Il nome di Amanda Knox rimane collegato ad uno dei delitti che hanno sconvolto l’Italia: l’omicidio dell’inglese Meredith Kercher. Anche se la ragazza è stata dichiarata innocente, così come il fidanzato di allora Raffaele Sollecito, l’oscura vicenda l’ha portata all’attenzione dell’opinione pubblica, che si è scagliata contro di lei giudicandola colpevole. Un verdetto diverso invece quello dei giudici, che dopo aver incarcerato Amanda per il sospetto di aver commesso l’omicidio della coinquilina, ha accolto infine la sua versione dei fatti. Per poter dimostrare la propria estraneità, la ragazza americana ha richiesto l’intervento di specialisti del suo Paese, contribuendo ad alimentare l’attenzione nei confronti dell’Italia e del nostro sistema giudiziario. “Amanda Knox: la storia senza fine” è il documentario che Sabato in giallo trasmetterà nella prima serata di oggi, 14 luglio 2018, su Tv8 ed in prima tv. Si parlerà in particolare del ruolo avuto nella tragedia dalla ragazza e del suo particolare comportamento con Sollecito, che ha contribuito a farla apparire come colpevole. Amanda intanto è ritornata a vivere nel suo Paese e non ha chiuso le porte a quello che le è successo. Dopo aver raccontato le sue emozioni di quel periodo in documentario Netflix, la giovane americana ha deciso di intraprendere la carriera di intervistatrice grazie alla piattaforma online Facebook Watch. “Vogliamo parlare in italiano ai figli che verranno“, ha sottolineato in un’intervista al settimanale Oggi parlando del futuro con l’attuale fidanzato Chris. “Sono stata screditata per quegli stereotipi sessisti che dividono le donne in normali e pervertite“, ha aggiunto poco dopo, ricordando come all’epoca le sia stato attribuito il nomignolo di Foxy Knoxy, per via della sua libertà in fatto di uomini e fantasie.
Delitto di Perugia: il processo ad Amanda Knox
Amanda Knox non dimentica ciò che le è accaduto, l’essere stata considerata l’autrice della morte di Meredith Kercher. La giovane coinquilina è stata uccisa infatti a Perugia nel novembre del 2007, mentre si trovava nel suo appartamento in affitto. Il suo corpo viene ritrovato nascosto da un piumone, i segni sul suo corpo dimostrano che c’è stato un tentativo di violenza. Nel mirino degli inquirenti finiscono subito Amanda Knox e Raffaele Sollecito, il ragazzo con cui in quegli anni l’americana aveva intrecciato una relazione. Un rapporto nato da poco, ma che la aiuterà a sostenere il peso delle accuse in un momento di forte scalpore per la popolazione italiana. Soprattutto quando di fronte alle telecamere e di fronte alla perlustrazione degli inquirenti nella villetta, i due giovani non esiteranno a scambiarsi delle effusioni da innamorati. Si approfondisce la vita di Meredith, si valuta anche il suo personale rapporto con Amanda, del tutto diversa rispetto alla vittima, forse fin troppo audace con i ragazzi. Gli inquirenti arrivano presto a una conclusione: la Knox ha ucciso la coinquilina in un impeto di rabbia, forse a causa delle accuse della vittima dovute proprio alle sue scelte di vita. In tutto questo Raffaele Sollecito l’avrebbe aiutata nei vari passaggi. Sotto pressione, Amanda nega tutto e piange, intuisce che ogni sua espressione, ogni parola, sono sottoposti alla lente di ingrandimento. Trascorrerà diverso tempo prima che le indagini conducano invece a Rudy Guede, un ragazzo che al momento del delitto verrà accertato che si trovava in casa. Amanda però dovrà dimostrare ancora la propria innocenza, riuscendovi alla fine solo grazie ai super consulenti arrivati dall’America per aiutarla. La difesa riuscirà alla fine a dimostrare come le prove a carico della ragazza siano inconsistenti, a partire dalle tracce di sangue di Amanda rilevate sulla presunta arma del delitto. “Hai sbagliato su di me“, direbbe oggi al pm Giuliano Mignini che non ha mai dubitato della sua colpevolezza. “Te ne puoi ricordare quando giudicherai qualcun altro“, aggiunge in una lunga intervista ad Oggi. “Sei fallibile, puoi sbagliare“, afferma ancora come oltre dieci anni fa sia stata giudicata colpevole solo per la sua giovinezza spensierata, per aver reagito in modo dubbio alla vicenda processuale e agli interrogatori.