La morte di Yara Gambirasio ha acceso i riflettori non solo sulla giovane vita della ragazzina uccisa a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. La stessa sorte è toccata a Massimo Bossetti, condannato nei primi due anni dei giudizio per la morte della vittima. Una storia dai contorni offuscati e tragici, che spesso hanno spinto l’opinione pubblica a schierarsi dalla parte o contro il muratore di Mapello. Quarto Grado ripercorrerà il caso di Yara Gambirasio nella puntata di questa sera, venerdì 22 giugno 2018, prima di chiudere i battenti della stagione televisiva. Secondo l’ex magistrato Piero Tony i giudici avrebbero dovuto garantire con maggior forza il diritto alla difesa di Bossetti, condannato all’ergastolo solo grazie all’accertamento tecnico della Polizia. Un esame ripetibile, come ha sottolineato a Radio Cusano, in seguito “valutato come l’esito di una perizia”. Senza considerare che il materiale sarebbe stato ottenuto in assenza del legale del muratore, motivo per cui la legge dovrebbe dichiarare inutilizzabile il materiale genetico che ancora oggi rappresenta la prova regina in mano all’accusa. 



Il libro di Tommaso Accomanno

I social hanno contribuito a creare un processo parallelo a carico di Massimo Bossetti, indicato come presunto assassino di Yara Gambirasio? Se lo è chiesto Tommaso Accomanno con il suo “Social Crime – Yara Gambirasio e Massimo Bossetti nei gruppi di Facebook“. Si tratta di un libro che il giornalista di Treviglio, spiega Bergamo News, ha voluto scrivere come tesi di laurea per i suoi studi presso La Sapienza di Roma, con la particolare missione di non sbilanciarsi verso la tesi innocentista o colpevolista. L’intento di Accomanno è infatti di dimostrare come negli ultimi anni i giornali tradizionali siano stati messi in secondo piano rispetto ai più recenti mezzi di informazione, come i canali social e internet in generale. Non si parla di semplici opinioni sul delitto di Yara Gambirasio e sul ruolo avuto da Massimo Bossetti nel caso o nelle vicende processuali. In molti casi infatti, tutti coloro che sono intervenuti nei gruppi segreti di Facebook si sono improvvisati investigatori per poter smentire le tesi dei professionisti e persino della magistratura. 



La madre di Bossetti

Il caso di Yara Gambirasio non riguarda solo il muratore di Mapello accusato del suo omicidio. Oltre a quello di Massimo Bossetti, non va dimenticato infatti il ruolo mantenuto dalla madre dell’imputato, Ester Arzuffi. Una donna determinata a dimostrare l’innocenza del figlio e che ha portato avanti le sue tesi anche grazie alle numerose partecipazioni ai programmi televisivi. Non si tratta solo di un supporto, ma soprattutto di mantenere fede alle proprie parole. Il DNA di Ignoto 1 ha infatti permesso agli inquirenti non solo di far emergere l’identità di Bossetti, ma anche di scoprire un retroscena della vita della sua famiglia. Soprattutto per quanto riguarda la nascita del muratore, dovuta all’unione fra la Arzuffi e l’autista Giuseppe Guerinoni. Una relazione mai avvenuta a detta della donna, ricorda Il Corriere della Sera, e che rimarrà un punto interrogativo impossibile da risolvere. Lo scorso aprile infatti Ester Arzuffi ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, dopo aver vissuto per diverso tempo a contatto con la malattia. Tutto quello che avrebbe potuto dire riguardo a Massimo Bossetti, la sua nascita, il ruolo di Guerinoni e forse persino la morte di Yara Gambirasio, rimarrà così un mistero. Per sempre.

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