Sono giorni sui quali tornano a soffiare impetuosi i venti della crisi, non più economica ma politica; questa Europa ha un’aria sempre più inquieta, con i Ventisette che si accapigliano su tutto. Proprio a causa di questa brutta aria, un refolo di notizia ci ha scompigliato le idee (i capelli, ormai, sono uno sbiadito ricordo di gioventù, blowing in the wind): a Trieste il Museo della Bora cerca una nuova casa. E lo fa con… raffiche di annunci sui giornali!
Quale il motivo del cambio di sede? Forse uno sfratto imposto dai vecchi vicini, perennemente ossessionati dalle forti correnti scatenate dall’apertura dei battenti? Chi lo sa. Quel che è certo è che la concorrenza non è mai mancata: Ventimiglia, Ventotene e pure Venticano, piccolo Comune nei pressi di Napoli, avrebbero fatto carte false, pur di avere un museo del vento.
E dire che all’epoca – la sua inaugurazione risale al 2004 – non era stato accolto con grandi favori dai critici d’arte, refrattari all’idea di una galleria senza quadri o sculture. Molti di loro, con grande scalpore, avevano lapidariamente definito il Museo della Bora “un progetto borioso, che vuole darsi troppe arie”.
Ma i tempi sono cambiati e per inaugurare la nuova sede i proprietari del Museo della Bora stanno pensando le cose in grande. Intanto l’organizzazione dell’evento è stata affidata al manager Lele Bora che, forte delle sue conoscenze, sta rovesciando un vero e proprio mulinello di ospiti per il giorno dell’inaugurazione. Hanno già confermato la loro presenza: l’ex allenatore Bora Milutinovic, il tennista svedese Bjorn Bor, i calciatori Borini, Borriello e l’intera squadra del Bate Borisov, la scrittrice Antonella Boralevi, una delegazione di monaci del Monte Tabor (ai quali è stato garantito un… con-vento per la notte). Già trovato anche lo sponsor giusto, per un museo che cerca una neo-sede: la NeoBorocillina.
Per visitare il Museo della Bora ci sono delle precauzioni che è necessario conoscere? Potreste seguire alcuni consigli pratici:
1) vista l’aria che tira, sia all’esterno, e a maggior ragione all’interno, tenetevi ben stretto il biglietto: eviterete che vi voli via;
2) se non siete di corporatura robusta, sarà d’obbligo l’acquisto del ponderoso catalogo (pesa circa 4 chili, perciò una buona zavorra), che vi darà maggiore stabilità nel passaggio tra una stanza e l’altra, proprio in quei punti dove le raffiche contrarie sono più insidiose;
3) i 15 euro sono ben spesi, se la visita è guidata da un “Maestrale di cerimonia”: sappiate che è una sorta di cicerone molto istruito, e soprattutto abituato anche a non essere sempre ascoltato. Per esperienza è ben consapevole che corre il rischio di… parlare al vento!
Ma cosa prevede la visita, cosa c’è da vedere al Museo della Bora? Degna di menzione è sicuramente la “Galleria del Vento”, con un’esposizione di numerose opere esclusivamente della corrente degli Scapigliati. Per i più arditi consigliamo la sala “Bora Bora”: nella fedele ricostruzione di una barriera corallina, soffieranno venti che superano i 200 chilometri orari. Per forza, la Bora è doppia! Riservata solo agli adulti la sala “Con il vento in… poppe”, mentre al visitatore meno prosaico e più speculativo è riservata la sezione “Con il vento in… Popper”. Di taglio squisitamente femminile (accompagnata dal suono di “Sophisticated Lady” del mitico Duke Ellington) la sala “Via col vento – Un soffio di Phon”
Qualche informazione di servizio è d’obbligo: il Museo della Bora sarà aperto dall’alba alla tramontana, cioè d’alisei ali venti; contrariamente a tutto il resto del mondo, l’entrata non avverrà in maniera ordinata, ma a folate: per gli uomini è di rigore il dress code con giacca a vento. Sconti particolari ai visitatori… brezzolati.
Pur esposto ai quattro venti, al suo interno il Museo offre angoli molto riparati, con servizi di tutto rispetto. Al bar, per esempio, si potrà gustare un bel calice di inebriante grecale oppure un dissetante e gustoso “scirocco al lampone con aria fritta”. Da non perdere i golosissimi vol au vant dolci.
Un fitto e tremendo mistero avvolge la nascita del nuovo Museo della Bora: ma la mattina, qualcuno dovrà aprire le finestre per cambiare l’aria o se ne potrà fare a meno?
Non vedendo l’ora di andarci, confidiamo in un unico auspicio: sperando che il progetto si concretizzi, ci auguriamo che, alla fine, non siano tutti soldi… gettati al vento!