del mondo intero, ma il riconoscimento – come spesso succede agli artisti – è arrivato tardi, dopo la sua morte. Il film di Terence Davis, A Quiet Passion, racconta la sua vita, trascorsa in un universo familiare ristretto, attraverso un suggestivo parallelismo tra le difficoltà della poetessa e le sue liriche intense.



Emily nacque ad Ambers, nel Massachusetts, nel 1803, da genitori ai quali restò sempre legata. La sua indole ribelle emerse quando, alle scuole superiori, rifiutò di professare la sua fede e abbandonò l’istituto, tornando a casa. Lo spirito trasgressivo le guadagna l’amicizia di una ragazza pungente e ironica, ma le crea non poche difficoltà nella rigida società dell’epoca. Legata a filo doppio ai genitori, alla sorella e al fratello, Emily si isola sempre di più e si trasforma in una donna eccentrica, che mostra un’anima ribelle, ma allo stesso tempo si sottomette (chiede il permesso al padre per poter scrivere di notte) e segue una morale rigida. Nel frattempo, scrive poesie. Scrive di notte, nel silenzio, su fogli che poi cuce a mano, creando dei libretti.



Grazie a Davis, quello che poteva essere un film cupo e ingessato si rivela invece un biopic riuscito, dove l’ironia si fa strada nel dramma e la poetessa rivive nella straordinaria interpretazione di Cynthia Nixon. La macchina da presa esplora lo spazio ristretto in cui si muove la Dickinson, soffermandosi su dettagli e indugiando sugli arredi, portandoci in una casa borghese dell’epoca in cui la donna difficilmente faceva sentire la propria voce.

Non Emily, però. I suoi scontri con i familiari sono tanto violenti quanto forte è l’amore che la lega a loro. Nonostante la differenza di epoca e di cultura, il doloroso conflitto tra attaccamento alla famiglia e bisogno di affermare la propria indipendenza, di pensiero almeno, è un tema universale.



La bravura degli interpreti (oltre alla Nixon, anche Jennifer Ehle nel ruolo della sorella e Keith Carradine in quello del padre) permette di spingere sui dialoghi, sui primi piani e sulle micro-azioni tipiche di una storia che segue il ritmo della quotidianità. Ma non solo. L’originalità del film sta nel riuscito bilanciamento tra risata e riflessione. Argomenti delicati come la fede religiosa e la posizione della donna nella società del tempo sono affrontati senza moralismo, ma attraverso scambi verbali arguti e sempre in crescendo. La voce narrante della Dickinson che recita le proprie poesie fa da contrappunto riflessivo, una sorta di commento lirico a ciò che accade sullo schermo, con quella capacità che i poeti hanno di vedere oltre, di sentire più a fondo.

A Quiet Passion è il ritratto di una donna che ha vissuto le contraddizioni del suo tempo, che ha scelto di ritirarsi dal mondo, ma ha “sentito” ogni cosa con passione, lasciando un’eredità di parole, sentimenti, riflessioni e intuizioni che il tempo ha potuto, né potrà mai, cancellare.