L’ovest selvaggio è un buon film, pienamente nel focus del suo genere: ‘L’ovest selvaggio’ è una pellicola che fu amatissima nell’anno d’uscita, poi riproposta tante volte sul piccolo schermo, lungometraggio che ancora oggi può appassionare gli amanti di Colt e duelli. Il titolo originale di lavorazione fu però Jagade, il nome dello sceriffo, e fu interamente girato nei classici Studios di Hollywood, un’area ancora oggi visitabile per gli amanti del cinema. Era il 1956 quando questo film prodotto da Universal Pictures uscì nelle sale portando di nuovo le vicende del vecchio west sul grande schermo, un film diretto dal regista d’origine canadese, ma stabilmente legato alla California ‘hollywoodiana’, Harmon Jones, un direttore di scena che forse non rimarrà immortale nel paradiso di Hollywood ma che ebbe la fortuna di dirigere una giovanissima Marylin Monroe in una fase di carriera nella quale vestiva ancora i panni della co-protagonista, se non della comparsa.



IL FILM CON DALE ROBERTSON

‘L’ovest selvaggio’ va in onda oggi pomeriggio, 1 luglio, alle ore 17.15 su Rete 4. Il western torna nel pomeriggio un appuntamento classico per la rete Mediaset nella riscoperta dei classici del genere. Jones è però anche il regista di pellicole di pregio come ‘La principessa del Nilo’ del 1954 con la brava Debra Paget, ‘Canyon River’ del 1956 con l’immortale George Montgomery e tanti episodi per telefilm di successo soprattutto della serie ‘Perry Mason’. Nel cast de ‘L’ovest selvaggio’ ritroviamo nomi che appartengono all’immaginario collettivo di un cinema americano in bianco e nero come Dale Robertson, uno dei grandi cow-boy di Hollywood, da ricordare per tante pellicole come ‘Il ponte dei senza paura’ assieme a Randolph Scott, ‘L’agguato delle cento frecce’, un classico delle pellicole in cui gli indiani assediano i cow-boy pionieri, ‘La sfida dei fuorilegge’, gangster e pistole sempre in pugno. Al fianco di Robertson la bravissima eroina di quel cinema, miss Mara Corday, cresciuta nel periodo, anche assieme, in cui Clint Eastwood era solo un giovane squattrinato alla ricerca di scritture, ognuno poi immerso nel proprio cinema e miss Corday rimarrà nei ricordi per alcune belle pellicole come ‘Coraggio… fatti ammazzare’, uno degli ultimi film della sua carriera, diretto proprio dall’amico Clint o ‘Una pistola tranquilla’ al fianco di Forrest Tucker, un classico del genere western.



L’OVEST SELVAGGIO, LA TRAMA DEL FILM

La storia de ‘L’ovest selvaggio‘ ha una classica trama da film di frontiera, slegato dal filone indiani contro cow-boy o da quello dei vaccari pionieri sulle strade verso l’Ovest del Grande Sogno. Siamo in una cittadina tutto sommato tranquilla dove lo sceriffo, durante una normalissima e indolente giornata di frontiera in un piccolo paese da saloon, qualche donnina e tanti sognatori di margine, viene salvato da un pistolero normalmente senza scrupoli, in quella situazione figlio e ligio del suo senso dell’onore. Tra i due nasce una sorta di rispetto reciproco dovuto al gesto del bandito: ovviamente i ruoli sono quelli di un tutore della legge ligio al suo incarico, fedele alla sua stella ben appuntata sul petto, mentre dall’altra parte della barricata vive un uomo senza scrupoli, ignaro delle leggi amante dell’whisky, delle donne, del poker e delle donne facili. Il destino li porterà in futuro su schieramenti diversi: se il pistolero salvò lo sceriffo in un territorio non d’appartenenza dell’uomo di legge, lo stesso gangster, arrivando nella città protetta dal tutore dell’ordine pubblico, cittadina polverosa di frontiera, il classico ‘ovest selvaggio’, si mostrerà prepotente con i cittadini, forse convinto che quel debito potrà essere riscosso sotto forma di un occhio chiuso nella sua attività di gangster. Ma lo sceriffo è integerrimo e la sua città viene prima del debito dovuto al precedente salvataggio: tra i due nasce quindi una rivalità che li porterà, come è ovvio che sia, uno di fronte l’altro nel più classico dei duelli a suon di Colt.

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