Il nome di Adolf Dassler, fondatore dell’Adidas, è legato anche al mito di Jesse Owens e alle Olimpiadi di Berlino 1936, tra le più straordinarie della storia dello sport. L’atleta di colore vinse sotto gli occhi di Adolf Hitler sulla pista dello stadio Olimpico, infrangendo i pregiudizi e il mito della razza. E lo fece vestendo il materiale e l’equipaggiamento che “Adi” Das gli aveva preparato. Fu proprio aver messo a punto l’equipaggiamento di Owens a far saltire alla ribalta intenazionale le qualità da artigiano dello sport di Dassler, che aveva appena reso Adidas una azienda dalle velleità mondiali. Il mito di Jesse Owens sopravvive ancora oggi e per l’azienda fondata da “Adi” è un onore aver vestito uno dei più grandi atleti di sempre, in quella che resta una delle più grandi imprese della storia dell’atletica leggera e di tutto lo sport. (agg. di Fabio Belli)
Ha reso grande il marchio Adidas
Adolf Dassler è l’imprenditore che ha reso grande il marchio Adidas, noto per la sua produzione di scarpe e avviato negli anni Venti al fianco del fratello Rudolf. Conosciuto come “Adi”, l’attività di artigiano del maggiore dei due fratelli inizia ben prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, grazie all’esempio del padre Christoph. Il genitore tuttavia è un semplice commerciante con una piccola azienda che produce scarpe solo a livello locale, ma di grande manifattura. Adolf infatti è affascinato dalle abilità di Christoph, soprattutto perché sia lui che Rudolf, lo aiutano a gestire gli affari di famiglia fin dai primi anni dell’adolescenza. Per Adolf diventa quindi impossibile non raccogliere il testimone lasciato dal padre in occasione della sua scomparsa. L’affiatamento fra Adolf e Rudolf è visibile agli occhi di tutti, stretti in un rapporto particolare che a volte è minato dagli attriti. Sarà questo e la diversa visione commerciale del brand a spingerli un giorno a prendere la forte decisione di sciogliersi. Il vantaggio è stato di sicuro significativo per entrambi, dato che Rudolf fonderà così la Puma, portando comunque avanti il suo sogno, così come Adi riuscirà a rendere encomiabile la presenza del brand Adidas sul territorio internazionale. La forte passione di Adi, come si legge nella biografia ufficiale, ha influito inoltre sulla crescita e formazione del figlio Horst, che cinque anni prima della morte del genitore, ha avviato un suo marchio personale, continuando a rimanere a galla nel mondo delle scarpe e dell’abbigliamento: la Arena.
La fine della faida tra i fratelli Dassler
La pace fra Adolf Dassler e il fratello Rudolf diventerà possibile solo diversi anni dopo il loro scioglimento. Adi morirà infatti senza trovare un accordo con il fratello, ma diversi anni dopo, sessanta per la precisione, gli impiegati di entrambi i brand decideranno di porre fine alle contese. Come sottolinea Il Corriere della Sera, l’evento si è svolto durante la Giornata della pace del 2009, quando i dipendenti di Adidas e Puma hanno deciso di partecipare a una partita di calcio amichevole che si è svolta nella stessa Herzogenaurach, la cittadina in cui sono presenti le sedi principali di entrambi i brand. Un importante evento, dato che fin dagli anni Quaranta, i due fratelli si erano giurati guerra aperta su tutti i fronti, a partire da quello commerciale. Una delle curiosità maggiori risiede proprio nella scelta del nome Adidas per la prima attività di famiglia, una contrazione di Adolf, detto Adi, e Dassler. Secondo i documenti storici, l’imprenditore e artigiano ha inoltre realizzato il suo primo paio di scarpe nella lavanderia della madre, subito dopo essere tornato in Germania dal servizio prestato durante la Prima guerra mondiale. In realtà, come sottolinea il sito Adolf Dassler, la volontà del padre Christoph era che il figlio, avuto con la moglie Pauline, intraprendesse una strada diversa dalla propria. Per questo accettò di buon grado che iniziasse a lavorare come fornaio, subito dopo aver completato gli studi. Adi tuttavia intuirà molto presto che la sua strada è un’altra e non ha nulla a che fare con la panificazione. Al fianco dell’amico d’infanzia Fritz Zehlein inizia invece a nutrire una forte passione per il mondo dello sport, ma decide comunque di sostenere le aspettative del genitore, almeno per la fase iniziale della sua carriera.