Sette colpi al volto e alla testa e poi la morte: è stata uccisa così Silvia Caramazza, la 39enne di Bologna nel giugno del 2013. Il suo corpo verrà ritrovato tuttavia diversi giorni dopo, forse un paio di settimane, avvolto in un sacco nero e chiuso in un freezer a testa in giù. Scattate immediatamente le ricerche del killer, i sospetti degli inquirenti non hanno tardato a concentrarsi sul compagno della vittima, Giulio Caria. Un imprenditore all’epoca 34enne e con cui la donna viveva da tempo. Verrà condannato a 30 anni in via definitiva grazie a una sentenza della Cassazione, emessa quattro anni dopo l’orrendo delitto. Il cadavere è stato ritrovato in un pozzetto freezer allacciato alla corrente elettrica e posto nella camera da letto della coppia. Il caso di Silvia Caramazza verrà ripercorso da Il Terzo Indizio oggi, martedì 5 giugno 2018, grazie a una nuova puntata che andrà in onda nella prima serata di Rete 4. Con la nota tecnica della docufiction si ripercorreranno gli ultimi giorni di vita della vittima, a partire dalla paura che Silvia aveva del suo compagno. Sentimenti impressi come un marchio a fuoco nel blog della donna, come ricorda Il Fatto Quotidiano. In uno degli ultimi post, Silvia scrive infatti di essere sicura di essere finita in un vortice di violenza psicologica che l’aveva spinta a temere sempre di più per la sua vita. Giulio Caria verrà fermato tre giorni dopo il ritrovamento del corpo, mentre si trovava in Sardegna. I sospetti si concentrano sull’imprenditore non solo in base agli scritti della vittima, ma anche per le dichiarazioni dello stesso 34enne, rilasciate in occasione della denuncia di scomparsa della donna. 



La tragica morte di Silvia Caramazza

Trascorrono almeno dieci giorni prima che le amiche e le cugine di Silvia Caramazza denuncino la sua scomparsa. L’ultimo sms della donna risale al 14 giugno del 2013, ma qualcosa per gli inquirenti non quadra. Un testo in cui la donna riferisce di trovarsi a Mikonos con il fidanzato Giulio Caria e poi più nulla. L’ultima volta che la 39enne viene vista dai testimoni è il 3 giugno di quello stesso anno, mentre lascia Pavia dopo aver incontrato un’amica e sale su un treno per tornare nella sua Bologna. A causa dell’assenza di notizie, si attivano subito gli affetti della donna e ne denunciano la scomparsa. Caria in quel momento riferisce però di trovarsi con la compagna a Catania e di non poter mettere in collegamento Silvia con gli agenti di polizia che lo contattano subito al telefono. Il 34enne di origine sarda fornisce persino un indizio in cui dice di trovarsi con la donna: è in questo momento che scattano le ricerche degli investigatori, ricorda Il Fatto Quotidiano, perché a quell’indirizzo non verrà mai trovata la coppia. L’interrogatorio di Caria si rivela ancora una volta pieno di lacune, tanto che la Polizia decide di entrare nel suo appartamento di viale Aldini, a Bologna, il 27 giugno. La macabra scoperta del corpo della vittima in un freezer, porta subito al fermo del principale sospettato, mentre il medico legale stabilisce che Silvia Caramazza sarebbe morta pochi giorni dopo il suo ritorno in città, attorno ai primi giorni del mese. Il cranio fracassato e il volto pieno di lesioni, forse colpiti entrambi con un attizzatoio.

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