Piero Angela, un nonno alla soglia dei 90 anni, è tutto ciò che più lontano si possa immaginare da questa prima descrizione. Sarà nonno nella vita, avrà pure quell’età, ma le idee, i concetti, gli ideali sono quelli moderni dell’Italia del 2018. Il giornalista Rai ha fatto la storia di una parte di televisione, ma, ricorda che non solo è stato ed è ancora oggi un divulgatore di informazioni, ma è stato anche molto altro. Una vita dedicata alla famiglia, ma anche al lavoro. Un lavoro che talvolta l’ha portato in gravi pericoli: “Ero in Iraq dopo la Guerra dei sei giorni. Impiccavano le persone. Io dovevo fare un servizio sul petrolio e filmammo di nascosto una raffineria. Qualcuno ci vide… i poliziotti ci arrestarono e in prigione c’era una gabbia con una ventina di personaggi strani. Io dissi alla mia troupe: stanotte dormiamo legati schiena”. Piero Angela venne arrestato per spionaggio, ma fortunatamente arrivò in tempo un capitano dei servizi segreti che liberò tutti.



QUELLA VOLTA CHE…

Sembra che di un personaggio pubblico si possa sapere qualsiasi cosa, invece, non è così. Lo stesso vale per la vita di Piero Angela che racconta a Corriere Innovazione di aver ricevuto, nel 1975, la proposta di diventare direttore della Rai. “L’onorevole Ugo La Malfa aveva pensato a me. Io ringrazia, ma dissi di no, per tante ragioni. Io volevo fare il giornalista, i direttori si devono occupare di tante altre cose, soprattutto di grane. Insistette molto. Mi disse che era l’occasione giusta, che finalmente i Tg sarebbero diventati più liberi, che non potevo tirarmi indietro. Alla fine gli risposi: io per la patria posso anche farlo però ogni settimana mi presento in una conferenza stampa con tutta la lista delle cose che i politici mi chiederanno. Non li ho più sentiti”. Il programma di Piero Angela, Quark, uno dei più longevi della televisione, ha affrontato la Prima, la Seconda, e oggi, la terza Repubblica. Secondo Piero Angela è fondamentale che i politici conoscano un modo per gestire una società moderna, per questa, secondo il giornalista, manca una filosofia della tecnologia che spieghi la continua rivoluzione che viviamo.

“LA POLITICA? LA MACCHINA DELLA POVERTA’”

Importante, per il giornalista, è che la gente comprenda il valore delle rivoluzioni tecnologiche, “il nostro ruolo di divulgatori è quello di spiegare quali conseguenze avranno queste scoperte e innovazioni in vari campi della conoscenza. Alla fine di questi discorsi non è che la gente deve conoscere tutto dei computer, basta che ne comprenda l’importanza che ha la ricerca in innovazione e dunque l’importanza di investire in uomini e mezzi. Questa è la macchina della ricchezza, quella della politica, è la macchina della povertà perché non crea nulla come la distribuzione di un reddito di cittadinanza”. Tornando al suo fortunato programma, Piero Angelo, spiega che gli sarebbe piaciuto intervistare, tra i geni del passato, Leonardo Da Vinci: “Ho sempre pensato che fare il divulgatore per lui sarebbe stato divertente”.

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