Tutti sanno chi è Bill Murray, uno degli indimenticabili protagonisti di film di successo come Ghostbusters e tanti da attore protagonista come Lost in Translation. Il suo ultimo film, il bellissimo Saint Vincent, per chi l’ha visto, avrà fatto sorgere qualche domanda, essendo un lavoro dal profondo senso religioso. E infatti, come dice apertamente l’attore in una intervista originariamente concessa al quotidiano inglese The Guardian, ammette la sua profonda fede cattolica, formatasi grazie all’educazione familiare. Nonostante il personaggio dissacrante che spesso interpreta (e che un po’ è anche nella vita privata) Murray è molto legato alla fede cattolica: la sorella è una suora domenicana che ha scritto uno spettacolo su Santa Caterina da Siena. Ma ha qualche riserva al proposito della fede contemporanea.
“IO AMO GIOVANNI XXIII”
Dice infatti che è stato estremamente felice della canonizzazione di papa Giovanni XXIII (“Lo amo” esclama “una persona straordinariamente gioiosa”) ma che non tutti i cambiamenti portati dal Concilio Vaticano II lo trovano entusiasta. E’ veramente sorprendente pensare a un personaggio come Bill Murray come un cattolico tradizionalista che, dice, preferiva la messa in latino a quella post conciliare. In realtà, da persona intelligente quale è, l’attore non ne fa un motivo esteriore o di dogmi astratti come fanno molti: “Penso che abbiamo perso qualcosa rinunciando a dire la messa in latino. Ovunque vai oggi, anche ad Harlem, senti la messa detta in spagnolo, in etiope, in qualunque lingua. Certo è un bene sentire la messa nella propria lingua, ma sentirla in latino era affascinante, quelle parole emanavano una vibrazione particolare”. E non diciamo della rinuncia ai canti tradizionali: “Mi manca davvero la musica e i canti della tradizione, avevano un potere tutto loro, capace di avere effetto sul tuo cervello. Invece oggi a messa senti canzoni popolari, i successi di classifica… Dio mio che strazio”. Infine, a proposito di Saint Vincent, protagonista del suo ultimo film, dice che ultimamente c’è la tendenza a nominare troppi santi tutti in una volta: “Quelli del 19esimo secoloo non faremo più in tempo a nominarli” dice con una evidente battuta