La condanna di Massimo Bossetti non ha chiuso la telenovela sulla morte di Yara Gambirasio. Scomparsa nel novembre di otto anni fa, sarà destinata a diventare uno dei casi di cronaca più sconvolgenti del nostro Paese. La ragazzina di appena 13 anni di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, con un futuro nel mondo della ginnastica artistica, non farà più ritorno a casa. Le ricerche degli investigatori batteranno a tappeto la zona, ripercorrendo più volte a ritroso il tragitto che potrebbe aver fatto Yara, interrogando le persone che l’hanno vista per l’ultima volta. Il mistero verrà risolto solo tre mesi più tardi, quando il corpo della ragazzina verrà ritrovato in un campo del Bergamasco. Sarà l’esame del medico legale a permettere al caso di vivere una svolta significativa, a partire da quella che verrà considerata la prova regina nel processo contro Massimo Bossetti.Ignoto 1 – Yara, DNA di un’indagine” è il viaggio nel caso della vittima affrontato da Tv8 questa sera, 30 giugno 2018, in occasione della nuova puntata di “Sabato in giallo”. Un titolo che sottolinea ancora una volta l’importanza di Ignoto 1, il profilo genetico ottenuto grazie alle tracce rilevate sulla biancheria intima e sui leggins di Yara Gambirasio. Grazie ai controlli incrociati, spiega TgCom24, gli inquirenti troveranno un collegamento fra la prova e Giuseppe Guerinoni, un autista del luogo deceduto alcuni anni prima. Le ricerche sembreranno brancolare nel buio nei quattro anni successivi, fino a che non emergerà il nome di Ester Arzuffi e quello del figlio Massimo Bossetti: quest’ultimo verrà condannato in due gradi di giudizio alla pena dell’ergastolo. 



Massimo Bossetti, le prove contro e a favore su Yara Gambirasio

Massimo Bossetti si è sempre dichiarato innocente per l’omicidio di Yara Gambirasio, quella ragazzina che rimarrà impressa per sempre nella memoria degli italiani. A un passo dal verdetto della Cassazione, il muratore di Mapello è certo di essere stato condannato per un delitto mai commesso. Secondo la ricostruzione effettuata da Il Giornale, il caso di Yara inizierà ufficialmente nella tarda serata del novembre 2010. Verrà vista infatti per l’ultima volta attorno alle 18.30, orario in cui lascia la palestra della città di residenza e scompare nel nulla. A rendere ancora più tragica la morte della ragazzina, ritrovata nel febbraio dell’anno successivo, sarà la consapevolezza che non è stata uccisa. Chi l’ha aggredita, l’ha lasciata in fin di vita in quel campo di Chignolo d’Isola in cui verrà ritrovata. Ore di lenta agonia, che si concluderanno a causa del freddo e delle ferite riportate nell’agguato. 99,99%: un dato importante per gli investigatori e per i giudici, che concluderanno senza ombra di dubbio che il colpevole è il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Lo stesso dato verrà associato durante la comparazione fra il DNA di Ester Arzuffi, raccolto durante le ricerche nel 2012, e quella che diventerà la prova regina nel caso Bossetti. L’arresto del muratore di Mapello avverrà quattro anni dopo l’omicidio di Yara con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie, oltre che della minor difesa. 

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