La svolta nel caso di Alessandro Neri è avvenuta lo scorso giugno, quando sugli indumenti della giovane vittima viene rilevato il DNA di una donna. La caccia a Ignota 1, com’è stata ribattezzata dalla stampa, non è ancora finita. Un primo colpo di scena è avvenuto alcune settimane prima, quando una testimone e amica del 29enne ucciso a Pescara a marzo di quest’anno, ha rivelato di conoscere il nome del suo assassino. “Era presente anche ai funerali“, ha sottolineato a La vita in diretta, smentendo al tempo stesso la possibilità che si potesse essere cacciato in affari illegali. “Faceva di tutto ma sempre legalmente”, ha aggiunto infatti, affermando che Alessandro, conosciuto dagli amici come Nerino, ha sempre fatto tutto solo per aiutare la madre. Il caso di Alessandro Neri verrà approfondito inoltre nello speciale di Chi l’ha visto? che andrà in onda su Rai 3 questa sera, mercoledì 18 luglio 2018. Il nome del presunto killer invece non è ancora emerso, anche se la testimone ha rivelato di averne già parlato con gli inquirenti. Al centro delle indagini ci sarebbe inoltre un pacchetto che Nerino avrebbe prelevato dall’abitazione di famiglia il giorno della sua presunta scomparsa e assente dalla sua Fiat 500, ritrovata nel centro di Pescara.



Chi ha ucciso Nerino?

Ucciso a 29 anni, il corpo di Alessandro Neri è stato ritrovato nella periferia di Pescara alcuni giorni dopo l’allarma lanciato sulla sua scomparsa. Seduto nell’acqua e la testa rinchiusa in un cappuccio, una scena che ha ricordato da vicino un’esecuzione. Per questo gli inquirenti si sono concentrati subito sulla criminalità e sulle amicizie del giovane pescarese, amato da tutti e conosciuto per la sua enorme generosità. Oltre che per quella prudenza che, come hanno sottolineato la madre e gli amici in più occasioni, lo avrebbe spinto a non incontrare mai uno sconosciuto senza avvisare nessuno. Inizialmente nel mirino degli investigatori finisce anche il ramo materno della famiglia di Alessandro, per via di liti e dissidi avvenuti più volte nel corso dei decenni, ricorda Il Corriere della Sera, e che alla fine hanno provocato l’estromissione dall’azienda della madre della vittima, Laura Lamaletto. Oltre che per la strana partenza di un cugino del ragazzo, avvenuta proprio a ridosso dell’omicidio. L’uomo in realtà, a cui è stata affidata l’attività dei Lamaletto, è stato ascoltato in seconda istanza e scagionato da ogni sospetto.

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