Oscar Pistorius  da idolo dello sport ad assassino: ha visto la sua carriera e vita crollare nel baratro in seguito all’arresto per la morte della fidanzata Reeva Steenkamp. Circa cinque anni fa, l’atleta spara infatti alla donna mentre si trova nel bagno della loro abitazione: riferirà che si è trattato di un incidente. La Corte d’Appello sudafricana giudicherà tuttavia Pistorius colpevole di omicidio, con una condanna di 13 anni e 5 mesi. In primo grado invece il verdetto era stato più clemente, con una pena di soli sei anni. Il verdetto dei giudici d’Appello ha soddisfatto invece la famiglia della vittima, che ha tirato un sospiro di sollievo nel sentire che finalmente era stata fatta giustizia per la figlia. TV8 si concentrerà sul caso dell’ex atleta grazie alla ricostruzione “Oscar Pistorius: il campione omicida”, in onda nella prima serata di oggi, sabato 21 luglio 2018, per la rubrica “Sabato in giallo” e in prima tv. La travagliata vicenda processuale dello sportivo considerato un Blade Runner della corsa, per via delle protesi all’avanguardia che gli permettevano di correre, è iniziata nel dicembre del 2015. Come ricorda Il Messaggero, la prima sentenza è stata annullata in Appello, dove Pistorius è stato giudicato colpevole di omicidio volontario. L’anno successivo torna tuttavia di fronte ai giudici ed ottiene sei anni di condanna, contestati dalla Procura nel secondo appello.

Oscar Pistorius, la testimonianza dell’ex fidanzata Samantha Taylor

È la notte di San Valentino del 2013 quando Reeva Steenkamp viene uccisa con quattro colpi d’arma da fuoco dal fidanzato Oscar Pistorius. La donna in quel momento si trova nel bagno della villa dove la coppia abitava da tempo. I soccorsi saranno inutili: Reeva verrà ritrovata immersa in un lago di sangue. Pistorius tuttavia si dichiara subito innocente: avrebbe scambiato Reeva per un ladro e per questo le avrebbe sparato attraverso la porta della stanza. Secondo la sua versione, il malintenzionato si era infatti introdotto in casa grazie alla finestra del bagno. Una tesi che tuttavia non convincerà l’accusa, fermamente convinta che in realtà ci sia un movente. A un anno di distanza dalla popolarità ottenuta alle Olimpiadi di Londra, grazie alle protesi che lo rendono il primo atleta privo di gambe a gareggiare, Pistorius si ritrova così a doversi difendere da un’orribile accusa. Per dimostrare la sua colpevolezza, l’accusa si avvarrà di diverse testimonianze significative grazie all’intervento in aula di persone che conoscono da vicino l’ex atleta. Un’ex fidanzata in particolare, ricorda La Gazzetta dello Sport, lo descriverà come un uomo “ossessionato dalle armi“. Secondo Samantha Taylor infatti, Pistorius è ossessionato dalle armi, tanto da portarne sempre una con sé. La sudafricana sottolinea in aula di aver sempre visto una pistola sul comodino della camera da letto oppure “per terra, accanto alle sue protesi“. La relazione fra la Taylor e l’imputato è terminata inoltre un anno prima della tragedia, ma già allora la ventenne è convinta di aver vissuto un’esperienza simile. Una notte infatti Pistorius si è lanciato a mano armata nel bagno per via di un rumore avvertito dalla fidanzata dell’epoca.