Gianluca, Ignazio e Piero sono tre bravi ragazzi. Poche stranezze; nessun grillo per la testa. Una sola grande passione: la musica. È quella, in effetti, la cosa che più li caratterizza. Una notte magica – Tributo ai tre tenori è il pretesto giusto per conoscerli meglio. In un continuo raffronto dietro/avanti le quinte, il docufilm (che è anche concerto) racconta persone e personaggi. Domingo, Carreras e Pavarotti sono comparse sfuggenti. Il loro ruolo, qui, è quello di mentori inconsapevoli di tre stelle della nuova lirica. Che poi, in fondo, è sempre la stessa. La scaletta di Santa Croce somiglia a quella delle Terme, così come Gianluca, Ignazio e Piero somigliano a Plácido, José e Luciano. Voce e tecnica non sono identiche; i meriti, però, restano invariati. “Il nostro scopo è portare la lirica ai giovani”, intonano in coro. Ed è la loro canzone migliore.
BEL CANTO PER UN BEL PAESE
Il Volo canta sotto l’occhio – pardon, l’orecchio – vigile di Domingo. È lui che dirige l’orchestra, e Firenze gli dedica un lungo applauso. “Questa piazza è incredibile, ci sono così tanti giovani…”. È una lirica che si fa “pop” nel senso più nobile del termine. Il Maestro ci tiene: “Hanno fatto la scelta più difficile”. Per questo li elegge a suoi eredi: “Gianluca, Ignazio e Piero sono quelli che portano avanti le nostre idee”. “Nostre” dei tre tenori originali, precursori e autori della lirica popolare. “L’obiettivo”, aggiunge Piero, “è quello di (di)mostrare la bellezza dell’Italia attraverso la musica. Una musica eterna: il Bel Canto”. Bel Canto per un Bel Paese, si direbbe.
INNI NAZIONALI
C’è ancora da lavorare sulla presenza scenica. Piero e Gianluca, in particolare, sono fin troppo impettiti, e la performance generale ne risente non poco. Va meglio solo per Ignazio: “Quando canto certe canzoni [vd. ‘O surdato ‘nnammurato] ho sempre voglia di muovermi. Prima mi sentivo la Statua della Libertà… in catene!”. Ancora aneddoti: “Se una melodia emoziona, lo si capisce dagli occhi del nostro manager. Le uniche che lo abbiano mai commosso sono Smile (Charlie Chaplin) e My Way“. È vero, c’è in ballo Chaplin, ma non è una battuta: Smile fa davvero piangere. ‘O sole mio, d’altro canto, è felicemente napoletana. Anzi: italiana. Come la pizza e il mandolino, icone nostrane e guarda caso partenopee. ‘O sole mio è il simbolo dell’Italia in musica, un inno d’unità nazionale che va oltre i regionalismi. Senza offesa per Mameli, ovvio.